Waking-up
(di
Felice Celato)
“Italy
is waking-up” (l’Italia si sta svegliando), scriveva un paio di giorni fa
il Credit Suisse, in un rapporto sulle economie Europee.
Essendo avvezzo (moooolto più di
molti giornalisti) alla lettura in generale, ed in particolare di documenti del
genere, mi permetto, prima di svolgere alcune mie considerazioni sul....forno a microonde, di fornire qualche
(magari non richiesta) chiave di lettura, specialmente rivolta a coloro che si
indignano quando la lettura ci pare (per noi) sgradevole e si esaltano quando
la lettura ci pare (per noi) consolante.
Gli analisti delle banche d’affari
internazionali non sono né maghi né profeti: sono semplicemente dei lettori professionalmente
informati (e, non sempre ma spesso, intelligenti) di dati tecnici largamente disponibili
per chi li sa cercare e chiari per chi li sa considerare con freddezza; sanno
ordinarli con metodo ed interpretarli con coerenza tecnica, guardando
costantemente alle loro variazioni relative, nel tempo e nello spazio (cioè
comparativamente col passato e con altre realtà rispetto a quelle di volta in
volta considerate). A questo aggiungono poi delle valutazioni di mood, cioè di clima, di percezione, che
in gran parte si ispirano al modo con cui le dinamiche che si leggono nei dati
vengono appunto percepite nel
paese di volta in volta osservato e, all’estero, sul paese osservato (in fondo l’economia e la finanza vivono
anche delle percezioni che i dati suscitano, perché chi le fa muovere –
l’economia e la finanza – nel bene e nel male siamo sempre noi uomini, con
tutte le pulsioni, buone o cattive, che ci caratterizzano…..cfr. Caritas in Veritate,36).
Dal complesso di queste cose, poi,
gli analisti delle banche d’affari traggono (personali) conclusioni – di solito
caute – di aspettativa, di sentiment
(come spesso dicono), previsioni di trend
(di tendenza) e, magari, auspici e moniti.
Nulla di magico, dunque, nulla di
esoterico; solo dati e “sentimenti”; e questi ultimi raccolti anche grazie alla
quotidiana lettura della migliore stampa nazionale e internazionale.
Bene: se così è (e penso proprio che
così sia), la sveglia che sembra
suonata per “la bella addormentata” è il frutto di un mix di cose che faremmo bene a considerare obbiettivamente:
l’Italia (o meglio: una parte dell’Italia), grazie a Monti (soprattutto) e a
Letta ha fatto nei mesi passati qualche
passo avanti nella consapevolezza dei propri problemi (pur fra tanto
persistente becerismo) ed ha avviato con lentezza qualche corretta manovra di gestione di tali problemi, commettendo
anche (inevitabilmente ma anche evitabilmente) qualche marchiano errore (primo
fra tutti l’abolizione dell’IMU, frutto di un errato compromesso fra Letta e
Berlusconi). Ora Renzi sta aggiungendo a tutto ciò una spinta propulsiva talora,
secondo me, confusa ma certamente molto vivace ed in linea con la natura dei
problemi e, soprattutto, con i sommari sentiments
diffusi nel nostro abborracciato paese. E questo mi pare un bene, al di là di
qualche impazienza che forse potrebbe essere meglio gestita ma che certamente
comprendo, data l’urgenza e la vetustà di tanti nostri problemi dalla cui
soluzione dipende il nostro futuro. Del resto, ciò che all’interno, ma
soprattutto all’esterno dell’Italia, viene di noi percepito, è proprio la
stagnazione del cambiamento, l’irresolutezza dei passi e l’eterna propensione
alla diatriba (specialmente a sinistra).
A ciò, il Governatore della Banca
d’Italia, ha aggiunto, l’altro giorno, considerazioni, ahimé!, antiche ma – di
nuovo ahimé! – tuttora attuali, sulle resistenze di sistema alla vera
modernizzazione del paese (i famosi lacci
e lacciuoli tanto cari a Guido Carli, già trent’anni fa).
Anche da questo si capisce che, non
ostanti i vaghi sintomi di risveglio, molti problemi restano e non occorre
leggere quello che pensa il Credit Suisse (che pure lo dice molto chiaramente)
per conoscerli: iper-regolamentazione del mercato del lavoro, tasse alte,
burocrazia pletorica, incertezza del diritto, inefficienza della giustizia,
instabilità politica, bassi livelli qualitativi e quantitativi dell’istruzione,
etc..
Di fronte a questo complesso di
“somme urgenze”, a mio avviso, ancorché io tema sempre le soluzioni precipitose,
occorre guardare con necessitata speranza alle “torsioni” che il nuovo Governo sembra poter imporre al nostro rigido
sistema, da tempo resistente ad ogni cambiamento; e ciò, lo ripeto, quand’anche
tali torsioni contengano una dose (speriamo non eccessiva) di prevedibile
sommarietà.
Del resto, diceva Winston Churchill,
“nessun problema può essere risolto
congelandolo”; e non c’è dubbio che la nostra politica abbia bisogno di un
forno a microonde per lo scongelamento rapido! Che, riconosciamolo, non è
sempre così benefico per le qualità organolettiche del cibo come una lunga notte
di progressivo scongelamento; beninteso, quando si può attendere il giorno dopo
per cuocerlo.
Roma 1° aprile 2014
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