Un “generale” smart and lucky
(di Felice Celato)
Credo che non possano esserci dubbi sul
fatto che il nostro Presidente del Consiglio, oltreché una persona molto
brillante (smart), sia anche molto
fortunato (lucky).
E, come – pare – insegnava Napoleone, “i generali è bene che siano intelligenti ma soprattutto è importante
che siano fortunati”.
Ora – qualcuno potrebbe domandare – in che
consistono le “fortune” del “generale”
Renzi?
Provo ad elencarle, tralasciando quella
della sua straordinaria popolarità che – ovviamente – si deve più alla sua
abilità (alla sua smartness) che non
alla sua fortuna (luck):
- il dollaro ha ripreso ad apprezzarsi sull’euro (il che vuol dire esportazioni più facili); persino il Brent è tornato sotto i 100 $ al barile;
- il credito ha raggiunto livelli di costo estremamente bassi;
- conseguentemente, gli spreads si sono appiattiti;
- ancora la BCE si appresta ad iniettare ulteriore liquidità sui mercati, tramite l’annunciato acquisto di ABS, che aiutano anche a “ripulire” gli attivi bancari e quindi a riattivare il credito.
Esistono, cioè, sul mercato finanziario
condizioni estremamente favorevoli per un paese fortemente indebitato, buon
esportatore e con qualità del credito deteriorato dalla crisi industriale.
Per il “generale” Renzi – paradossalmente –
è anche una fortuna che la congiuntura internazionale sia così complessa e
difficile per i paesi occidentali che una attiva determinazione nell’azione più
incisiva (e anche più spregiudicata) è esigenza largamente condivisa ed anzi
attesa, addirittura auspicata da tutti, a livello europeo e anche occidentale.
E, dunque, il contesto finanziario e
politico in cui il nostro “generale” affronta questo decisivo autunno possono
ritenersi “ideali”, in parte per nostra fortuna ed in parte per suo (di Renzi)
merito.
Diceva però anche, Napoleone, che “la fortuna è donna; se ve la lasciate
sfuggire oggi non crediate di ritrovarla domani”.
Ecco perché l’altro
giorno dicevamo che questo autunno ci appare decisivo.
Le cose in pentola sono tante (troppe!, dice ruvidamente
anche Marchionne): almeno su una di esse occorre una vittoria chiara, non di
parole ma di fatti e, soprattutto, di fatti efficaci.
Accantonati, per ora, il progetto
privatizzazioni centrali e locali, pendenti la riforma della Pubblica
Amministrazione e il famoso job act e
diverse altre cose, imminente la ripresa delle battaglie parlamentari sulle
riforme costituzionali, il banco di prova sarà la altrettanto conclamata spending review, con le connesse (e
secondo me decisive) questioni della destinazione dei risparmi e della direzione
(pardon: del verso) dei tagli:
orizzontali – come fece “l’odiato” Tremonti – o verticali come – sempre secondo
me – sarebbe necessario per cominciare almeno a porre il problema di “riperimetrare”
lo stato.
Intendiamoci bene: nulla di semplice, nulla
di indolore (ricordiamoci che ad ogni esborso dello Stato corrisponde un
incasso per qualcuno), nulla di popolare.
Ma, diceva sempre Napoleone, “chi ha paura di essere battuto stia pur certo
della sconfitta”.
Vedremo. Tutti abbiamo interesse a che il
nostro generale non si lasci sfuggire la fortuna.
Roma, 9 settembre 2014
Nessun commento:
Posta un commento