sabato 17 agosto 2019

Zoologia e finanza

I tassi sono poco o molto saggi?
(di Felice Celato)
Scrive Wikipedia che il tasso (Meles meles…) è un mammifero carnivoro della famiglia delle Mustelidae.… L'aspetto è quasi ursino, con corpo robusto e zampe corte e forti con grossi unghioni adatti a scavare: la caratteristica mascherina nera sulla faccia bianca rende il tasso inconfondibile. Il tasso è un animale notturno, che passa la giornata a dormire all'interno di una delle numerose tane che questi animali scavano nel proprio territorio, e che spesso vengono condivise con altri animali: tuttavia, se molestato, esso si rivela un avversario temibile e tenace.
Sono convinto che coloro che mi conoscono sappiano bene delle mie scarse competenze in materia di zoologia (unica freccia al mio arco, in materia, sarebbe quella di essere figlio di un veterinario, col quale però non ricordo di aver mai parlato di Mustelidi); e perciò posso presumere che tutti abbiano capito che quando parlo di tassi non intendo riferirmi al curioso animaletto dall’aspetto quasi ursino dalla caratteristica mascherina nera sulla faccia bianca. E tuttavia i tassi di cui mi sono occupato per una vita (quelli noti in economia come saggi di interesse, anche se la loro... saggezza viene spesso messa in dubbio), condividono col loro omonimo animalesco certe abitudini di vita: spesso passano la giornata a dormire (nel senso che, di giorno, quando splende il sole, nessuno, in superficie, nota che esistono), talora, quando si infiammano, diventano avversari temibili e tenaci e, per di più, quando il mondo gela, vanno in letargo.
Bene; chiarito così il tema, vengo al sodo: in questi giorni si è letto sui giornali che una banca Danese offre ai suoi clienti mutui a tasso negativo. 
La cosa non sorprende affatto; da tempo ormai i nostri sistemi economici convivono con questa stranezza, prevalentemente (ma non solo) nell’ambito di rapporti interbancari e con la banca centrale; c’era quindi da attendersi che, prima o poi, i tassi negativi facessero la loro comparsa anche nei rapporti fra banche e clienti ordinari.
Non è questo il luogo per discutere  le ragioni e le meccaniche di tale novità (che io sappia è la prima volta che chi presta i soldi per mestiere si dichiara disposto a riceverne indietro meno di quanti ne ha prestati, anche in valori nominali). Invece vale forse la pena di riflettere un po’ sul messaggio profondo (direi quasi filosofico) che questa novità reca a chi la guardi con occhi scevri da tecnicismi da addetti ai lavori. Il tasso di interesse, come tutti sappiamo, è il compenso che il prestatore esige per fare credito a chi ne chiede; esso remunera anzitutto l’operazione in sé (in fondo quante opportunità perdo privandomi della somma data in prestito: quante altre cose, diverse dal prestare il mio denaro e magari più lucrose, avrei potuto fare con la somma che erogo al prenditore?); e poi paga il prezzo dei rischi che il prestatore si assume per il decorso del tempo fra quando eroga il credito e quando se lo vedrà ripagato (per intero). Quali sono, in estrema e semplificata sintesi, questi rischi? Innanzitutto quello della controparte (si potrebbe dire quello espresso dal famoso spread): chi mi garantisce che il debitore vorrà effettivamente rimborsarmi quanto gli ho prestato; o che, indipendentemente dalla sua volontà, le sue intraprese siano produttive di quei ritorni che assicurano il rimborso delle somme ricevute in prestito? Poi c’è il rischio monetario: quando riceverò indietro la somma che ho prestato sarà essa in grado di consentirmi l’acquisto delle stesse cose che mi consentiva di acquistare nel giorno in cui me ne sono spossessato per prestarla al debitore? 
Come si sarà capito anche da chi non si è mai occupato di finanza, tutti questi rischi (ed altri che magari qui sarebbe complicato esemplificare) sono connessi all’essenza della finanza che è, per sua natura, commercio del tempo e misurazione (attraverso il tasso) dei rischi connessi al decorso di esso.
Eccoci allora al problema dei tassi negativi ed al suo implicito messaggio: che vuol dire, in essenza, il fatto che sono disposto ad accettare di ricevere indietro meno di quanto ho prestato? 
Vuol dire che attribuisco al tempo un valore negativo: il tempo (presente e futuro) mi pare così povero di opportunità che sono disposto a farmi carico di tutti i rischi che il tempo comporta (quello di controparte e quello monetario) pur di trovare, oggi, un impiego per il mio denaro. Il futuro, il luogo dove vivranno i nostri figli e nipoti, vale per me meno di zero. Questo vuol dire tasso negativo. Sarebbe bene averlo sempre presente quando, con le poche forze che ci restano per festeggiare qualcosa, plaudiamo al tasso 0!
Meglio andare in letargo, direbbe un saggio mustelide: intorno c’è gelo profondo.
Orbetello, 17 agosto 2019

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