lunedì 17 novembre 2014

Federigo Borromeo

"Così va spesso il mondo... voglio dire, così andava nel secolo decimo settimo"
(di Felice Celato)
E’ noto che Alessandro Manzoni amasse particolarmente un personaggio storico che, quasi unico, compare col suo vero nome ne I promessi sposi, ed anzi è anche protagonista di vicende cruciali nel romanzo (per esempio, della conversione dell’Innominato). Si tratta, come tutti avrete capito, del cardinale Federigo Borromeo che, anche qui unico fra i vari personaggi che compaiono nella storia, è un potente che non scende a compromessi col potere politico e si comporta sempre in modo esemplare, con grande cura ed attenzione verso i deboli e gli indifesi.
Eppure anche di lui, nel capitolo XXXII de I Promessi sposi, Manzoni, con grande riluttanza, menziona una debolezza a proposito, ahinoi!, di una certa accondiscendenza del Cardinale al “pensiero comune”. Ecco il passo:
Due illustri e benemeriti scrittori hanno affermato che il cardinal Federigo dubitasse del fatto dell'unzioni . Noi vorremmo poter dare a quell'inclita e amabile memoria una lode ancor più intera, e rappresentare il buon prelato, in questo, come in tant'altre cose, superiore alla più parte de' suoi contemporanei, ma siamo in vece costretti di notar di nuovo in lui un esempio della forza d'un'opinione comune anche sulle menti più nobili. S'è visto, almeno da quel che ne dice il Ripamonti, come da principio, veramente stesse in dubbio: ritenne poi sempre che in quell'opinione avesse gran parte la credulità, l'ignoranza, la paura, il desiderio di scusarsi d'aver così tardi riconosciuto il contagio, e pensato a mettervi riparo; che molto ci fosse d'esagerato, ma insieme, che qualche cosa ci fosse di vero. Nella biblioteca ambrosiana si conserva un'operetta scritta di sua mano intorno a quella peste; e questo sentimento c'è accennato spesso, anzi una volta enunciato espressamente. "Era opinion comune," dice a un di presso, "che di questi unguenti se ne componesse in vari luoghi, e che molte fossero l'arti di metterlo in opera: delle quali alcune ci paion vere, altre inventate."
Voi mi domanderete: ma come ti viene in mente questa memoria?
Boh!? Chissà…. forse perché mi assilla il “pensiero” comune…
Roma 17 novembre 2014


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