domenica 9 marzo 2014

Spigolature italiane

Schizofrenie e smemoratezze
(di Felice Celato)
  • Vogliamo abolire i termini anagrafici ( ma non solo anagrafici, per la verità! ) di padre e di madre, perché diciamo, con pomposità un po’ fessa, il genere non conta (più). Però vogliamo che il genere conti nelle liste elettorali. Ma allora, serve o non serve 'sto genere che ci è diventato di peso quando parliamo di madre e di padre?
  • Va di moda, ad ogni cambio di governo, spargere dubbi sulla qualità del conti lasciati " dalla gestione precedente". Sono pressoché certo che il problema non ha consistenza tecnica, nel senso che non credo che nessuno abbia "truccato" i conti nazionali. Invece il problema è, se non mi sbaglio nell'interpretare ( per la verità con qualche fatica) il senso di queste ormai ricorrenti affermazioni sempre oscure, che i vari Governi, nel formulare previsioni di entrate e di uscite, tendono, di solito, " a gettare il cuore oltre l'ostacolo" formulando (ragionati) auspici più che (realistiche) previsioni ( ho sempre raccomandato a chi ha di questi slanci:quando gettate il cuore oltre l'ostacolo, badate bene che  la testa rimanga collegata col cuore, sennò ci troveremo col cuore di là e la testa di qua dell'ostacolo!). Una vecchia proposta torna di moda: e se provassimo a dire sempre la verità ai governati?
  • Per la memoria dei molti smemorati ricordo che il Fiscal Compact (sul quale in tanti fanno spallucce) è stato approvato da 24 stati europei, meno di due anni fa, nell’estate 2012; in Italia, al Senato (315 membri) con 216 sì, 21 astenuti e 24 no; alla Camera dei Deputati (630 membri) con 368 sì, 65 astenuti e 65 no. Senza considerare gli astenuti (chissà poi con quale faccia uno che è stato mandato lì per votare per conto del famoso popolo non sa che pesci pigliare su una decisione tanto rilevante?) parliamo del 62% dei membri del Parlamento; i “veri” contrari erano meno del 10%. Ah! Sempre per gli smemorati: il Fiscal Compact prevede che l’eccedenza di debito pubblico di ciascuno Stato (cioè la differenza fra il debito pubblico effettivo -attualmente, da noi, 133% del PIL- e quello “obbiettivo” del 60% sempre del PIL) venga ridotta al ritmo di 1/20 (cioè del 5%) all’anno a partire dal terzo anno successivo alla chiusura di eventuali procedure di infrazione (cioè, per l’Italia, dal 2016). Come abbiamo ricordato qualche settimana fa, proprio su questo blog, negli ultimi anni di “austerity”, dopo la crisi del 2008, l’abbiamo aumentato, il debito pubblico, più o meno di 27 punti percentuali! Per carità, anche la contrazione del PIL ha contribuito grandemente; e una (futura e -come ti sbagli!- auspicata) ripresa del PIL mitigherebbe di molto la gravità del problema....ma le spallucce mi paiono proprio da incoscienti.

Roma, 9 marzo 2014 (Santa Francesca Romana)


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