“Che
cosa cercate?”
(di
Felice Celato)
“Che cosa cercate?” è la prima frase che
dice Gesù nel Vangelo di Giovanni (1,38) ai discepoli di Giovanni Battista
(l’ha fatto notare domenica scorsa, alle 10 alla chiesa del Gesù, il p. De
Bertolis, in una straordinaria omelia, che, come al solito, non tenterò nemmeno
di riassumere ma che, come al solito, mi fa pensare per buona parte della
settimana); e la prima frase che il Cristo risorto pronuncia, sempre nel
Vangelo di Giovanni (Gv. 20,15, ed è sempre il buon padre De Bertolis che l’ha
fatto notare), è “Chi cerchi?” ,
rivolto alla Maddalena, di fronte alla pietra sepolcrale rovesciata. In mezzo,
“Io sono la via, la verità e la vita”
(Gv, 14,6), c’è la chiave che “spiega” il passaggio dal che cosa al chi, perché
in fondo in quelle tre parole c’è tutto il che
cosa.
Ci ri-pensavo,
oggi, a quelle domande, leggendo la mail
di un amico che, settimana dopo settimana, cerca con tenacia di mantenere vivo
il dialogo sul presente, sempre fra un ristretto gruppo di amici, che ha chiamato, appunto,
“Amici per la città”; un dialogo sempre più difficile, in mezzo al “rumore di fondo” che caratterizza il
mondo di oggi disperdendone l’attenzione, anche quando alcune delle notizie che
ci bombardano sarebbero tali da meritare la nostra attenta valutazione, come è
avvenuto a Parigi o come accade in Nigeria, prima di essere travolte dalle news di un’altra ora.
Che cosa cerchiamo, in mezzo al rumore
di fondo? Forse, se c’è, una piccola porzione stabile di ciò che ci viene
propinato con ritmo fugace e con intento non sempre lodevole, la via per
raddrizzare le cose, la verità che ci sfugge, la vita che ci incalza: ma non
c’è mai, forse non c’è mai nell’oggi. Forse, chissà, nell’edizione del giornale
di domani….
Simei,
il sulfureo “direttore” di Domani,
l’alienato giornale che i protagonisti di Numero
zero, l’ultimo romanzo di Umberto Eco, cercano scetticamente di mettere
insieme, arringa così i suoi redattori: “Non
sono le notizie che fanno il giornale, ma il giornale che fa le notizie…badate
che fare notizie è una bella espressione, la notizia la facciamo
noi….addestratevi a far sorgere la notizia la dove non c’era o dove non si
sapeva vederla, coraggio!”
Ecco,
sfogliando il giornale, l’unica cosa che si coglie è, nel migliore dei casi, la
provvisorietà del presente, almeno quando questo viene descritto per come è.
Del
resto, che diceva sant’Agostino (che abbiamo ricordato qualche giorno fa)? “E quanto al presente, se fosse sempre presente, senza tradursi
in passato, non sarebbe più tempo, ma eternità. Se dunque il presente, per
essere tempo, deve tradursi in passato, come possiamo dire anche di esso che
esiste, se la ragione per cui esiste è che non esisterà?”
Forse, se avessimo sempre presente
questa dimensione del presente, nulla ci turberebbe, per quanto confuso e
turbato ci appaia, perché, in fondo, fra il che
cosa ed il chi abbiamo dentro di
noi la risposta che ci basta.
Buona settimana e buona riflessione a tutti.
Roma, 19 gennaio 2015
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