L’ultimo Papa d’ Occidente?
(di Felice Celato)
Questo Papa [Benedetto XVI] intellettualmente gigantesco e fisicamente umile è stato un “eretico” nel tempo del religiosamente corretto, del sincretismo, del misticismo fai da te, dell'ecumenismo vuoto, del dialogo con tutti e con nessuno, del cattolicesimo che la cultura dominante vuole remissivo, piegato, sconfitto, marginale. Un Pellegrino della modernità che ha attraversato il vecchio mondo europeo segnato dalla mancanza di respiro, dal vuoto dalla divisione, dal nulla. Un Papa considerato “retrogrado”, custode di una “tradizione obsoleta”, ma ossessionato dal declino del cattolicesimo e da quello che Robert Speamann definì “il nichilismo travolgente di questi tempi”.
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Nella sua celebre Introduzione al Cristianesimo, l'allora professore [Joseph Ratzinger] usò un apologo narrato dal filosofo danese Soren Kierkegaard per spiegare lo stato in cui si sarebbe ritrovata la Chiesa in Occidente, paragonata a un clown che nessuno prende più sul serio. Un circo si incendiò e a chiamare aiuto nel villaggio vicino fu mandato un clown “già abbigliato per la recita”. C'era il pericolo che si incendiasse anche il villaggio. Ma i paesani “presero le grida del pagliaccio unicamente per un astutissimo trucco del mestiere” e lo applaudivano. ”Il povero clown aveva più voglia di piangere che di ridere; e tentava inutilmente di scongiurare gli uomini ad andare, spiegando loro che non si trattava affatto di una finzione, d’un trucco, bensì di un amara realtà, giacché il circo stava bruciando per davvero. Il suo pianto non faceva altro che intensificare le risate: si trovava che egli recitava la sua parte in maniera stupenda”. E quando il fuoco arrivò al villaggio era troppo tardi, cosicché circo e villaggio finirono distrutti. “Chi tenta di diffondere la fede in mezzo agli uomini che si trovano a vivere e a pensare nell’oggi può realmente avere l’impressione di essere un pagliaccio” scrisse Ratzinger nel 1969.
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Ratzinger ha contribuito a garantire che qualcosa di riconoscibile come “cristianesimo” sia sopravvissuto al caos contemporaneo. Ci ha fornito gli strumenti per superare la crisi e per ricostruire qualcosa che assomigli a quello che un tempo, con orgoglio, chiamavamo “Occidente”. Non è poco, per un solo uomo. Ratzinger è stato però anche la grande “vittima” di quella dittatura del relativismo che è il suo grande cavallo di battaglia, come se l'attacco continuo alla cultura contemporanea abbia contribuito all’erosione delle sue forze fisiche e morali. Il tempo ci dirà – se grazie a cinquant'anni di dinamite intellettuale che ha piazzato sotto l’inespugnabile edificio della postmodernità – Ratzinger sia stato quel clown cui nessuno ha creduto mentre gridava “al fuoco” o se invece non sia stato un nuovo Benedetto in grado di salvare la civiltà dal grande incendio.
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Ci vogliono altre parole per dire che questo libro di Giulio Meotti, evidentemente dedicato a Benedetto XVI (L’ultimo Papa d’Occidente?, LiberiLibri, 2020, da cui sono tratti questi brani), ricchissimo di citazioni e di riferimenti, mi ha consolato?
Non enim possumus quae vidimus et audivimus non loqui, noi non possiamo tacere quello che abbiamo visto e ascoltato, risposero Pietro e Giovanni agli uomini del Sinedrio che cercavano di imporre il silenzio alla predicazione della Buona Novella (Att. 4,20); e la Chiesa da loro costruita è giunta fino a noi in mezzo alle tempeste dei secoli. E Benedetto XVI non ha taciuto.
Roma 15 maggio 2020
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