La notte di un’epoca
(di Felice Celato)
Eccomi qua, di nuovo con una lettura da segnalare, una lettura che mi ha tirato fuori per qualche ora dall’accidia di questo tempo, ancorché – per l’argomento trattato – di per sé idonea anche ad alimentare quel senso di belletta negra di cui parlavamo nell’ultimo post.
Il libro (La notte di un’epoca – Contro la società del rancore, i dati per capirla e le idee per curarla di Massimiliano Valerii, edito da Ponte delle Grazie, 2019), come si capisce chiaramente dal titolo e dal sottotitolo, è in gran parte dedicato alla rivisitazione della critica dimensione sociologica (e antropologica) del nostro vivere contemporaneo, seguendo il flusso delle esplorazioni che ne fa – da anni, incessantemente e magistralmente – il Censis (non a caso Valerii ne è il Direttore Generale), esplorazioni con le quali i frequentatori di questo blog sono in qualche modo familiari.
Dunque il libro, nella sua parte analitica (quella centrale), non presenta nuove evidenze: ascensore sociale bloccato, rancore, crisi demografica, grandi implicazioni della disintermediazione digitale, rivoluzione del soggettivismo, ciclo della paura, sovranismo psichico, passioni tristi, dissoluzione di un condiviso immaginario collettivo etc., sono tutti temi noti ai lettori, anche distratti (quali noi non siamo), delle analisi Censis degli ultimi anni. Valerii ne riepiloga acutamente le evidenze demoscopiche, ne coglie le dinamiche nel corso degli ultimi settant’anni, ne riordina il filo conduttore, con intelligenza ed eleganza di scrittura; e disegna - in fondo – lo scenario critico (ricordiamo sempre: crisis in greco vuol dire anche passaggio, mutamento) che, ahinoi!, abbiamo davanti agli occhi e che – ritengo di poter dire – abbiamo chiaro anche nelle sue conseguenze politiche.
Una seconda parte del libro (quella iniziale e i tre lunghi capitoli finali) è invece dedicata alla prospettiva filosofica (non è forse, la sociologia, il luogo di incontro fra la statistica ed alcune discipline della filosofia?) lungo la quale Valerii pone l’indicazione di una via d’uscita: come si può tornare a pensare in grande? Come si possono rimettere in moto i desideri [l’immaginario collettivo] di noi diavoli sognanti?
La strada – suggestiva e colta – è quella, scrive Valerii, della riscoperta dell’utilità delle passioni (Cartesio), della consapevolezza del salto d’epoca (Hegel) e della riscoperta di una laica speranza come nucleo caldo dell’esistenza e come motore del cambiamento e dell’evoluzione della storia (Bloch). E alla presentazione dei profili umani ed intellettuali di questi tre grandi filosofi sono dedicati i capitoli finali del libro.
Per me (che non ho fatto, come invece Valerii, profondi studi filosofici) sono risultate particolarmente suggestive le pagine iniziali e finali dedicate proprio a quest’ultimo filosofo (Bloch), confesso sconosciuto – se non nel nome – ai manuali di filosofia in uso al liceo (pressoché tutto ciò che ho frequentato della materia, sia pure con passione). Le frasi di Bloch che Valerii pone in conclusione del suo interessante discorso, mi pare meritino di essere qui richiamate per la loro attuale pertinenza (e perché in fondo riepilogano il senso della prospettiva dell’autore): Non accontentatevi del cattivo presente. Continuate a sognare ad occhi aperti. Scansate il frutto avvelenato del rancore. E non cadete nella trappola della nostalgia. Noi siamo potenza. Noi siamo infinito.
Francamente non so dire se il tipo di approccio che Valerii propone (in linea con la “medica” passione civile del Censis), sia adeguata alla diffusione e al radicamento dei nostri mali; potrei dire – da affascinato dall’ebrezza nello Spirito Santo – che vale la pena, sempre, di credere che sia possibile di fare la verità nella carità (Veritatem autem facientes in charitate, Ef.4,15); perché di verità e carità il nostro tempo ha bisogno. Urgente.
In sintesi: il libro (disponibile anche in e-book) è interessante e stimolante; vale la pena di leggerlo per capire, per ripassare e per…sperare.
Roma 25 settembre 2019
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