lunedì 24 agosto 2015

Verso settembre

Soluzioni ioniche
(di Felice Celato)
Durante il mese di agosto, nell’illusoria speranza di ristorare l’intelletto con una salutare presa di distanza dai problemi che affliggono il nostro Paese, ho dedicato le mie attenzioni a quella che chiamo la nostra società ecclesiale, cioè alle “riflessioni” dei pastori del gregge dei fedeli Italiani: la scelta non si è rivelata felice, per la verità, perché mi è sembrato di constatare anche qui una angosciosa involuzione, se non della riflessione almeno della comunicazione episcopale, che non ha mancato di deprimermi.
Colle prime ventate pre-settembrine, ho ripreso oggi a seguire le cose Italiane, dalle quali, anche volendo, non possiamo prescindere nell’immaginare il futuro nostro e dei nostri figli.
Bene: sul Corriere della sera di oggi non ho quindi mancato di leggere l’ampia intervista rilasciata ad una brillante giornalista da Susanna Camusso, leader della CGIL, e quindi esponente di punta della nostra società civile, come si usa dire oggi; ed ho trovato subito di che preoccuparmi. La brillante proposta della  nostra è, se non ho capito male (cosa sempre possibile), sostanzialmente questa: mandare prima in pensione i lavoratori anziani – beninteso senza falcidie della loro pensione – per far posto a giovani disoccupati.
In altri termini lo sviluppo dell’occupazione, di cui tutti sentiamo angoscioso bisogno, è immaginato dalla Camusso non come espansione delle attività economiche (e quindi come creazione di nuovi posti di lavoro) ma come sostituzione di lavoratori nei posti di lavoro e per di più a spese delle già dissestate finanze del nostro sistema pensionistico! Una soluzione…alla greca, direi cedendo al vezzo di trovare altrove i nostri modelli!
Anche di questa idea agostana forse fra qualche giorno non si parlerà più; e quindi non mi preoccupa la strana idea in sé – sempre se l’ho capita bene – ma il retroterra culturale che la supporta. In Italia sembra non volersi capire che, allo stato attuale delle nostre conoscenze, l’occupazione (vera) la genera l’impresa e non il debito corrente dello Stato; e che senza profitto non c’è impresa e senza impresa non c’è occupazione sostenibile; dunque occorre ripristinare le condizioni economiche, fiscali e culturali che consentano, all’ interno di regole chiare, efficaci e stabili, il perseguimento di un profitto (e il gusto dell’intrapresa). Questa è la vera riforma di cui abbiamo bisogno!
Potrà non piacere, questa verità, agli epigoni del social-comunismo che tanto bene ha già fatto al mondo; ma, fino ad oggi, non sono state trovate altre formule per attivare l’impresa. Se qualcuno ne ha trovata una, si affretti ad enunciarla, chiaramente e dettagliatamente. E tutti, anche quelli che, come me, sono consci dei tanti problemi che genera l’attività economica in ambiente competitivo per di più globalizzato, gliene saranno grati.
Un’altra perla dell’intervista sta nella ritrosa incursione nel politico (che, come ognuno sa, è sempre stato estraneo all’orizzonte proprio dei sindacati Italiani e in particolare della CGIL) che la Camusso si concede sul finire dell’intervista a proposito dell’ipotesi di voto anticipato: “E’ prerogativa del Parlamento deciderlo. Io faccio altro. Ciò che mi preoccupa è l’alta percentuale di astensione. La politica dovrebbe interrogarsi. O no?
Difficile darle torto, qui; però (defendit numerus!) la Confsal (quindi una fonte sindacale) qualche tempo fa rese noto che dei 5,7 milioni di iscritti alla CGIL, 3 sono di pensionati e che il tasso di sindacalizzazione complessivo in Italia è stimato fra il 35 e il 45%, largamente inferiore quindi al tasso di votanti sugli aventi diritto. I sindacati dovrebbero interrogarsi. O no?
Roma 24 agosto 2015


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