Una domanda (spero)* senza risposta.
(di
Felice Celato)
Provo
a porci una domanda alla quale da solo non voglio rispondere (perché la
risposta credo di averla ma non voglio accettarla): non avete anche voi
l’impressione che l’Italia, per lo meno l’Italia che credevamo di volere, stia
per implodere? [dal Devoto Oli: Implosione=
cedimento violento delle pareti di un corpo cavo sotto l’azione di una
pressione esterna superiore a quella interna]. Lo sviluppo è lontano dal
manifestarsi, perché fingiamo di ignorarne le fonti; le poche grandi imprese
che avevamo si rifugiano all’estero o tengono chiusi gli impianti perché non
sanno più le regole che disciplinano la loro produzione; consumiamo il
risparmio (ora anche distribuendo il TFR, peraltro senza chiarezza sull’impatto
fiscale); il debito pubblico seguita a crescere e sembriamo anche incapaci di
capire perché; la disoccupazione pure (di quella giovanile non parliamo
neppure); spendiamo per interessi (non ostanti i tassi bassi a livelli mai
raggiunti) quanto spendiamo per istruzione; lo scenario politico è a dir poco
confuso (Napolitano che vuole lasciare, il sistema elettorale ancora è un
discusso progetto sul quale ognuno misura le proprie convenienze anziché quelle
del Paese, i sindacati seguitano a minacciare uno sciopero generale, non ho
capito bene con quale reale intento; ci mettiamo a fare sciocche polemiche
sull’Europa vociando di una nostra rispettabilità assunta come un dato; non
sappiamo nemmeno più quali e quante tasse gravino sulle nostre case e nemmeno
quanto varranno le nostre pensioni; le regioni si ribellano ai tagli ma non
riescono a spendere le risorse messe a disposizione dell’Europa dalla quale
invochiamo nuovo fondi; non riusciamo a mettere mano alla riforma della giustizia
che pure tutti diciamo urgente, etc); governiamo le città con allarmismi
finalizzati solo a poter dire “vi avevamo avvertito!”; i partiti sono diventati
il supporto di leaderismi, nessuno dei quali sensibile all’obbligo di dire la
verità ai propri elettori (che, forse, non la vogliono nemmeno sentire). E sicuramente
ho dimenticato qualcosa.
Spero
di sbagliarmi, ma mi torna alla mente lo scoramento di un mio vecchio collega
difronte all’incombere di soverchianti difficoltà: “il numero e la qualità dei
problemi che abbiamo difronte supera largamente la nostra capacità di
risolverli”.
Rimuginando
queste…allegre considerazioni, oggi, davanti a Montecitorio ho ascoltato la
banda della Marina Militare che, con lodevole intento, tentava di ravvivare gli
scarsi spiriti dei pochi astanti suonando pezzi della nostra tradizione
patriottica o popolare. Curiosamente, invece, le musiche mi hanno fatto
l’impressione di un epicedio (canto funebre degli antichi Greci), come se fosse
un triste vento a suonare le cetre che abbiamo appese alle fronde dei
salici (dal salmo 137). Ma non per
voto, come dice Salvatore Quasimodo, attingendo al salmo;…..forse col voto, anche lontano?
Roma,
9 novembre 2014 (76° anniversario della Kristallnacht)
PS:
Come dicevo nel titolo, spero che questa domanda resti senza risposta; perché,
magari, è sbagliata, forse solo frutto della lieve brezza del sud che rende
questo novembre troppo dolce. Vedremo presto.
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