Una lettura impegnativa
(di Felice Celato)
Non
è facile, credo, anche per uno sperimento narratore, scrivere una dettagliata
biografia nientemeno che di un teologo, scandita com’è, la vita di un teologo, più
che da azioni da pensieri, riflessioni, scritti e sermoni. Eppure Eric Metaxas,
un colto giornalista americano, autore del libro che segnalo ai lettori tenaci
(Bonhoeffer, la vita del teologo che
sfidò Hitler, Fazi Editore, 2012), riesce, per quasi settecento pagine molto
fitte, ad avvincere il lettore, senza stancarlo mai, grazie – certo – alla sua
abilità narrativa ma soprattutto grazie allo straordinario spessore umano del
“narrato” e alla ricchezza della sua vicenda terrena che si dipana nel corso
della prima metà del secolo scorso, intrecciandosi drammaticamente con la
tragica storia dell’Europa, progressivamente sconvolta dalla furia nazista.
Bonhoeffer,
nato nel 1906 da una eminente famiglia tedesca e impiccato a Flossenburg
nell’aprile del 1945, è, senza dubbio, uno degli spiriti più forti del ‘900, uno
dei pochi eroi che hanno riscattato la storia del cristianesimo della Germania,
anch’esso precipitato nell’abisso del nazismo: la sua fede, la sua capacità di
abbandonarsi a Dio nelle decisioni più difficili e nelle tribolazioni più dure, la sua
profonda preparazione teologica (intesa come esplorazione di Dio all’interno della Rivelazione), il suo
costante riferimento alle Scritture e la sua mentalità naturalmente ecumenica
ne fanno un eroe cristiano di grande rilievo, forse un modello esemplare di
virtù sante.
Il
libro di Metaxas, denso di lunghe citazioni, ha il pregio di condurre il
lettore lungo queste manifestazioni e prove di fede che la sfida mortale al
nazismo esalta fino all’epilogo del patibolo, due settimane prima che gli
alleati entrassero a Flossenburg e tre settimane prima che Hitler si
suicidasse.
Roma,
30 aprile 2013
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