(di Felice Celato)
Ancora
troppo presto per capire quali saranno gli schieramenti in campo (figuriamoci
dunque per domandarsi che fare quando si voterà): per ora siamo solo
(relativamente) certi dell’accoppiata Bersani-Vendola e delle “primariette” del
PD (congiunte con quelle di SEL) fra Natale e Capodanno, apparentemente
studiate per garantire, dietro l’usbergo inattaccabile del ricorso “al popolo”,
che la cachistocrazia si perpetui attraverso
la consultazione delle strutture di partito nelle sezioni del PD.
Vedremo
il resto.
Nel
frattempo, leggendo Scalfari su Repubblica
di oggi, ho capito che cosa voleva dire D’Alema definendo “moralmente discutibile” la candidatura di Monti: voleva dire,
spiega il fondatore di Repubblica,
che, candidandosi, Monti “metterebbe in
difficoltà il PD, il partito che più degli altri lo ha lealmente appoggiato fin
dall’inizio, quando Berlusconi si dimise ed il PD avrebbe potuto chiedere che
si andasse subito alle elezioni che probabilmente avrebbe vinto”.
A
parte il curioso ricorso ad appelli morali da parte di chi ha sempre
orgogliosamente difeso l’autonomia della politica, mi pare però di capire che
il riguardo sarebbe non per il Paese (che indubbiamente Monti ha sottratto al
baratro del default e del totale
discredito internazionale) ma per il PD che, forte dell’appoggio della Camusso,
nel frattempo si è però alleato con chi chiede l’annullamento di quanto Monti ha
fatto.
Onestamente
fatico a districarmi in questo groviglio di argomentari; per ora ci resta la
certezza che il “problema Italia” viene, anche sgradevolmente, percepito come
un problema Europeo; e questo non mi sorprende, visto, fra l’altro, che circa
un terzo del nostro debito monstre è
collocato all’estero; e che l’Italia, per rilevanza della sua economia e dei
suoi consumi, non è, come dicevamo qualche giorno fa, la Grecia e nemmeno la
Spagna.
Mi
aspetto che in campagna elettorale i nostri retori sfodereranno tutte le armi
delle più pericolose suggestioni, fatte – as
usual – di enunciazioni di grandi principi e di grandi idealità (sulle
quali spesso è difficile essere in disaccordo) dimenticando come sempre che,
come si dice, “il diavolo sta nei dettagli” e saranno proprio i dettagli (che,
poi, tanto dettagli non sono) che faranno della nostra agenda politica una
scelta di adesione al contesto europeo - che, pur non esente da problemi e anche
gravi, comunque ci è proprio - o un ritorno al passato delle ideologie vuote e
paralizzanti.
Mi
viene in mente una curiosa strofetta che i dispregiatori dei dettagli farebbero
bene a rileggere:
In mancanza di un chiodo si perse il
ferro di cavallo.
In mancanza del ferro di cavallo si
perse il cavallo.
In mancanza di un cavallo si perse
il cavaliere.
In mancanza di un cavaliere si perse
la battaglia.
In
mancanza di una battaglia si perse il regno.
Roma, 16 dicembre 2012
PS: per tutelare l’attenzione ai “dettagli”
basterà sempre domandare: “e i
soldi dove li troviamo?” oppure: “se finanziamo questo, che cosa
de-finanziamo?”; oppure ancora: “se tagliamo le tasse, da dove recupereremo le
risorse per pagare debiti ed interessi?”, ovvero “se tagliamo una spesa (cui di
solito corrisponde un reddito per qualcuno), come sosteniamo il reddito di chi
è stato tagliato?”
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