domenica 15 marzo 2015

"In God we trust"

Discorsi
(di Felice Celato)
Nella odierna, straordinaria omelia (forse la più bella predica quaresimale che ho sentito negli ultimi 50 anni, e – sapete della mia passione per i numeri! – ne avrò ascoltate almeno 300, considerando 6 domeniche di quaresima, domenica delle palme inclusa, per almeno 50 anni!) il p. De Bertolis, qui diverse volte segnalato all’attenzione di chi ama le parole intelligenti, ha menzionato (diciamo: di sfuggita) la lectio magistralis di Flores d’Arcais di cui la stampa aveva parlato la settimana scorsa (mi era sfuggita, ma grazie ad internet ne ho trovato ampi stralci), in occasione , mi pare di capire, del conferimento del premio al Laico dell’anno (sic!), una specie di Pallone d'oro della "cultura":
Ne cito qui alcuni passaggi che poi farò seguire da alcuni passaggi del discorso di Selma del Presidente degli Stati Uniti Barack Obama.
Dunque ecco il Laico dell’anno:
La religione è compatibile con la democrazia solo se disponibile e assuefatta all’esilio di Dio dalle vicende e dai conflitti della cittadinanza, solo se pronta a praticare il primo comandamento della sovranità repubblicana: non pronunciare il nome di Dio in luogo pubblico. (…) Le religioni compatibili con la democrazia sono dunque religioni docili, che hanno rinunciato a ogni fede militante (di sharia e martiri o di legionari di Cristo e altre comunioni e liberazioni) che intenda far valere nel secolo la morale religiosa. Sono religioni sottomesse. Nella versione di Flores, il credente è civicamente minus habens perché incapace di interiorizzare autonomamente la scelta pro-democrazia e in grado di riconoscerla solo affidandosi all’autorità religiosa di riferimento.
O l’esilio di Dio dall’intera sfera pubblica o l’irruzione del Suo volere sovrano — dettato come sharia o altrimenti decifrato — in ogni fibra della vita associata. Aut aut. Ecco perché è inerente alla democrazia l’ostracismo di Dio, della sua parola e dei suoi simboli, da ogni luogo dove protagonista sia il cittadino: scuola compresa, e anzi scuola innanzitutto, poiché ambito della sua formazione. Al fedele restano chiese, moschee, sinagoghe, e la sfera privata.
[Spero che le citazioni siano esatte, perché le ho riprese da un sito che di solito….non manca di spirito polemico, talvolta, a parer mio, eccessivo: http://www.lanuovabq.it/it/articoli-il-califfo-flores-mette-le-manette-anche-a-dio-12035.htm]
Ed ora passiamo al Presidente di un Paese che, evidentemente, non sa che cos’è la democrazia [chi vuole troverà ampi stralci del discorso su Il corriere della sera del 9 marzo]:
A cinquant’anni dal Bloody Sunday (Domenica di Sangue), la nostra marcia non è ancora finita. Ma ci siamo vicini. A 239 anni dalla fondazione di questa nazione, la nostra unione non è ancora perfetta. Ma ci siamo vicini. Il nostro lavoro è più facile, perché qualcuno ci ha già portato oltre quel primo miglio. Qualcuno ci ha già fatto passare attraverso quel ponte. Quando la strada si farà troppo dura, quando la torcia che ci è stata passata sembrerà troppo pesante, ci ricorderemo di questi primi viaggiatori, trarremo forza dal loro esempio, e ci atterremo saldamente alle parole del profeta Isaia: “Quelli che sperano nell’Eterno acquistano nuove forze, s’alzano a volo come aquile; corrono e non si stancano, camminano e non s’affaticano
Onoriamo coloro che hanno camminato cosicché noi potessimo correre. Dobbiamo correre così i nostri figli voleranno. Non ci stancheremo. Perché crediamo nel potere di un Dio eccelso, e crediamo nella sacra promessa di questo Paese.
Possa Egli benedire quei guerrieri della giustizia non più con noi, e benedica gli Stati Uniti d’America.
Bene. I miei lettori sanno che una certa, corrente accezione di laico non proprio mi si addice; ma…. laicamente mi astengo da ogni commento. Mi limiterò a citare il motto degli Stati Uniti d’America: In God we trust.

Roma, 15 marzo 2015 ( IV domenica di quaresima e, laicamente, 2059° anniversario dell’uccisone di Giulio Cesare)

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