domenica 7 settembre 2014

Leggendo i giornali

Multiculturalismo
(di Felice Celato)
Lungi da essere un esperto in materia, vorrei tuttavia tentare un ragionamento sull’odierno articolo di Galli della Loggia “La debolezza delle regole” sul Corriere della sera. Per chi non l’avesse letto: in estrema sintesi, Galli della Loggia svolge un ragionamento sui limiti del multiculturalismo, evidenziandone le possibili conseguenze nefaste, essendo sperimentato e sperimentabile che “non è per nulla detto….che le culture siano nate per intendersi. Forse, anzi, è tragicamente vero il contrario”; per esempio, laddove “i valori di libertà che noi ci ostiniamo a credere così attraenti e desiderabili da tutti…..a una parte del mondo e alle sue culture, invece, non piacciono per nulla”.
Bene. Il tema secondo me è posto con chiarezza e con efficacia, ma rimanda ad un concetto di multiculturalismo che – effettivamente – va integrato e, in qualche modo, moderato.
Il multiculturalismo risponde ad un’esigenza forse insuperabile degli attuali assetti economici, demografici e geo-politici del nostro mondo globalizzato e caratterizzato, fra l'altro, da una elevata mobilità sia volontaria sia “forzata” (rifugiati politici) [vedasi, al riguardo. Moisés Naìm: La fine del potere, Mondadori, 2013]. A questa esigenza, come noto, gli americani hanno risposto con “l’ideologia” del “melting pot”, cioè del crogiuolo nel quale si fondono (e in qualche modo si assimilano) le diverse culture (e pluribus unum); gli inglesi – ricorda Galli della Loggia – con il multiculturalismo, non esente da successi  [cfr.  Amartya Sen: Identità e violenza, Laterza, 2006] e da fattori altamente critici, evidenziati, forse, dagli eventi proprio di questi giorni.
Quale che sia la soluzione giusta, il problema esiste e certamente non giova esorcizzarlo con slogan nello stile del peggior Berlusconi di qualche tempo fa; ma nemmeno, come suggerisce Galli della Loggia, ignorarlo coltivando “sogni…e buoni sentimenti”.
Allora, dice Galli della Loggia, occorre ripensare il modello, più o meno consciamente adottato dai paesi dell’Europa Occidentale.
Forse la strada da percorrere è quella additata – ancora una volta – da Benedetto XVI nel contestato discorso di Ratisbona (2006) dove il (dimenticato) grande Pontefice ricordava che “non agire secondo ragione, non agire con il logos, è contrario alla natura di Dio” ; e, quindi, per uscire dal religioso, poiché la libertà trova fondamento nella ragione, la strada da percorrere è quella della libertà.
Mi spiego meglio: la libertà è per noi un valore che consideriamo fondamentale; dunque il multiculturalismo va accettato, agevolato e anche promosso nella misura in cui presuppone – nelle nostre società – l’opzione libera fra le culture nel senso che la pluralità è favorita a condizione che non dia luogo ad invalicabili confini etnico-culturali e che sia sempre possibile “mutare” l’opzione culturale. Senza di che, nessuna tutela può essere riconosciuta alla pluralità culturale.
Non so se questo ragionamento – condotto al margine di una materia della quale sento di non avere piena padronanza – risponde all’istanza di regole chiare e forti che pone Galli della Loggia.  L’intento era solo quello di dimostrare, prima di tutto a me stesso, che la “necessità” del multiculturalismo può rimanere un’opportunità ove sia fondata sulla ragione.

Roma, 7 settembre 2013

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