Avvinghiati all’intelligenza
(di Felice Celato)
Prima dell’approvazione della legge di stabilità e delle conseguenti
dimissioni del Governo non sarà possibile capire appieno come sarà questa
campagna elettorale che già si presenta così male. La svolta decisiva si
avrà quando Monti deciderà (o, meglio, esternerà la propria
decisone) se candidarsi e con quale supporto politico/elettorale. Allora magari
ne riparleremo per ragionare insieme sul da farsi (intendo: con coloro che non
sanno già cosa fare; e io sono fra quelli).
Tuttavia sui prodromi dell’ordalia, vale già la pena di riflettere, se non
altro per predisporre la nostra mente e la nostra pazienza al duro periodo che
sicuramente ci attende.
La palese idiozia (“che ci importa a noi dello spread?”) esternata da chi
certamente idiota non è (potrà essere stanco, forse politicamente disperato, ma
certamente non idiota) ci dà la misura di una rincorsa al vorticoso ribasso
della qualità delle proposte che saranno sottoposte al famoso “popolo sovrano”;
e gli “inviti” alla saggezza che ci vengono da fuori (per quanto sgraditi o
sgradevoli siano; e certamente per me sono stati ad un tempo centrati e sgradevoli) ci danno
la misura della oggettiva preoccupazione
che destiamo (l’Italia non è la Grecia e nemmeno la Spagna!). E anche di come
ormai le decisioni che la politica nazionale può prendere siano estremamente
limitate, soprattutto quando si è pieni debiti e ancor più di problemi. E,
infine, di quanto poco affidante sia lo scenario sociologico, culturale e politico
che si va mettendo insieme in questa lunga vigila elettorale (ci piaccia o no,
certi personaggi pittoreschi o grotteschi che incarnano….o re-incarnano, a
destra o a sinistra, buona parte
dell’attuale offerta politica che viene proposta agli Italiani non sono fatti
per piacere a chi si preoccupa dell’Italia come pezzo essenziale dell’Europa).
Come ho sempre pensato, i popoli prima o poi pagano il prezzo di non aver saputo scegliere i propri capi (o
di non essersi liberati per tempo di quelli che si siano rivelati inidonei):
dall’Italia di Mussolini alla Germania di Hitler, dalla Palestina di Arafat
all’Iraq di Saddam o alla Libia di Gheddafi, gli esempi anche contemporanei non
mancano.
Noi, per nostra fortuna, abbiamo davanti un evento – le prossime elezioni –
che rimetterà in mano al “popolo sovrano” l’arma democratica per “re-settare” fisiologicamente le scelte del passato (per
me sbagliate, ma non importa più); e possiamo farlo – grazie a Dio! – in piena
libertà e pace. Dobbiamo cercare di farlo però solo con intelligenza, che non
ci manca come popolo ma che spesso lasciamo traviare dalle pulsioni emotive
della natura più disparata.
Prepariamoci ad affrontare questi due durissimi mesi che abbiamo davanti
avvinghiandoci (sì, avvinghiandoci!) solo all’”intelligenza delle cose”, cioè
alla comprensione della realtà così com’è, anche prescindendo dalle
responsabilità che l’hanno fatta,
appunto, com’è; e all’”intelligenza dei
messaggi”, cioè alla cura attenta di quello che si dice e alla critica razionale
a ciò che ci viene detto. Non lasciamo pertugi di sorta, per quel che possiamo,
a narratori di fiabe, ad eccitatori di pance, ad emozionisti sconclusionati ed
incoscienti.
Sarà un esercizio difficile, perché le cose sono terribilmente complicate e
non sopportano semplificazioni becere; e perché il “pabulum” che la situazione offre alla rabbia e all’irrazionalità è
abbondante e può ispirare messaggi
seducenti. Ma è un esercizio necessario per non sbagliare ancora e per
non accumulare un conto negativo troppo
lungo, da far regolare, prima o poi,
alla storia, con maggior dolore.
Roma, 12.12.12
Nessun commento:
Posta un commento