L'Eco delle letture
(di
Felice Celato)
Visto
che – temo – fra qualche giorno ci riprenderà (se non la voglia) almeno il
fastidio di occuparci di cose serie e di cose Italiane (notate la strutturale
non-coincidenza dei due ambiti), cominciamo ad avviarci, magari con approccio
autoironico, partendo dal commento di un breve saggio (il taglio è quello di un
lungo articolo di una dozzina di pagine) di Umberto Eco che forse era noto ai
più ma che a me, invece, era sfuggito. Ho avuto l’occasione di conoscerlo su
segnalazione di un blog di lettori
che seguo di tanto in tanto e, devo dire, mi ha molto interessato: si tratta
del saggio intitolato Ur-fascism(*),
scritto da Eco nel 1995 per The New
Yorker review of books [chi vuole leggerlo direttamente troverà – sotto –
il link] e – mi pare di aver capito – poi incluso, in Italiano, nella
raccolta di saggi Cinque scritti morali
pubblicata da Bompiani nel 1997 col titolo Il
Fascismo eterno.
Bene.
E che dice, in estrema e brutale sintesi, questo saggio (fra l’altro godibilissimo,
come molti degli scritti di Eco)? Dice, in sostanza, che il corrente uso
generico del termine “fascista” per
una serie di fenomeni politici (del novecento ma anche di oggi) certamente non
del tutto omogenei fra loro (e l’esemplificazione che di ciò fa Eco è pure
storicamente interessante) è un caso palese di sineddoche (ripasso per gli antichi scolari: figura retorica basata
sull’uso di parole dal significato più o meno ampio di quella propria, ma a
questa riferibili per essere una parte
per il tutto – esempio: come prora per dire nave – ovvero il contenente per il contenuto –
esempio: bere un bicchiere d’acqua – ovvero, ancora, la materia per l’oggetto – esempio: il ferro per la spada. Così il
Devoto-Oli); una sineddoche, dunque,
basata su un qualcosa (il fascismo) che – nella sua versione originale e
prescindendo dalle sue tragiche conseguenze – era più retorica che pensiero, più confusione che ideologia, forse più folklore che sostanza.
E
che cosa ha assicurato il successo di questa sineddoche? Non tanto la
priorità storica del fascismo (in fondo la prima dittatura di destra ad essersi
impadronita di un paese Europeo); quanto piuttosto una serie di ricorrenti caratteristiche
– magari fra di loro contraddittorie – di per sé non organizzabili in un
sistema di idee ma sufficienti, per loro natura ed in differenti realtà, a far
sì che ciascuna di esse richiami il coagulo del fascismo attorno a sé.
Ovviamente
Eco fa poi un’ampia sintesi di tali caratteristiche, spesso profetica (il saggio è di oltre 20 anni fa), che non è il caso qui di riassumere (dal culto della
tradizione alla paura della diversità; dal rigetto della modernità all’appello
alle classi frustrate; dal disprezzo per il debole all’antiparlamentarismo, a
quello che Eco chiama il populismo selettivo; etc.).
Dove
sta, allora, l’approccio autoironico annunciato all’inizio e che servirebbe a
stemperare – siamo in agosto!– la serietà dell’argomento? Beh, sta proprio
nella riflessione sulla sineddoche: confesso che anch’io, in certe materie,
soprattutto in quelle macro-politiche, sono portato all’abuso della sineddoche:
così sono portato a definire comunisti
tutti i semplici statolatri che
magari comunisti non sono; o tutti gli anti-americani preconcetti che magari sono
solo…sud-americani; o tutti i cultori del politically
correct moralista e bacchettone, che magari sono invece solo noiosi.
Forse,
lo riconosco, è un abuso, che mi è consentito dalla pazienza dei miei amici e al
quale ricorro sempre con un po’ di sorriso.
Però,
vabbè, insomma, diciamolo, con imbarazzo ma diciamolo: per me – nonostante
tutto e in certe materie che attivano la
mia estreme diffidenza – se vedo una prora mi aspetto sempre una nave, per
stare all’esempio del Devoto-Oli!
Roma 11 agosto 2016, Santa Chiara (auguri a tutte le Chiare!)
Link
(*) Credo di aver capito che il monosillabo Ur si riferisca alla città di Ur dei
Caldei, intesa come – appunto – prototipo perenne di città, di comunità
organizzata.
P.S. Traggo dal saggio di Eco una fulminante citazione di
Ionesco: Le parole sono le uniche cose
che contano; il resto sono chiacchiere.
Nessun commento:
Posta un commento