Primarie e
secondarie
(di Felice Celato)
Nel
giorno dei peana sulle primarie (prova di maturità, grande partecipazione di popolo,
domanda di politica, e via salmodiando) vorrei fare alcune considerazioni sulle
quali (lo dico subito: tristemente) ragionare.
Come
forse qualche volta mi è capitato di lasciar capire, in principio non amo le
primarie (anche se, di nuovo lo dico subito, vi ho partecipato sia pure coi…..mugugni
di cui in appresso).
Ritengo,
infatti, che i corpi intermedi (partiti, sindacati, etc) debbano saper fare il
loro mestiere (nel quale rientra quello di selezionare efficacemente la propria
classe dirigente) senza dissolvere la loro “intermedietà”
in continui ricorsi al popolo, che, lo sappiamo si fa spesso preda delle
proprie emozioni. Ma tant’è: se non c’è altro modo per far funzionare i
partiti, allora andiamo pure alle primarie! Così, alla fin fine, ho partecipato
ritenendo soprattutto che – in questi momenti di populismi ed assenteismi –
fosse opportuno dare un messaggio di partecipazione, sia pure ad una
“competizione democratica” non esente, a mio modo di vedere, da diverse e
pesanti censure.
A
scanso di equivoci, la prima “tornata” è stata – al di là delle retoriche magniloquenti – un medio successo: se sono veri i dati che ho letto sui giornali ha votato meno
del 70% di quanti votarono nelle primarie del 2005 che, peraltro, non portarono
bene al paese. Inoltre la distribuzione dei voti, così come appare dalla
scomposizione dei dati per regione, ha risentito di localismi tipicamente italiani
che non lasciano presagire nulla di buono.
Ora
dopo la prima “tornata” ci accingiamo al barocco passaggio del ballottaggio
dove chi meno ha avuto (di voti) conterà di più trasformandosi da concorrente
in contributore di voti. E così questa “tornata secondaria di coalizione” si
farà essa stessa primaria di partito, lasciando poi però agli “alleati” (spero di sbagliarmi) più o
meno la stessa autonomia che, per esempio, Rifondazione Comunista utilizzò così
bene nel recente passato. In questa settimana vivremo dunque l’ulteriore
sceneggiata di uno (se non addirittura di tutti e due i candidati espressione
del PD) che si agiterà per innestare nelle linee di partito quelle di un altro
partito (SEL), permodoché – per rispetto del popolo sovrano di coalizione –
diffonderà al meglio le “tossine politiche” di inconciliabili visioni del mondo
(e dell’Italia e dei suoi mali e delle sue urgenze) all’interno di un partito che già deve fare
i salti mortali per tenere insieme le sue componenti cattoliche con quelle più
propriamente di sinistra (ora moderata e già post-comunista). E il Centro
Sinistra diventerà di nuovo quel
guazzabuglio di confuse pulsioni che fu la maggioranza Prodi del 2006.
Se è
vero che historia magistra vitae,
possibile che noi non si riesca mai ad uscire dalla coazione a ripetere sempre
gli errori già fatti?
As usual, spero di sbagliarmi!
Roma
26 novembre 2012
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