L’IMU limata
(di
Felice Celato)
Temo
di dover dire che la prima mossa del nuovo governo, politicamente necessitata
dalle consuete demagogie partitiche, sia tecnicamente sbagliata; essa, anzi,
conferma l’insopprimibile e perdurante tendenza dei nostri politici a ragionare
sempre e solo in termini elettoralistici.
Mi
spiego meglio su ciò a cui il mio
ragionamento può arrivare, senza sconfinare in quelli che sono gli arcana imperii della nostra democrazia
malata, per me sempre più imperscrutabili.
La
sospensione dell’IMU è, secondo me, tecnicamente un errore per almeno tre
motivi, anche evidenti: (1) anzitutto perché è un provvedimento ad effetto
finanziario, cioè, per il momento, rinvia solo un pagamento; (2) poi, perché
aumenta il grado di incertezza sulla tassazione, che si aggiunge alle tante
instabilità normative del nostro sistema che ne minano la credibilità e
l’appetibilità per ogni investitore razionale; (3) e inoltre (non infine) perché
l’effetto finanziario della misura è talmente lieve da risultare irrilevante ai
fini della stimolazione dei consumi (se era questo l’obbiettivo perseguito,
oltre a quello elettoralistico di una parte della maggioranza).
Ma
c’è di più: la sospensione dell’IMU dimostra che si sta imboccando la strada
opposta a quella che sarebbe saggio adottare: cioè la detassazione delle
imprese, soprattutto per ciò che concerne la tassazione del fattore lavoro
invece che la detassazione dei privati. Essa inoltre, essendo praticamente la
prima mossa del governo (a parte il rifinanziamento della CIG ed altri
provvedimenti minori), mostra la nuova maggioranza tuttora esitante difronte al
ben più rilevante tema della riforma dello stato (province, burocrazia
opprimente, etc), della spesa pubblica e della ripresa delle dismissioni.
La
ripresa dell’occupazione, nelle condizioni finanziarie date (che non sono
eludibili, e bene ha fatto il Governo a mostrarsene conscio), passa dalla
ripresa degli investimenti industriali più assai da quella degli investimenti
pubblici, gravati, appunto, dai constraints
finanziari noti. E per quelli serve ben altro che il rinvio dell’IMU sulla prima
casa.
Sarebbe
sommamente ingeneroso fare carico di questa prima mossa sbagliata all’ottimo
Enrico Letta, che tenta – certamente in buona fede – di fare quello che può
fare dati i gravami politici che incombono sul suo governo. Però un segnale
vigoroso, almeno uno, nel senso giusto sarebbe stato più caratterizzante di una
“prima mossa” rispetto al puro acquisto di tempo.
Il
tempo a disposizione di questo governo, credo, non sarà lungo e dopo tante
proclamazioni di priorità, di priorità delle priorità, di somme urgenze, di
centralità e di vere centralità e di altri slogan più o meno pomposi e vacui,
sarebbe stato lecito pensare che alcuni dei provvedimenti seri da adottare
siano stati già pensati e che, perciò, si poteva “esordire” con qualcosa di più
“segnaletico”.
Comunque,
vedremo. Per il momento facciamo credito del tempo che Letta vuole comprare. Il
fatto è che da venderne, di tempo, ce n’ è poco!
Roma,
19 maggio 2013, Pentecoste
Nessun commento:
Posta un commento