Sospensione di
giudizio
(di Felice Celato)
C’è
un clima strano, in Italia, in queste settimane. Io stesso ne risento, tanto
vero, che, come forse avrete notato, per qualche giorno mi sono ritratto anche
dalle nostre chiacchierate via internet. Ho partecipato invece, con media
soddisfazione, ad alcuni scambi di idee letterarie su uno dei tanti blog di appassionati lettori.
Quando
dico strano clima, non intendo, vi sarà già chiaro, quello meteorologico che è
quello tipico della primavera, che a molti non piace per qualche allergia che
si risveglia; intendo quello psicologico, se così si può dire del diffuso senso
di sospensione che si avverte dattorno; sospensione di giudizio nel duplice
senso che cercherò di illustrare per come mi pare di recepirlo parlando con
amici e conoscenti e leggendo i giornali.
Da
un lato c’è una diffusa sospensione di giudizio sulle prime mosse del nuovo
Governo: molti evitano di soppesare l’eterno (da noi) sbilancio fra il piatto
delle promesse (i fini) e quello delle attuazioni (i mezzi). Si sentono
intimoriti dalla possibile evidenza di un nuovo inciampo, percepiscono la
dinamica del cambiamento che sembra essersi innestata come un gesto quasi disperato,
nel senso che, faute de mieux, si è
provato un salto epocale, senza bene calcolare se si riesca a sollevarsi dal
suolo e quanto a lungo si riesca a stare in aria. Solo chi sa di essere
pesante, lasciatevelo dire da chi se ne intende di questo, sa bene che,
quand’anche si riesca a staccarsi dal suolo, si ricade subito; chi si sente
leggero può pensare anche di essere Bob Beamon o Mike Powell e quindi spiccare
il volo e magari, perché escluderlo, diventare il nuovo campione del mondo. E
dunque, mi pare che tutti pensino, aspettiamo ancora un po’ e poi vediamo
quanto lontano si sia arrivati. Per ora godiamoci la rincorsa, per quanto
appaia già zoppicante, ancorché apparentemente potente.
Dall’altro,
c’è invece una sospensione del giudizio, inteso per tale quello che
negli uomini si manifesta di solito con un mal di denti che dovrebbe
fisicamente annunciare l’arrivo della maturità. E’ vero, si dirà, che da tempo
ne facciamo scarso uso, sennò non ci troveremmo come ci troviamo. Ma,
perbacco!, ora si scherza col fuoco! Sbaglierò, ma lo sgangherato referendum telematico del Veneto non
porterà nulla di buono nel contesto, già
di per sé mentalmente turbato, della imminente tornata elettorale europea. Non
manca perfino chi ritiene di ispirarsi alla primavera di Crimea. E per la
verità non trovo nemmeno assennato il mantra
stupidamente bulletto di cui tutti i politici, dell’una e dell’altra parte, del
Governo e dell’opposizione, sembrano innamorati, tanto da desiderare di
ripeterlo a proposito (talora) e a sproposito (molto, molto spesso) quando
parlano d’Europa: mi sembra un vellicamento di piccole pulsioni scioviniste
alle quali non annetto nemmeno barlumi di intelligenza, anche se ne intuisco,
con timore, il significato elettorale.
Attenti,
scriteriati giovani e vecchi! “Le parole
generano opinioni, le opinioni danno forma ai sentimenti e i sentimenti
diventano fatti” scriveva qualche tempo fa qualcuno. Che succederebbe, in
questa concatenazione causale, se le parole fossero stupide?
Roma,
22 marzo 2014
PS:
ieri ho dato un passaggio in macchina ad una sconosciuta, vecchia suorina che
da viale Romania voleva andare verso il lungotevere. Chiacchierando
amabilmente, Suor Franceschina (così si chiama, curiosamente mi ha dato anche
un biglietto da visita) mi ha elargito un “grande” consiglio, valido, dice lei,
per tutti: cessare immediatamente di guardare la televisione! Ho provato a
dirle che io guardo solo il calcio, il golf e il sumo (quando c’è) e Don
Matteo; niente da fare, dice suor Franceschina, sospendere subito! E chissà che
non abbia ragione. Deciderò domani, dopo Lazio – Milan.
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