giovedì 21 febbraio 2019

Letture eventuali

Se.... Murakami fa bene
(di Felice Celato)
Se, per caso, anche per voi, come per me, il quotidiano notiziario italiano è fonte di grave sconforto; se il paese del cacio (ovvero del pecorino di stato) vi suscita nausea; se dei "babbi" di politici non ve ne importa niente e, magari, a patto che di loro non si senta più parlare, foste personalmente disposti persino a perdonare la loro più sicura colpa (appunto quella di aver cresciuto certi rampolli); se, per caso, sapete qualche cosa dell’analisi costi-benefici e vi meravigliate che chi tanto ne parla non lo sappia; se delle opere del redivivo Berlusconi ricordate (con immensa gratitudine) solo gli scudetti e le coppe dei campioni del Milan; se delle beghe interne al PD vi interessa né più né meno quanto dei rapporti fra Di Maio e Di Battista; se pensate, insomma, che questo bellissimo 2019 che stiamo vivendo sia, in fondo, la conseguenza naturale (forse ovvia) di ciò che da tempo ha smesso di sorprendervi; se tutte o alcune di queste condizioni sussistono in voi in maniera pervasiva così come accade in me, tanto da farvi ogni giorno desiderare di estraniarvi e da subire il mattutino sfoglio dei giornali Italiani come un doveroso supplizio, allora Haruki Murakami è la lettura di questi vostri giorni!
Per carità, conscio dei devastanti pericoli della droga (anche in età adulta), a nessuno consiglierei la dose massiccia di estraniazione che mi sono propinato leggendo, uno dopo l’altro in sequenza quasi ininterrotta, tre romanzoni (per complessive 1.500 pagine) di Murakami (L’assassinio del Commendatore Vol. I, L’assassinio del Commendatore Vol. II,Kafka sulla spiaggia, tutti editi da Einaudi); del resto la mia malattia è grave e ha anche radici complesse (non tutte esterne) e, naturalmente, la cura (da cavallo, direi) ha da essere proporzionata alla gravità del male. Ma, in modica dose, come si direbbe oggi, e per combattere la depressione ex rebus circumstantibus, nelle sue manifestazioni più ordinarie, i romanzi di Murakami sono senz’altro un’utile medicina. 
Per lui, la realtà è un pretesto nel quale siamo immersi senza vera coscienza; un semplice pretesto per inseguire vorticosamente i sensi nascosti del vivere senza mai riuscire a trovarli, per cogliere le metafore meno ovvie senza mai arrivare ad intenderle fino in fondo; una provocazione ad infrangere continuamente e bidirezionalmente il muro che separa la realtà dalla fantasia. E, di converso, il surreale e il sogno, senza che se ne conosca il principio attivo e la natura farmacologica, sono (per Murakami) il medicamento pietoso delle nostre fragilità, la guida incerta della nostra ricerca su noi stessi.
Il tutto, narrato, non senza grande abbondanza di pagine, con tecnica narrativa straordinariamente avvincente, tale da imporre un’accelerazione della lettura verso il finale, direi tipica di romanzi di ben altro genere.
Dunque, Murakami come terapia dal presente. 
Certo, chi legge i romanzi domandandosi anche il perché li legge, potrebbe fare fatica a far quadrare le narrazioni di Marukami nella “logica” del romanzo che altre volte (qui) abbiamo fatto nostra attingendo a larghe mani da Kundera [ Il romanziere non è né uno storico né un profeta: è un esploratore dell’esistenza; e dunque, i romanzi, li leggiamo - sempre per dirla con Kundera, L’arte del romanzo, Adelphi, 1986 - perché la conoscenza è la sola morale del romanzo]. 
Eppure, con le sue sequenziali estraniazioni, anche lo scrittore giapponese (che forse non ha nelle sue corde una visione religiosa della vita), a suo modo si fa esploratore dell’esistenza proprio lungo i bordi che ne contornano la vita autonoma, come tali si fecero altri “sorvolatori di confini” da noi molto amati (da Borges a Buzzati, a Tabucchi). In fondo è proprio sui confini che si coglie la natura della propria vita, siano essi i confini fra essere ed esistere, fra vita e morte o fra reale e meta-reale.
Comunque, anche prescindendo da ciò,  Murakami fa bene. Naturalmente: non superare le dosi consigliate; se i sintomi di depressione ex rebus circumstantibus non scompaiono durante la lettura, sospenderla immediatamente e consultare con urgenza il medico.
Roma, 21 febbraio 2019


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