giovedì 7 maggio 2020

Verso la chiusura del lazzaretto

Il meltdown del lockdown
(di Felice Celato) 
Si chiude oggi questa serie di tristi post dal lazzaretto. Saranno stati i primi tepori primaverili o i dati sul calo dei nuovi casi di contagio o la stanchezza di tutti per questa innaturale fase della nostra vita; fatto sta che si avvia a chiusura (cauta e forse non definitiva, s’intende!) la lazzarettizzazione delle nostre città.
Ed eccoci qua – la notizia era attesa da noi baciapile! – che il presidente della CEI ed il Premier Umanista hanno firmato oggi il Protocollo che permetterà la ripresa delle celebrazioni con il popolo; così recita in epigrafe il solenne comunicato stampa congiunto CEI-Governo che stabilisce, tuttavia, dettagliate norme – igienizzazione  dei luoghi e degli oggetti, svuotamento delle acquasantiere, modalità di somministrazione dell’eucarestia, modalità di afflusso dei fedeli, etc – sull’accesso ai luoghi di culto in occasioni di celebrazioni liturgiche (cfr. acistampa del 7 maggio 2020, ore 1.00 a.m., come a testimoniare, secondo liturgie sindacali, l’intensità e la complessità della trattativa svolta al difficile tavolo negoziale dal Cardinale Bassetti, dal Premier Conte e dal Ministro degli Interni Lamorgese). Per il momento (ma forse ci sarà un prossimo addendum?) non sono disciplinate né confessioni né estreme unzioni.
La normativa entra in vigore da lunedì 18 maggio, recita l’imbarazzato (o imbarazzante?) comunicato congiunto, che pure fa esplicita menzione della profonda collaborazione e sinergia fra i firmatari del Protocollo, concessione di reciproco apprezzamento fra le parti tipica dell’esito felice di ogni trattativa; sicché da domenica 24 maggio riprenderanno le celebrazioni domenicali, magari – come suggerito dal Protocollo – intensificate per numero per evitare sovraffollamenti; e forse (immagino) anticipate da qualche messa feriale nei giorni che vanno da lunedì 18 a sabato 23, per i più ansiosi di celebrazioni eucaristiche.
Poiché sono solito andare a messa al Gesù, mi è venuto naturale collocarmi con la mente nella bellissima chiesa dei padri Gesuiti; e inevitabilmente il pensiero mi è andato al drammatico Crocefisso della scura cappella centrale di sinistra. 
Mi sono immaginato che sul Volto del Christus patiens, distrutto dalla sofferenza, passasse per un momento un’ombra di ironica pietà per l’igienizzazione degli oggetti (forse le pissidi?) o per i guanti e le mascherine prescritte ai celebranti.
E mi è tornata alla mente l’ultima frase del Vangelo secondo Matteo: Ecco, io sono con voi tutti i giorni, fino alla fine del mondo. Nonostante tutto.
Roma 7 maggio 2020

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