sabato 22 marzo 2014

Clima

Sospensione di giudizio
(di Felice Celato)
C’è un clima strano, in Italia, in queste settimane. Io stesso ne risento, tanto vero, che, come forse avrete notato, per qualche giorno mi sono ritratto anche dalle nostre chiacchierate via internet. Ho partecipato invece, con media soddisfazione, ad alcuni scambi di idee letterarie su uno dei tanti blog di appassionati lettori.
Quando dico strano clima, non intendo, vi sarà già chiaro, quello meteorologico che è quello tipico della primavera, che a molti non piace per qualche allergia che si risveglia; intendo quello psicologico, se così si può dire del diffuso senso di sospensione che si avverte dattorno; sospensione di giudizio nel duplice senso che cercherò di illustrare per come mi pare di recepirlo parlando con amici e conoscenti e leggendo i giornali.
Da un lato c’è una diffusa sospensione di giudizio sulle prime mosse del nuovo Governo: molti evitano di soppesare l’eterno (da noi) sbilancio fra il piatto delle promesse (i fini) e quello delle attuazioni (i mezzi). Si sentono intimoriti dalla possibile evidenza di un nuovo inciampo, percepiscono la dinamica del cambiamento che sembra essersi innestata come un gesto quasi disperato, nel senso che, faute de mieux, si è provato un salto epocale, senza bene calcolare se si riesca a sollevarsi dal suolo e quanto a lungo si riesca a stare in aria. Solo chi sa di essere pesante, lasciatevelo dire da chi se ne intende di questo, sa bene che, quand’anche si riesca a staccarsi dal suolo, si ricade subito; chi si sente leggero può pensare anche di essere Bob Beamon o Mike Powell e quindi spiccare il volo e magari, perché escluderlo, diventare il nuovo campione del mondo. E dunque, mi pare che tutti pensino, aspettiamo ancora un po’ e poi vediamo quanto lontano si sia arrivati. Per ora godiamoci la rincorsa, per quanto appaia già zoppicante, ancorché apparentemente potente.
Dall’altro, c’è invece una sospensione del giudizio, inteso per tale quello che negli uomini si manifesta di solito con un mal di denti che dovrebbe fisicamente annunciare l’arrivo della maturità. E’ vero, si dirà, che da tempo ne facciamo scarso uso, sennò non ci troveremmo come ci troviamo. Ma, perbacco!, ora si scherza col fuoco! Sbaglierò, ma lo sgangherato referendum telematico del Veneto non porterà nulla di buono nel  contesto, già di per sé mentalmente turbato, della imminente tornata elettorale europea. Non manca perfino chi ritiene di ispirarsi alla primavera di Crimea. E per la verità non trovo nemmeno assennato il mantra stupidamente bulletto di cui tutti i politici, dell’una e dell’altra parte, del Governo e dell’opposizione, sembrano innamorati, tanto da desiderare di ripeterlo a proposito (talora) e a sproposito (molto, molto spesso) quando parlano d’Europa: mi sembra un vellicamento di piccole pulsioni scioviniste alle quali non annetto nemmeno barlumi di intelligenza, anche se ne intuisco, con timore, il significato elettorale.
Attenti, scriteriati giovani e vecchi! “Le parole generano opinioni, le opinioni danno forma ai sentimenti e i sentimenti diventano fatti” scriveva qualche tempo fa qualcuno. Che succederebbe, in questa concatenazione causale, se le parole fossero stupide?
Roma, 22 marzo 2014


PS: ieri ho dato un passaggio in macchina ad una sconosciuta, vecchia suorina che da viale Romania voleva andare verso il lungotevere. Chiacchierando amabilmente, Suor Franceschina (così si chiama, curiosamente mi ha dato anche un biglietto da visita) mi ha elargito un “grande” consiglio, valido, dice lei, per tutti: cessare immediatamente di guardare la televisione! Ho provato a dirle che io guardo solo il calcio, il golf e il sumo (quando c’è) e Don Matteo; niente da fare, dice suor Franceschina, sospendere subito! E chissà che non abbia ragione. Deciderò domani, dopo Lazio – Milan. 

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