giovedì 17 maggio 2012

Stupi-diario spaventato



Le file greche
(di Felice Celato)
Lo stupore (uno dei “pilastri” di questa rubrichetta) ha – ho scoperto l’altro giorno ascoltando una conversazione filosofica sullo stupore – nobili ed importanti “padri” nei sommi filosofi greci Platone ed Aristotele; il primo, addirittura, pone lo stupore alla base della filosofia: “E’ veramente proprio del filosofo il provare stupore; né vi è altro cominciamento della filosofia se non questo”.
Più recentemente, siamo nel secolo dei “lumi”, il discepolo di Gottfried Wilhelm Leibniz, Ernst Platner, filosofo egli stesso, ebbe a darne – dello stupore – una definizione che mi ha colpito: “Lo stupore è un forte e veloce scuotimento dell’attenzione verso un oggetto nuovo ed inatteso”.
Forte di questi alti conforti, ho accettato, con rassegnazione lo scuotimento che mi ha generato, l’altro giorno, una discussione fra amici e colleghi (tutti eccelsi conoscitori dell’economia e della finanza e assolutamente non sospettabili di inclinazioni pressapochistiche o – men che meno – leghistico-nazionalistiche) sui possibili esiti della confusa e paurosa crisi in atto sui mercati europei dei debiti sovrani (in particolare, come è ovvio, con riferimento alla attuale situazione greca e alla possibile, analoga situazione in cui si troverebbe l’Italia se si dovesse  abbracciare la tesi che l’unica via d’uscita dai nostri guai sia l’abbandono dell’Euro come moneta nazionale); insomma, (fatto nuovo ed inatteso) ci sono persone altamente qualificate che, quando possono parlare con la libertà che si usa fra amici, non escludono che la via da percorrere per noi sarebbe quella cui sembra (appunto: sembra) avviata la Grecia: è vero, ritornando alla lira, ci sarebbe una svalutazione massiccia che potrebbe alleggerire (in parte) il carico del debito pubblico e dare all’economia un (almeno transitorio) boost atto ad arrestare il processo di caduta del nostro sistema economico. E ci sarebbe una ricongiunzione della sovranità politica con quella monetaria (che nell’attuale assetto europeo sono separate). Ma le conseguenze sarebbero, a mio modo di vedere, talmente sconvolgenti, sul piano economico, politico e sociale, da lasciar prevedere…..l’imprevedibilità degli esiti, ferma restando la loro enorme gravità.
Un “assaggio” di tale dinamica l’abbiamo avuto ieri guardando  su un telegiornale – è sempre più penoso il farlo regolarmente – le immagini delle file dei Greci per ritirare dai conti correnti, pare, fino ad 1,2 miliardi di €  fra lunedì e martedì, nel timore della devastante crisi finanziaria che seguirebbe all’uscita della Grecia dall’Euro (e forse dall’Europa).
Forse i Greci, come ci dicono alcuni sondaggi, temono assai più dei loro irresponsabili politici – peraltro da loro recentemente eletti – questo possibile evento, a conferma di mie antiche perplessità sui limiti “emotivi” di certe scelte “democratiche” che mi fanno pensare alla nota – e provocatoria – definizione della democrazia che dava quel grande genio della letteratura moderna che è stato Jorge Luis Borges (“un curioso abuso della statistica”, mi pare); ed anche della frequente maggior saggezza del cittadino quando è lontano dall’ordalia “vendicativa” delle urne, eccitata dai populisti di turno.
Ci pensino bene gli Italiani, questo popolo di (forse ex) risparmiatori, un po’ faciloni e un po’ superficiali; ci pensino bene, alle file greche, alcuni nostri politici amanti delle scappatoie. E ci pensi bene anche e soprattutto l’Europa degli egoismi e delle indecisioni strategiche: forse, anche in questa materia, vale l’antico principio “electa una via non datur recursus ad alteram” (scelta una via, non si può ricorrere ad un’altra). L’Europa è la nostra via, e su questa via vanno fatti i necessari passi avanti per procedere, anche a costo di dover stringere con forza i denti (come a noi tocca di fare, rassegniamoci a questo) per “acciuffare”  tutte le opportunità di tornare a crescere, senza soluzioni “finanziarie e monetarie” di illusorio, transitorio e pericoloso effetto.
Oggi ho controllato: le file greche hanno scosso anche i più audaci sostenitori di soluzioni tanto radicali quanto sconvolgenti.
Roma 17 maggio 2012

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