Condizionalità
(di Felice Celato)
Se c’è un difetto intellettuale (fra i tanti altri, non solo intellettuali) che, a detta di mia moglie, mi caratterizza è quello di non saper spiegare con parole semplici alcuni concetti che, essendomi familiari per ragioni di storia professionale, do – ingiustamente e forse arrogantemente – per scontati nell’altrui cultura. E devo ammettere che, come sempre, mia moglie vede ( …quasi sempre e per semi-secolare consuetudine) più lucidamente di me i miei limiti.
Dunque, nell’intento di apparire un po' migliore a mia moglie, mi provo a spiegare con un esempio un tema che mi pare tenga il campo nei lunari dibattiti sulle attese (e per molti aspetti storiche) misure che l’UE potrebbe assumere per fronteggiare a livello europeo gli effetti della famosa pandemia: le deprecate “condizionalità” che molti vorrebbero apporre alle erogazioni ipotizzate da tali misure. [Della natura altrettanto lunare del dibattito sulla proporzione ideale fra erogazioni “a fondo perduto” e prestiti, credo di aver già fatto cenno in un precedente post del 20 giugno scorso dal titoletto scherzoso Anche il C.U.R. finalmente capisce. Unica soddisfazione: mia moglie se ne era detta soddisfatta e forse anche un po' divertita].
Bene: supponiamo che, in un triste mattino, si presenti da voi un vostro amico, a voi ben noto e caro, anzi da voi anche amato per la sua bellezza, la sua storia (magari non proprio recente), la sua vitalità talora un po' dissennata ma sempre simpatica; e che questo amico – commosso fino alle lacrime – vi confessi di avere dei seri problemi finanziari per fronteggiare un bisogno concreto, imprevisto e notevole per dimensioni (che, del resto, anche voi conoscete bene); e che, infine, viste le sue difficoltà ad accedere ai mercati dei prestiti, vi chieda di prestare la vostra garanzia per fargli ottenere quei soldi di cui abbisogna. Voi conoscete bene le sue virtù, tante volte avete goduto della sua ospitalità nei suoi bellissimi possedimenti, nei quali avete trovato tanto spesso, non solo riposo, ma anche divertimento, buon cibo e molti prodotti che mai avreste supposto fosse in grado di produrre; ma sapete anche i suoi difetti: una certa pigrizia, una notevole dissennatezza nell’uso delle sue ricchezze, una grande self-indulgence, una crescente propensione a contrarre debiti senza alcun effettivo intendimento di autolimitarsi, non ostanti i suoi ripetuti e sbandierati propositi al riguardo.
Ma il vostro amico vi è troppo caro per negargli un aiuto; e poi, avere un buon amico come lui vi ha sempre giovato, sia – come dicevo – per i vostri sollazzi sia per le tante cose che, pure, sa fare; e sia anche per le tante cose che di solito compra proprio da voi. E dunque accettate di accompagnarlo in banca e, lì, di stipulare un debito a nome congiunto – suo e vostro – per consentirgli quell’accesso a risorse finanziarie che, altrimenti, gli sarebbero precluse o gli costerebbero una fortuna. Col vostro nome fra i debitori, la banca accetterà senz’altro di concedere, a condizioni vantaggiose, il credito al vostro amico, contando sul fatto che comunque – per quanto dissennato possa apparire e magari abbia dimostrato di essere il vostro amico – ci sareste comunque voi a garantire che i soldi dei clienti della banca (cioè di coloro che vi hanno depositato i loro risparmi) torneranno nella casse della banca stessa man a mano che l’uso di essi avrà consentito al vostro amico di riprendersi dalle sue difficoltà.
Ora vi domando: voi – in un teorico caso del genere – fareste quanto ho appena cercato di semplificare al massimo, senza pretendere di avere un occhio su che cosa egli realmente farà dei denari così conseguiti; e senza pretendere che ve ne renda conto a mano a mano che li utilizzerà? Io, che forse sono un arido ex-uomo di finanza, francamente non saprei supporre in me una generosità tale da negarmi anche queste cautele; nell’interesse del mio amico ma anche della mia famiglia che si troverà gravata dal rischio di dovere far fronte, con suoi mezzi, alle eventuali e non nuove mattane dell’amico.
Comunque, sapendo di che impasto è composto l’uomo, conto molto sul fatto che nessuno dei miei amici – tutti assai più assennati dell’ipotetico vostro – voglia effettivamente mettere alla prova la mia generosità; e soprattutto sul fatto che nessuno di essi (né io nei loro confronti) abbia mai bisogno di farlo.
Se ho banalizzato troppo, la colpa è di mia moglie!
Roma 19 luglio 2020
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