Ripresa delle attività (e delle angosce)
(di
Felice Celato)
Bene,
eccoci qua, alla ripresa, coi mugugni settembrini!
L’agosto
è stato, per il nostro povero Paese, meno duro di come me l’aspettavo (Ilva ed
Alcoa a parte, e non è poco). Fra oggi (decisioni BCE) ed il 12 (decisone Corte
Costituzionale Tedesca) si capirà meglio dove vuole andare l’appannato progetto
Europeo. Non so quando invece capiremo dove vuole andare l’Italia; forse bisognerà
aspettare le elezioni, e non è una bella né breve attesa. Nel frattempo
assistiamo stupefatti al marasma della politica: Berlusconi “minaccia” (è
proprio il caso di dire!) di ri-scendere in campo (e del resto, se non si
ricandida lui, chi candiderà il PDL? Alfano? Cicchitto, Gasparri? Montezemolo?
Scajola?); Tremonti annuncia un suo partito; Passera ammicca a destra e
sinistra; Vendola, Di Pietro e Casini si contendono il letto del PD che Renzi
riempie di spine per il povero Bersani; il quale, dal canto suo, moderno
Procuste, cerca di tagliare i propri potenziali alleati per renderli adatti al
suo letto (peraltro reso spinoso da Renzi!). Letta (Enrico) veleggia
silenzioso, quasi per far intendere che lui non esiste; nel frattempo, l’ottimo
Fassina, tenendo fisso lo sguardo su di esse, affina le sue moderne visioni
economiche che Boccia gli boccia. Tutti insieme, però, lavorano intensamente
(sic!) ad una nuova legge elettorale che ciascuno commisura ai suoi propri
interessi immediati, chi rivolendo il Mattarellum, chi sperando di tenersi il Porcellum,
chi puntando tutto su un nuovo Bordellum. Sullo sfondo Grillo si agita e
grida, raccogliendo – così mi viene detto – insospettabili adesioni (di
principio, immagino!).
Dal
canto suo, il Governo, dove non arriva l’occhio e la mano di Monti, inanella
figuracce sui provvedimenti di
attuazione delle riforme (del resto con tanti convegni da presenziare, non c’è
tempo per amministrare!) e sulle gazzose (mi domando: se si vogliono tassare le
gazzose perché gli obesi pesano troppo sul sistema sanitario nazionale, perché
non tassare i salami e, in particolare, l’amato e grasso ciauscolo, o magari anche
le pillole per la pressione che tengono in vita gli ipertesi a scapito del
sistema previdenziale?)
Beh!
Ora basta coi sarcasmi e torniamo ad interrogarci con serietà!
Dunque,
seriamente: possiamo farcela? Non lo so, francamente; e non lo sanno nemmeno i
nostri creditori, purtroppo; mi vengono molti dubbi quando leggo i giornali o
guardo i telegiornali (e li guardano anche loro!). Scriveva il cardinale
Martini (Qualcosa in cui credere,
Piemme, 2010): di quale guarigione o di
quali guarigioni abbiamo bisogno noi nel profondo? Sottolineo il plurale; abbiamo, perché è un bisogno che ci tocca anche
come società. E sono tante le pesti che urgono la guarigione: la violenza, la
disperazione, il disfattismo, la fuga dalle responsabilità, lo sconforto, la
solitudine. Di tutti questi mali abbiamo bisogno di essere guariti nel profondo.
E
dunque, come ci è proprio, speriamo di farcela, speriamo di guarire nel
profondo! Ognuno a modo suo, ma speriamo! La
speranza è che correnti vitali che in ogni società, per quanto sregolata,
continuano ad esistere possano captare la reattività di sofferenza dei singoli
e riconvogliarle verso una ripresa della consapevolezza sociale
(Censis: Fenomenologia di una crisi
antropologica, Francoangeli, 2011)
Rimango
convinto che verità, perdono e fatica (cfr Parole
guida, in questo blog, del mese
scorso) siano la ricetta generale, la chiave “filosofica”(almeno quella laica!), per la guarigione di
cui parla Martini; sul piano del fare rimango anche convinto che esistano le
vie d’azione che sono alla nostra portata, solo che le si voglia considerare
con serietà e capacità di proposta. Torno a segnalare a tutti (l’ho già fatto
in due blog del 9 marzo e del 6
maggio uu.ss) un serio documento concreto che non ha ricevuto, finora, le
attenzioni che merita: Perché l’Italia
non si spenga, in www.perunanuovaitalia.it
).C’è molto di quel che possiamo fare, guardando ad un profondo rinnovamento
con coraggio e fantasia. Buona ripresa, a tutti!
Roma
6 settembre 2012
La via di uscita dalla crisi e' europea, o non e'. Nessuna riflessione strategica sulla necessaria riforma di Governance politica comunitaria pero' avanza, e nemmeno se ne parla. Aspettiamo al traino le decisioni della BCE, negoziate con Bundesbank e Merkel, oppure attendiamo trepidanti la sentenza della Suprema Corte tedesca. Mancano i De Gasperi, gli Schumann, gli Adenauer, gli Spinelli, i Kohl, i Mitterand. Se non alziamo gli occhi alla costruzione europea, restiamo a guardare il dito delle nostre vicende periferiche
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