Quote rosa
(di
Felice Celato)
Fra passaggio della primavera, arrivo
dell’ora legale e la quantità di buio che vedo dattorno, oggi sarebbe bene non
scrivere alcunché.
Ma poiché mi è venuto in mente, fra le tante
cose sgradevoli, un pensiero quasi divertente, mi affretto a metterlo su carta, così non pensiamo al resto:
siamo ossessionati dalle cosiddette quote rosa, in politica, nelle liste
elettorali, nelle compagini ministeriali, nei consigli d’amministrazione, nei
collegi sindacali, etc..
Ma allora - mi domando - perché vogliamo abolirle, queste quote rosa,
proprio nell’unico organismo fondamentale per la società (la famiglia fondata
da un uomo e una donna), dove da sempre le quote rosa non hanno trovato
ostacolo, anzi si sono naturalmente imposte senza sforzo e senza forzature,
dove funzionano da sempre e danno anche ottimi frutti?
Io sono favorevole alle quote rosa (e,
perbacco!, come si potrebbe contestare questo caposaldo del politically
correct cui tutti –pare – siamo tenuti?),
tanto favorevole che vorrei mantenerle (obbligatoriamente) dove già ci sono!
In fondo non è stato proprio sgradevole
avere un padre ed una madre; anzi, mi sono tanto innamorato della formula (della quale ringrazio Iddio), che,
nel mio piccolo, ad essa mi sono strettamente attenuto, né – francamente – mi è
venuto mai in mente qualcosa di diverso. Ma, si sa, io sono un conservatore!
Roma
30 marzo 2014
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