Discorsi
(di Felice Celato)
Se
c’è una cosa che sempre mi rilassa e nei giorni di luce giova grandemente al
mio umore (e anche risveglia profonde e concusse speranze) è ascoltare – non
visto – i discorsi degli altri. Voi direte: ma che fai, il sentone (una specie di guardone dell'udito)?! O addirittura, più
italianamente, vergogna!
No,
nessuna curiosità malevola, nessuna morbosa attenzione ai fatti degli altri:
solo una umanissima e tenace passione per la vita che si svolge attorno a noi,
non notata, a suo modo discreta e banale ma spesso pervasa di buoni sensi
lontani, dimenticati nel chiasso rivendicativo, e fragili tanto che la banalità
del bene che vi circola si dissolve facilmente nella teatralità non appena
qualcuno immagina (o spera) di essere ascoltato.
Oggi
mi è capitato di seguire il discorso di una ragazza che, al cellulare, parlava,
forse con la sorella, e le dava consigli su come parlare col padre, col quale
forse aveva un rapporto difficile.
Mi
pare che al fondo, ben al disotto degli strati di scialbo cinismo delle parole
consunte dall’uso mediatico, si intravveda sempre una pasta umana più solida
della crosta mostrata, più mite, più naturalmente disposta ai sentimenti buoni,
forse addirittura misericordiosa, se posso usare questa parola desueta.
E
poiché sono convinto che tutto il bene viene dal quel vecchio soffio che ci ha
dato la vita e ancora ci spinge anche fra i flutti, mi commuovo facilmente ed
inspiegabilmente; anzi penso che sia naturale farlo quando si sente quel soffio
spirare di nuovo vicino, anche se leggero come quello di Elia sul monte Oreb e
mi immagino che anche a me venga rivolta quella domanda inquietante e al tempo
stesso affettuosa: Che fai qui, Elia?
Beh!
Per cambiare discorso, voglio raccontare un divertente colloquio – sempre di
oggi, giornata pervasa di luce – con un tassista, giovane, romanissimo, un po’
sboccato (anzi molto); guardava, il giovane tassista, tutte le ragazze che
lungo via del Corso sfilano sui marciapiedi più veloci delle vetture e di tutte
notava particolari…eroticamente rilevanti senza nascondermi nulla delle sue
analitiche valutazioni. A un certo punto mi fa: “Lei che dice, dottò? “
Io,
schermandomi, come spesso mi diverte fare, dietro parole poco usate, rispondo :
“Per la verità io ho un approccio più olistico al rapporto con le donne.”
E il
tassista mi fa: “non ho capito, ma me sa che nun stamo a dì la stessa cosa”.
Roma,
21 novembre 2014
Nessun commento:
Posta un commento