Due segnalazioni
(di Felice Celato)
1.
Chi
si è interessato al “mini-dibattito” che abbiamo cominciato fra noi su questo blog (e per la verità, poi, in larga
misura, proseguito in…sede conviviale) sul tema di cui ai due post Ecologia della convivenza/2 del 5 aprile
2012 (che segnalava il saggio di G. Cucci e A. Monda L’arazzo rovesciato. L’enigma del male) ed Ecologia della convivenza /3 del 20
agosto 2012 (che ritornava sul tema dell’enigma del male dal punto di vista
antropologico, partendo da La banalità
del male di Hannah Arendt) troverà molto interessante leggere il romanzo La parte dell’altro di Eric-Emanuel
Schmitt, uno straordinario scrittore francese da me più volte segnalato e
raccomandato.
Del
“messaggio” del libro è molto difficile parlare in poche righe perché centrato
su un tema vastissimo ed affascinante (appunto quello del male e delle sue
dinamiche umane) con una tesi di fondo che è forse difficile da accettare ma
certamente anche da respingere. Tuttavia si può intuirlo dalla storia stessa
del romanzo (perché, beninteso, di un romanzo si tratta, non di un saggio di
antropologia) che tenterò di riassumere in poche parole: all’Accademia di Belle
Arti di Vienna, nell’ottobre del 1908, si presentano per l’esame ammissione due
persone dalle storie psicologiche molto simili: Adolf Hitler e Adolf H.; l’uno,
Adolf Hitler, viene respinto, l’altro, Adolf H., viene ammesso. Da questa
banale coincidenza cronologica si dipartono due storie di vita che porteranno
assai lontano i due personaggi, il primo verso, appunto, la storia tragica del
dittatore tedesco, l’altro verso una più anonima carriera di artista e
insegnante di arte.
Il
libro è piuttosto lungo ( e forse sapete che personalmente non amo i romanzi
troppo lunghi) ma la narrazione alternata delle vicende dei due personaggi nel
tempo rimane sempre tesa ed avvincente; sicché il testo scorre via
appassionante, senza stancare quasi mai, ricco di riferimenti alla storia vera
del dittatore tedesco, del quale anzi viene tracciato un ritratto psicologico
certamente ricco di spunti di riflessione. Mi è restato qualche dubbio sulla
probabilità di alcune situazioni ma non è rilavante ai fini del “messaggio”.
Tutta
qui, questa segnalazione; sul tema di fondo non vorrei tornare qui, avendone,
tutto sommato, già parlato in misura più che larga, considerati i limiti propri
del “mezzo” blog. Posso dire solo che la visione del romanziere e drammaturgo
francese conforta pienamente le (provvisorie) conclusioni cui ero giunto
leggendo i ben più consistenti saggi sopra richiamati.
Buona
lettura (agli interessati): non resteranno delusi, ne sono convinto.
2.
Di
tutt’altra natura è il piccolo libro di John Maynard Keynes Le mie prime convinzioni (Adelphi) che
raccoglie due testi (con brevi saggi introduttivi): il primo (Melchior, un nemico sconfitto) è un
interessantissimo e pungente resoconto che il grande economista scrisse
all’indomani della sua partecipazione come “tecnico” della delegazione Inglese
alla Conferenza di Pace di Parigi (1919) che poi finì per diventare la premessa
della Seconda Guerra Mondiale; il secondo, invece, quello che dà il titolo alla
raccolta, è un più oscuro scritto, di medio interesse, destinato a pochi amici, nel quale Keynes dà
conto di alcune sue riflessioni sulle idee che circolavano a Cambridge a
cavallo fra le due guerre.
Roma, 7 novembre 2012
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