lunedì 5 gennaio 2015

Il tempo

Divagazioni serie e non
(di Felice Celato)

Scriveva sant’Agostino: Cos’è dunque il tempo? Se nessuno m’interroga, lo so; se volessi spiegarlo a chi m’interroga, non lo so. Questo però posso dire con fiducia di sapere: senza nulla che passi, non esisterebbe un tempo passato; senza nulla che venga, non esisterebbe un tempo futuro; senza nulla che esista, non esisterebbe un tempo presente. Due, dunque, di questi tempi, il passato e il futuro, come esistono, dal momento che il primo non è più, il secondo non è ancora? E quanto al presente, se fosse sempre presente, senza tradursi in passato, non sarebbe più tempo, ma eternità. Se dunque il presente, per essere tempo, deve tradursi in passato, come possiamo dire anche di esso che esiste, se la ragione per cui esiste è che non esisterà? Quindi non possiamo parlare con verità di esistenza del tempo, se non in quanto tende a non esistere.
Eppure…almeno nelle giunture, il tempo si sente….anche se tende a non esistere.
Certo, come spiegava Einstein, il tempo ha una sua dimensione relativa: Quando un uomo siede vicino ad una ragazza carina per un’ora, sembra che sia passato un minuto; ma fatelo sedere su una stufa accesa per un minuto e gli sembrerà più lungo di qualsiasi ora.
Eppure…, anche senza essere mai stato seduto su una stufa accesa, il tempo passato mi pare lungo e non credo che sedere vicino ad una ragazza carina mi farebbe sembrare il futuro più breve.
Già, perché, in fondo la scansione del tempo che più ci interessa è quella più sconosciuta, il futuro, anche se viviamo intensamente il presente per ragioni che abbiamo scelto e per ragioni che non abbiamo scelto. Ad essa (la scansione del tempo futuro), ad una certa età, guardiamo  non certo con la “chiave” del krònos greco (il tempo nella sua dimensione quantitativa) ma con quella del greco kairòs (il tempo nella sua dimensione qualitativa, il tempo giusto), così come lo descrive il Qoèlet (Per ogni cosa c’è il suo momento, il suo tempo per ogni faccenda sotto il cielo…un tempo per nascere e un tempo per morire….un tempo per stracciare e un tempo per cucire….un tempo per tacere ed un tempo per parlare…), un tempo racchiuso fra il lontano già ed il prossimo non ancora di cui ci parlano Giovanni (1 Gv, 3,2) e Paolo (Rm, 5,9).
Un brillante scrittore italiano del secolo scorso (Ennio Flaiano) scherzava dicendo di avere una tale sfiducia nel futuro che ormai faceva solo progetti per il passato. A noi che sentiamo di vivere fra il già e il non ancora, ci spetta invece ancora di guardare al futuro come una serie di kairoi (di tempi giusti) per stracciare quello che va stracciato e per cucire quello che il buon Dio vorrà ancora affidare al nostro ago e alle nostre mani.
Roma, 5 gennaio 2015

PS. Questi pensieri sono dedicati ad un amico che compie gli anni.


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