sabato 1 agosto 2020

Paradossi agostani

Il prossimo referendum

(di Felice Celato)

La mia cultura filosofica è – l’ho detto più volte – molto limitata: al di là di un bel 9 (sia in storia che in filosofia) alla maturità classica (a.D.1967, quando la maturità era una cosa seria!) e di qualche successiva lettura, prevalentemente di impronta liberale, non sono andato (con l’unica eccezione per più di una lettura teologica, che, peraltro, poco rileva nell’ambito di questa nota vagamente pro-vocatoria, come viene naturale nel caldo oziare d’agosto).

Con questa premessa preventivamente auto-assolutoria, vengo alla pro-vocazione vera e propria incentrata sul referendum che, a scuole appena riaperte e (presumibilmente) subito richiuse per le operazioni di voto, siamo chiamati ad affrontare nella generalizzata assenza di un vero e proprio dibattito (si badi bene: per confermare o annullare la legge costituzionale sulla riduzione del numero dei parlamentari, approvata a larghissima maggioranza nell’ottobre 2019).

Dunque: attingendo alle poche letture filosofiche, mi pare di poter pensare che il potere (e la delega al suo esercizio che la ragione consiglia) costituisca per la libertà dell’individuo il classico malum necessarium; del resto, diceva John Locke che essendo gli uomini  [….] tutti per natura liberi, eguali e indipendenti, nessuno può essere tolto da questa condizione e assoggettato al potere politico di un altro senza il suo consenso. Il solo modo in cui un uomo si spoglia della sua libertà naturale e assume su di sé i vincoli della società civile, consiste nell’accordarsi con altri uomini per associarsi e unirsi in una comunità al fine di vivere gli uni con gli altri in comodità, sicurezza e pace, nel sicuro godimento della sua proprietà e con una maggiore protezione contro coloro che non vi [alla comunità, N.d.A.] appartengono.

Questo malum necessarium è – come ogni veleno – più malum quanto più è concentrato: ai due estremi della concentrazione, stanno, evidentemente, la tirannia (il potere concentrato in un solo uomo, il massimo del malum) e la democrazia (il potere diffuso fra i cittadini, il minimo del malum, di cui tante volte abbiamo detto i sommi benefici e i grandi rischi).

La nostra Costituzione ha fortunatamente adottato (art. 1) la formula della minore concentrazione del potere, stabilendo a chiare lettere che la sovranità appartiene al popolo, che la esercita nelle forme e nei limiti della Costituzione, cioè nella forma tecnica della democrazia rappresentativa senza vincolo di mandato (art.67: ogni membro del Parlamento rappresenta la nazione ed esercita le sue funzioni senza vincolo di mandato). Questa rappresentanza della nazione (non quindi dei singoli elettori o dei singoli gruppi di essi che hanno votato il singolo candidato o il partito di cui fa parte!) attribuisce ad ogni singolo rappresentante della nazione il terribile potere di concorrere a determinare, attraverso le leggi, i limiti alla libertà del singolo che, come diceva Locke, costituiscono i vincoli della società civile (cioè il malum necessarium del potere).

Bene. Non voglio affrontare il tema (secondo me abusato) della granularità della rappresentanza (secondo il quale 600 rappresentanti per 50 milioni di elettori garantirebbero una meno efficace rappresentatività di 945 per 50 milioni di elettori); non credo che esista più in natura un rapporto diretto (per lo meno confessabile) fra eletto (o aspirante all’elezione) e i suoi elettori: e dunque lasciamo cadere questo pur suggestivo argomento. Voglio invece tornare al concetto di poche righe fa, quello della concentrazione del potere (NB: del terribile potere e dell’enorme responsabilità di fare le leggi!): che interesse può avere il cittadino, geloso amante della libertà, a veder concentrato tale enorme potere nelle mani di 600 anziché di 945 rappresentanti?

Io non lo vedo, questo interesse; anzi forse li aumenterei, i rappresentanti del popolo, non foss’altro per aumentare la probabilità che fra di essi si trovino almeno i 10 giusti che, se consentirono ad  Abramo di “mettere in crisi” l’ira di Dio contro Sodoma ed i suoi abitanti, farebbero tanto bene anche al nostro Parlamento.

Per queste ragioni, voterò – insieme ad altri 7 o 8 “apoti” di Prezzoliniana memoria – un bel No al referendum confermativo.

Orbetello, 1° agosto 2020 (temperatura esterna “percepita” vicina ai 40 gradi!)

 

 

1 commento:

  1. Avevo fatto lo stesso ragionamento e preso la stessa decisione quindi saremo 8,9 oltre a te.

    Claudio

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