domenica 11 agosto 2019

Letture

Attorno all’immigrazione
(di Felice Celato)
Tentare di tracciare, nel limite delle nostre consuete 750 parole, anche una sola super-sintesi dei numerosi profili di una questione così articolata, complessa e appassionante come quella dell’immigrazione, sarebbe impresa vana e forse anche un po' sciocca. Il tema – come tutti sanno – è di portata globale e di rilevanza epocale: se solo si dà un’occhiata ai molti dati raccolti da organismi internazionali di sicura affidabilità, ci si rende conto facilmente delle enormi cifre di umani coinvolte nel fenomeno, sia nella sua genetica natura economica che in quella umanitaria. Limitando lo sguardo all’ambito Europeo (fonte: 3rd Migration Observatory Report, annualmente curato dal Collegio Carlo Alberto dell’Università degli studi di Torino e dal Centro studi Luca d’Agliano) si stima nell’ordine del 12% l’incidenza media di immigrati presenti nei 15 Paesi principali dell’UE (circa 10% in Italia), circa 48 milioni di umani di cui quasi il 50% di origine extra-europea.
E dunque l’ampiezza del fenomeno è tale da spiegare la crescente attenzione (ma non da giustificare l’isteria) con la quale il problema è affrontato negli ambienti politici di tutto il mondo (e massimamente da noi); peraltro, nelle correnti confuse  percezioni del fenomeno (cfr. Hans Rosling: Factfulness, e, per l’Italia, Nando Pagnoncelli: La Penisola che non c’è, entrambi qui segnalati con post rispettivamente del 28 6 18 e del 24 5 19) giocano spesso interessi politici, macroscopiche confusioni sulla natura delle migrazioni (economica o umanitaria), disinformazione interessata o strutturalmente sciatta, diffusa scarsità di cultura e, quindi, di senso critico, etc. (i lettori di questi post ricorderanno che l’Italia – secondo l’annuale studio Ipsos MORI The perils of perception, 2017, è, fra quelli censiti, il paese Europeo con maggiore scostamento fra percezioni e realtà, il Misperception Index).
Per tutte queste ragioni eviterei di affrontare in poche righe il tema in discorso, che invece dal punto di vista sociologico ed umano assai mi interessa (e, per la sua complessità e decisiva influenza sul futuro, mi appassiona anche  intellettualmente); purtuttavia mi va di segnalare una recentissima ed interessante lettura che – in un certo senso – mi è sembrata l’epitome delle torsioni che il problema in discorso impone quando se ne vogliono cercare radici e soluzioni al di fuori della natura sua propria.
Si tratta del libro di Jean Louis Harouel (storico del diritto, professore emerito a Paris II) intitolato I diritti dell’uomo contro il popolo (LiberiLibri, 2018). Dico subito che si tratta di un saggio di un centinaio di pagine (e perciò….del taglio che mi è più gradito), scritto con grande chiarezza e certamente ricco di spunti per la riflessione; e tuttavia, a mio giudizio, francamente ultroneo nelle rivisitazioni di materie (dai fondamenti cristiani dei diritti umani alla costituzionalizzazione di essi) che mi appaiono (a dir poco) estremamente laterali rispetto al problema de quo; che è – essenzialmente – un problema demografico ed economico, intrecciato con profili umanitari laddove l’emigrazione abbia connotazioni, appunto, di prevalente natura umanitaria (mi riferisco alla categoria dei rifugiati, senza ignorarne la difficile perimetrazione); e, quindi un problema da affrontare, discutere e gestire con ragionate politiche che tengano in conto – dove è necessario –  i profili culturali e giuridici della comunità ospitante (e, fra questi, i diritti umani, anche in Italia recepiti in Costituzione, agli art 2, 3 e 10  per l’esattezza, oltreché radicati nella cultura cristiana della quale – piaccia o non piaccia ad Harouel – fanno parte), le implicazioni economiche dei flussi e la loro sostenibilità, l’evoluzione demografica del paese nel contesto del resto del mondo e – per quanto ci riguarda – dell’Europa. 
Poi, si possono anche avere tutte le percezioni che si vuole dell’immigrazione (quella islamica soprattutto sembra interessare Harouel… del resto come  Houellebecq); entro certi limiti si può anche essere ragionevolmente preoccupati di certe componenti cultural-religiose dell’immigrazione di origine islamica; e tuttavia, a mio parere, per sostanziare politicamente tali percezioni e preoccupazioni (come è assolutamente legittimo fare) non mi pare proprio il caso di scomodare le influenze gnostiche nella cultura cristiana; come mi pare scarsamente utile alla sanità del dibattito sul tema additare come mortiferi disgregatori sociali i diritti dell’uomo, quand’anche, incidentalmente, se ne ritagli la sola porzione che pare irrinunciabile.
Concludo con la raffinata citazione da Elias Canetti (La provincia dell’uomo) con la quale il Governatore della Banca d’Italia ha chiuso le sue Considerazioni Finali alla Relazione presentata agli azionisti della Banca il 31 maggio u.s.: nell’oscurità le parole pesano il doppio. E, su questo tema, forse in Francia ma sicuramente in Italia, in questo momento non c’è molta luce.
Roma 11 agosto 2019



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