Un anno di conversazioni asincrone
(di Felice Celato)
Dunque in questi giorni il nostro blog compie un
anno! E’ giusto fare un piccolo bilancio di questa divertente esperienza che
devo al suggerimento della giovane neo-giornalista Chiara A..
Era
nata, l’idea, non certo dalla convinzione di avere qualcosa di importante da
dire; certamente chi scrive per il piacere che qualcuno lo legga deve avere una
venatura narcisistica nel suo carattere, che non escludo di avere, in piccola
misura, anch’io: in fondo mi è sempre piaciuto scrivere, fin dai tempi del
liceo (ricordo con un misto di soddisfazione e di vergogna di aver scritto, per
una mia futura cognata, una – dissero i suoi professori - bellissima recensione
su un libro che non avevo letto); ed anche sul lavoro ho sempre avuto la
sensazione che mi riuscisse bene scrivere note, relazioni, piani e progetti. E
non escludo – qualcuno potrebbe rinfacciarmelo – di aver avuto spesso la grata sensazione
di farlo almeno con efficacia e di essermi magari anche compiaciuto di questo
“dono di natura” che – nella percezione di molti miei colleghi – mi faceva
sentire a mio agio quando ordinavo, anche rapidamente, le nostre idee per
iscritto.
Ma,
posso assicurarvelo, non c’è stata alcuna (…cosciente) motivazione narcisistica
nella decisione di aprire un blog;
semmai ci può essere stata (anzi c’è sicuramente stata) una componente ludica,
essendo, come dicevo, per me divertente scrivere: lo trovo un passatempo anche
utile a me stesso perché, per scrivere,
così sono solito dire, “bisogna fare la punta alla matita” (o meglio: bisognava…..;
oggi si indugia nella lentezza della tastiera) e nel fare la punta alla matita o esitando alla ricerca dei tasti si scelgono con maggiore ponderazione le
parole, che altrimenti, nel discorso, possono fluire con qualche disordine o
con qualche ellissi di troppo (cosa che a me accade frequentemente, come mi
ricorda spesso mia moglie).
Ma,
credo, nemmeno la componente ludica è stata quella veramente determinante nella
decisione di cominciare a “postare”;
in realtà la vera ragione del blog
sta nella constatazione che, in mezzo alla banalità di tanti discorsi
quotidiani e nelle fatali asincronie dei nostri spazi di comunicazione, ci
sfugge irrimediabilmente l’occasione, invece preziosa, di scambiare con amici e
parenti punti di vista sul mondo e sui fatti, che la forma scritta ci consente
di depositare quando ne abbiamo tempo, nell’attesa dell’altrui tempo per lo
scambio delle idee; e che, anche, a distanza di mesi, è interessante rivedere o per compiacerci della nostra
intuizione (ah! Narciso, Narciso!) o per sorridere manzonianamente della
fallacia delle nostre opinioni.
E
devo dire che se anche i commenti “pubblici” sono stati scarsi, quelli privati,
magari attorno alla pizza della domenica sera o nelle mail della notte, non
sono mancati e hanno tutti contribuito a farmi sentire più ricco di punti di
vista e più soddisfatto di aver trovato il modo di suscitarli e confrontarli.
In
un anno ho scritto una sessantina di post,
quindi mediamente poco più di uno a settimana; ho ricevuto circa 3500 visite
(molte delle quali saranno state casuali), mediamente quindi una sessantina per
ogni post, con una straordinaria
concentrazione su alcuni (in particolare su quello intitolato Confini/frontiere) che fatico a spiegarmi
(ma che certamente non mi dispiace); i misteri della rete non mi hanno fatto
capire la via della strana dispersione geografica dei contatti, di uno solo
(dal Canada) avendo personalizzato l’origine.
Dunque,
per me un’esperienza divertente ed interessante; ai miei lettori (e
commentatori, in pubblico o in privato) va però il ringraziamento più vivo per
aver partecipato con generosità intellettuale a questo piccolo gioco, spero
intelligente, di un privato conversare asincrono realizzato col meno privato
dei mezzi.
Roma, 1° aprile 2012
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