lunedì 19 gennaio 2015

Fra il che cosa ed il chi

Che cosa cercate?
(di Felice Celato)
Che cosa cercate?” è la prima frase che dice Gesù nel Vangelo di Giovanni (1,38) ai discepoli di Giovanni Battista (l’ha fatto notare domenica scorsa, alle 10 alla chiesa del Gesù, il p. De Bertolis, in una straordinaria omelia, che, come al solito, non tenterò nemmeno di riassumere ma che, come al solito, mi fa pensare per buona parte della settimana); e la prima frase che il Cristo risorto pronuncia, sempre nel Vangelo di Giovanni (Gv. 20,15, ed è sempre il buon padre De Bertolis che l’ha fatto notare), è “Chi cerchi?” , rivolto alla Maddalena, di fronte alla pietra sepolcrale rovesciata. In mezzo, “Io sono la via, la verità e la vita” (Gv, 14,6), c’è la chiave che “spiega” il passaggio dal che cosa al chi, perché in fondo in quelle tre parole c’è tutto il che cosa.
Ci ri-pensavo, oggi, a quelle domande, leggendo la mail di un amico che, settimana dopo settimana, cerca con tenacia di mantenere vivo il dialogo sul presente, sempre fra un ristretto gruppo di amici, che ha chiamato, appunto, “Amici per la città”; un dialogo sempre più difficile, in mezzo al “rumore di fondo” che caratterizza il mondo di oggi disperdendone l’attenzione, anche quando alcune delle notizie che ci bombardano sarebbero tali da meritare la nostra attenta valutazione, come è avvenuto a Parigi o come accade in Nigeria, prima di essere travolte dalle news di un’altra ora.
Che cosa cerchiamo, in mezzo al rumore di fondo? Forse, se c’è, una piccola porzione stabile di ciò che ci viene propinato con ritmo fugace e con intento non sempre lodevole, la via per raddrizzare le cose, la verità che ci sfugge, la vita che ci incalza: ma non c’è mai, forse non c’è mai nell’oggi. Forse, chissà, nell’edizione del giornale di domani….
Simei, il sulfureo “direttore” di Domani, l’alienato giornale che i protagonisti di Numero zero, l’ultimo romanzo di Umberto Eco, cercano scetticamente di mettere insieme, arringa così i suoi redattori: “Non sono le notizie che fanno il giornale, ma il giornale che fa le notizie…badate che fare notizie è una bella espressione, la notizia la facciamo noi….addestratevi a far sorgere la notizia la dove non c’era o dove non si sapeva vederla, coraggio!
Ecco, sfogliando il giornale, l’unica cosa che si coglie è, nel migliore dei casi, la provvisorietà del presente, almeno quando questo viene descritto per come è.
Del resto, che diceva sant’Agostino (che abbiamo ricordato qualche giorno fa)? “E quanto al presente, se fosse sempre presente, senza tradursi in passato, non sarebbe più tempo, ma eternità. Se dunque il presente, per essere tempo, deve tradursi in passato, come possiamo dire anche di esso che esiste, se la ragione per cui esiste è che non esisterà?”
Forse, se avessimo sempre presente questa dimensione del presente, nulla ci turberebbe, per quanto confuso e turbato ci appaia, perché, in fondo, fra il che cosa ed il chi abbiamo dentro di noi la risposta che ci basta.
Buona settimana e buona riflessione a tutti.
Roma, 19 gennaio 2015


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