domenica 19 maggio 2013

Esordi


L’IMU limata
(di Felice Celato)
Temo di dover dire che la prima mossa del nuovo governo, politicamente necessitata dalle consuete demagogie partitiche, sia tecnicamente sbagliata; essa, anzi, conferma l’insopprimibile e perdurante tendenza dei nostri politici a ragionare sempre e solo in termini elettoralistici.
Mi spiego meglio su ciò  a cui il mio ragionamento può arrivare, senza sconfinare in quelli che sono gli arcana imperii della nostra democrazia malata, per me sempre più imperscrutabili.
La sospensione dell’IMU è, secondo me, tecnicamente un errore per almeno tre motivi, anche evidenti: (1) anzitutto perché è un provvedimento ad effetto finanziario, cioè, per il momento, rinvia solo un pagamento; (2) poi, perché aumenta il grado di incertezza sulla tassazione, che si aggiunge alle tante instabilità normative del nostro sistema che ne minano la credibilità e l’appetibilità per ogni investitore razionale; (3) e inoltre (non infine) perché l’effetto finanziario della misura è talmente lieve da risultare irrilevante ai fini della stimolazione dei consumi (se era questo l’obbiettivo perseguito, oltre a quello elettoralistico di una parte della maggioranza).
Ma c’è di più: la sospensione dell’IMU dimostra che si sta imboccando la strada opposta a quella che sarebbe saggio adottare: cioè la detassazione delle imprese, soprattutto per ciò che concerne la tassazione del fattore lavoro invece che la detassazione dei privati. Essa inoltre, essendo praticamente la prima mossa del governo (a parte il rifinanziamento della CIG ed altri provvedimenti minori), mostra la nuova maggioranza tuttora esitante difronte al ben più rilevante tema della riforma dello stato (province, burocrazia opprimente, etc), della spesa pubblica e della ripresa delle dismissioni.
La ripresa dell’occupazione, nelle condizioni finanziarie date (che non sono eludibili, e bene ha fatto il Governo a mostrarsene conscio), passa dalla ripresa degli investimenti industriali più assai da quella degli investimenti pubblici, gravati, appunto, dai constraints finanziari noti. E per quelli serve ben altro che il rinvio dell’IMU sulla prima casa.
Sarebbe sommamente ingeneroso fare carico di questa prima mossa sbagliata all’ottimo Enrico Letta, che tenta – certamente in buona fede – di fare quello che può fare dati i gravami politici che incombono sul suo governo. Però un segnale vigoroso, almeno uno, nel senso giusto sarebbe stato più caratterizzante di una “prima mossa” rispetto al puro acquisto di tempo.
Il tempo a disposizione di questo governo, credo, non sarà lungo e dopo tante proclamazioni di priorità, di priorità delle priorità, di somme urgenze, di centralità e di vere centralità e di altri slogan più o meno pomposi e vacui, sarebbe stato lecito pensare che alcuni dei provvedimenti seri da adottare siano stati già pensati e che, perciò, si poteva “esordire” con qualcosa di più “segnaletico”.
Comunque, vedremo. Per il momento facciamo credito del tempo che Letta vuole comprare. Il fatto è che da venderne, di tempo, ce n’ è poco!
Roma, 19 maggio 2013, Pentecoste

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