Attenzione: non adatto ai "laici"
(di Felice Celato)
Oggi, desueta festività di Ognissanti, mi è capitato
di ripensare ai Santi della mia vita, a quei silenziosi consolatori delle
nostre insufficienze ai quali, nei vari passaggi dell’esistenza, mi è capitato
di ”ricorrere” col pensiero, o meglio – se questo non scandalizza i tanti amici
laici e “cattolici adulti” – di domandare sostegno ed aiuto: così ho cominciato
con San Francesco, per una serie di motivi il santo di famiglia, le cui storie
hanno fatto parte del mio "lessico familiare" della santità e delle mie tante
visite in Assisi e a Santa Maria degli Angeli; poi a Sant’Agostino, il santo
del Ginnasio, tanto amato e comunicato da due miei indimenticati professori, e a
San Giuseppe da Copertino, protettore degli studenti poco dotati (io a scuola
ero bravo ma, mi dicevo passando dalla chiesa di san Giuseppe,…..non si sa
mai!); poi a san Tommaso d’Aquino, il santo del Liceo, un grande, pio e
raffinato ragionatore su Dio; poi a Sant’Ignazio, il santo della mia maturità, el noble caballero, che ha dato il via a
quella schiera di preti a cui vanno le mie simpatie intellettuali e spirituali.
E anche a Padre Pio, silenziosamente intuito dai miei genitori. E poi, su
tutti, alla Santa dei Santi, alla Maria di Loreto, la Madonna di casa e alla Maria
di Lourdes, madre della mia famiglia.
La vita, ripensata attraverso le devozioni (alcune ne
ho forse anche dimenticate), mi appare un percorso meno accidentato, meno
solitario, meno faticoso, ed anche più lieto. Per questo la festa di Ognissanti
non mi passa d’accanto senza commozione.
Roma, 1° novembre 2012
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