mercoledì 7 novembre 2012

Letture


Due segnalazioni
(di Felice Celato)
1.
Chi si è interessato al “mini-dibattito” che abbiamo cominciato fra noi su questo blog (e per la verità, poi, in larga misura, proseguito in…sede conviviale) sul tema di cui ai due post Ecologia della convivenza/2 del 5 aprile 2012 (che segnalava il saggio di G. Cucci e A. Monda L’arazzo rovesciato. L’enigma del male) ed Ecologia della convivenza /3 del 20 agosto 2012 (che ritornava sul tema dell’enigma del male dal punto di vista antropologico, partendo da La banalità del male di Hannah Arendt) troverà molto interessante leggere il romanzo La parte dell’altro di Eric-Emanuel Schmitt, uno straordinario scrittore francese da me più volte segnalato e raccomandato.
Del “messaggio” del libro è molto difficile parlare in poche righe perché centrato su un tema vastissimo ed affascinante (appunto quello del male e delle sue dinamiche umane) con una tesi di fondo che è forse difficile da accettare ma certamente anche da respingere. Tuttavia si può intuirlo dalla storia stessa del romanzo (perché, beninteso, di un romanzo si tratta, non di un saggio di antropologia) che tenterò di riassumere in poche parole: all’Accademia di Belle Arti di Vienna, nell’ottobre del 1908, si presentano per l’esame ammissione due persone dalle storie psicologiche molto simili: Adolf Hitler e Adolf H.; l’uno, Adolf Hitler, viene respinto, l’altro, Adolf H., viene ammesso. Da questa banale coincidenza cronologica si dipartono due storie di vita che porteranno assai lontano i due personaggi, il primo verso, appunto, la storia tragica del dittatore tedesco, l’altro verso una più anonima carriera di artista e insegnante di arte.
Il libro è piuttosto lungo ( e forse sapete che personalmente non amo i romanzi troppo lunghi) ma la narrazione alternata delle vicende dei due personaggi nel tempo rimane sempre tesa ed avvincente; sicché il testo scorre via appassionante, senza stancare quasi mai, ricco di riferimenti alla storia vera del dittatore tedesco, del quale anzi viene tracciato un ritratto psicologico certamente ricco di spunti di riflessione. Mi è restato qualche dubbio sulla probabilità di alcune situazioni ma non è rilavante ai fini del “messaggio”.
Tutta qui, questa segnalazione; sul tema di fondo non vorrei tornare qui, avendone, tutto sommato, già parlato in misura più che larga, considerati i limiti propri del “mezzo” blog. Posso dire solo che la visione del romanziere e drammaturgo francese conforta pienamente le (provvisorie) conclusioni cui ero giunto leggendo i ben più consistenti saggi sopra richiamati.
Buona lettura (agli interessati): non resteranno delusi, ne sono convinto.
2.
Di tutt’altra natura è il piccolo libro di John Maynard Keynes Le mie prime convinzioni (Adelphi) che raccoglie due testi (con brevi saggi introduttivi): il primo (Melchior, un nemico sconfitto) è un interessantissimo e pungente resoconto che il grande economista scrisse all’indomani della sua partecipazione come “tecnico” della delegazione Inglese alla Conferenza di Pace di Parigi (1919) che poi finì per diventare la premessa della Seconda Guerra Mondiale; il secondo, invece, quello che dà il titolo alla raccolta, è un più oscuro scritto, di medio interesse, destinato a pochi amici, nel quale Keynes dà conto di alcune sue riflessioni sulle idee che circolavano a Cambridge a cavallo fra le due guerre.
Roma, 7 novembre 2012

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