giovedì 18 agosto 2016

Saldi d'estate

Frammenti di pensieri
(di Felice Celato)
Indugiamo ancora in questa gradevole astensione dal pensiero che, quest’anno, mi pare il frutto più succoso della pausa estiva; merito, anche, delle Olimpiadi, che, nonostante il fuso orario, seguo attentamente fino alle ore piccole (come sanno tutti i miei amici io sono uno straordinario sportivo da divano, interessato a tutte le specialità, dal sumo al golf, passando ovviamente per il calcio; beninteso: oltre ad essere un flessuoso golfista!).
Di un paio di letture impegnative vi saprò dire presto (argomento: la politica e l’economia).
E dunque, per fare due chiacchiere distensive non ci restano che brevi frammenti di pensieri:
  • al funerale di un mio straordinario capo di tanti anni fa, giunto, ormai novantacinquenne, ad un sereno capolinea (come al solito in queste meste occasioni: molte nostalgie, un po’ di commozione, memorie, vecchi colleghi che ci paiono “straordinariamente invecchiati”, etc.; e anche qualche meritato requiem aeternam), ho sentito leggere un pezzo del quarto capitolo della seconda lettera di san Paolo a Timoteo che mi ha molto sorpreso perché proprio non lo ricordavo. Tutti (o quasi) abbiamo presente il bellissimo passo – appunto da questa lettera paolina – che si legge in quasi tutti i funerali dei credenti (ho combattuto la buona battaglia, ho terminato la corsa, ho conservato la fede…). Ma pochi – scommetto – ricordano i due versetti che lo precedono e che - ho immaginato, per come conosco il mio capo appena defunto – forse proprio lui ha voluto che si leggessero al suo funerale, perché in tanto riflettono il suo modo di guardare al mondo di oggi: Verrà un giorno, infatti, in cui non si sopporterà più la sana dottrina, ma pur di udire qualcosa, gli uomini si circonderanno di maestri secondo i propri capricci, rifiutando di dare ascolto alla verità per perdersi dietro alle favole (II Tim, 4, 3-4). Forse ci siamo, hic et nunc.
  • Bene…pur di udire qualcosa ho ascoltato – stavolta divertito – gli esercizi di incongruità di due eminenti politici, uno italiano e uno francese. Cominciamo dal secondo: Manuel Valls, primo ministro francese, opina che il famoso burkini (il costume da bagno delle donne mussulmane osservanti) sia “incompatibile coi valori della Francia e della Repubblica”. Mi è venuto in mente che, me ne dolgo sinceramente, tante volte senza volere ho offeso la repubblica Francese, tutte le volte in cui ho fatto due passi sulla spiaggia in pantaloni corti (e fin qui va bene, anche per la Francia) ma, ahimè!, in camicia (e – lo confesso solo a voi – anche con sotto un’arcaica canotta, sia pure, per fortuna, ampiamente scollata). Chissà se Voltaire, Diderot e d’Alembert si saranno rivoltati nella tomba! Ma, chiedo scusa, ero rimasto nella convinzione che, in spiaggia, almeno lì!, ognuno ci va vestito come cavolo vuole, una volta che abbia rispettato le norme di decenza e sicurezza che regolano i rapporti fra gli uomini; a meno che – ovviamente – non si voglia sostenere che l’essenza della ossessiva laicità francese stia nel bikini.
  • Fortunatamente è intervenuto l’ottimo nostro ministro degli Interni – sempre fermo e saggio – a riportare l’equilibrio delle opinioni: Le nostre risposte, seppur dure, non devono mai diventare una provocazione potenzialmente capace di attirare attentati. Dunque, secondo questo saggio principio, sì al burkini ma – eh! L’aveva avvertito che le nostre risposte possono essere dure! – basta con le moschee fai da te che spuntano nel garage!  Lievi parole per pensieri pesanti. O viceversa?
  • Anche mons. Galantino – eh! Come poteva mancare? – ha detto la sua in materia: confesso che è la prima volta che non mi sento di criticarlo; e questo – credetemi – è per me motivo di grande soddisfazione.

A presto con le cose più serie (non ne mancherà occasione, temo)!

Orbetello 18 agosto 2016

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