mercoledì 16 dicembre 2020

Spigolature pandemiche lievi

Fra sorprese e letture

(di Felice Celato)

Anche i più giovani studentelli di economia conoscono questa citazione di Adam Smith: Non è dalla benevolenza del macellaio, del birraio o del fornaio che ci aspettiamo il nostro pranzo ma dalla cura che essi hanno per il proprio interesse. Non ci rivolgiamo alla loro umanità ma al loro interesse personale [a produrre e vendere le loro mercanzie].

Mi tornava alla mente, questa citazione, in questi giorni in cui tutto il mondo guarda con ansia al lavoro imponente che alcune fra le più grandi case farmaceutiche mondiali hanno messo in campo per studiare, mettere a punto in tempi da record, sperimentare, produrre  e distribuire l’agognato vaccino anti-Covid. Vaccino che, una volta verificato e attentamente vagliato dalle pubbliche autorità a ciò giustamente preposte (a livello internazionale e nazionale), sarà verosimilmente distribuito ed inoculato ai milioni di persone (comprensibilmente) angosciate dalla “peste” di quest’anno. 

Certo, a voler essere veramente giusti, ci sarebbe da condannare solennemente il riprovevole fine (di più: il vergognoso fine!) di trarre - horribile dictu! - un utile da tutta questa attività; ci sarebbe da deprecare gli avidi mercati che magari hanno (imperdonabilmente!) provveduto i mezzi finanziari (sic!) per sostenere ricerca, produzione e distribuzione del vaccino; ci sarebbe da censurare la stessa struttura nientemeno che capitalistica (mi si perdoni la parolaccia!) di queste imprese. Ma in attesa che tutto ciò abbia – come sicuramente avrà – voce tonante, con voce dimessa torniamo a formulare l’auspicio che tutto questo processo funzioni presto e bene; e che – fra le attese “ricadute” anche culturali di questa pandemia – qualcosa di questa storia resti nelle nostre teste, in mezzo alla massa di slogan e pregiudizi irragionevoli che le devastano. 

Nel frattempo, per il nostro pranzo, continuiamo tranquillamente a contare sul sano egoismo del nostro macellaio, del nostro birraio o del nostro fornaio.

 

Concludo questa pagina lieve con una breve segnalazione sempre a proposito di pandemia; si tratta del gradevole romanzo distopico (…ma non troppo) Happydemia (Feltrinelli 2020), di Giacomo Papi, un autore già segnalato su queste pagine un paio d’anni fa per l’altrettanto piacevole Censimento dei radical chic (cfr. post Letture amene del 16 febbraio 2019).

A tratti (ahimè!) realisticamente spassoso, il racconto non è privo di sani sarcasmi sulle nostre vicende che, per recente deformazione lessicale, ci ostiniamo a chiamare politiche, forse perché ci manca un termine più adatto. 

Chi lo legge, il breve romanzo di Papi, vi troverà motivi di sorriso ma anche di riflessione. Fra le trovate più divertenti dell’acuto narratore, c’è quella della turnazione del sonno: perché dormiamo tutti nelle stesse ore e concentriamo la vita di lavoro e di consumo nelle restanti ore? Bisogna dormire a turni, prescrive l’inquietante Pitamitz (uno dei protagonisti del racconto): le strade e i posti di lavoro si svuoteranno, non ci saranno più assembramenti, ma l’attività continuerà ad ogni ora del giorno e della notte!

Secondo me il governo ci sta già pensando, ovviamente supportato da uno stuolo di tecnici.

Roma  16 dicembre 2020

 

 

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