Gli auguri di Felice Celato
Sotto questa anodina e mondana denominazione (festività), sono tradizionalmente raggruppate – per la verità impropriamente - due feste in realtà fra loro profondamente diverse: anzitutto il Natale, festa religiosa per eccellenza; e, subito dopo, il Capodanno, festa laica e prevalentemente civile. Nel raggrupparle per “comodità augurale”, tuttavia mi piace tenerle separate, ancorché non manchino ragioni per viverle congiunte.
Il Natale è la festa in cui Dio si fa così vicino all’uomo da condividere il suo stesso atto di nascere, per rivelargli la sua dignità più profonda: quella di essere figlio di Dio. E così il sogno dell’umanità cominciando in Paradiso – vorremmo essere come Dio – si realizza in modo inaspettato non per la grandezza dell’uomo che non può farsi Dio, ma per l’umiltà di Dio che scende e così entra in noi nella sua umiltà e ci eleva alla vera grandezza del suo essere….. La grazia di Dio è apparsa: ecco perché il Natale è festa di luce. Non una luce totale, come quella che avvolge ogni cosa in pieno giorno, ma un chiarore che si accende nella notte e si diffonde a partire da un punto preciso dell’universo: dalla grotta di Betlemme, dove il divino Bambino è “venuto alla luce”; pochi – per quanto io ne sappia – l’hanno così brevemente ed efficacemente descritto, il senso profondo di questa festa religiosa del Natale, come ha fatto con queste parole il grande pontefice, Benedetto XVI, della cui scomparsa, giusto il 31 dicembre, cade l’anniversario. Per vie che qui non è il caso di analizzare, quest’anno, per me, uti homo et pater familias (non patriarca, per carità!), il Natale è stato particolarmente denso di umanissimi significati; auguro a tutti i miei amici e lettori di poterlo vivere con analoghe, dense sensazioni ed intenzioni: uomo moderno, adulto eppure talora debole nel pensiero e nella volontà, lasciati prender per mano dal Bambino di Betlemme; non temere, fidati di Lui!
Poi c’è l’anno che muore, fra “bòtti” e calici scintillanti, e quello nuovo che segue, carico – come avviene in ogni Capodanno - di speranze “palingenetiche”; che restano tuttavia affidate, nella debolezza del pensiero e della volontà, alla libertà dell’uomo, alla sua libertà di scegliere fra il bene ed il male nel fare la sua storia (personale e collettiva) nel mondo. Il 2023, infatti, a dispetto delle speranze rigenerative che inutilmente l’hanno accompagnato al suo nascere, è stato, per il mondo in cui viviamo, un anno terribile: le guerre, le loro perduranti conseguenze, le minacce insite in esse, le tante morti ("colpevoli" ed "innocenti", come accade – ed è sempre accaduto ai figli di Caino - in ogni guerra, anche quelle che, pure, hanno costituito una svolta della storia ed il fondamento di nuovi mondi, magari sulle macerie delle umane follie); e poi i minacciosi scuotimenti dei faticosi ed instabili equilibri (politici ed economici) su cui poggiavano ancora una volta le nostre umane speranze di un mondo migliore, fondate o infondate che siano state.
Siamo immersi nella nostra storia, fatta di luci e di bui, e di essa siamo parte e in qualche modo protagonisti; e ne respiriamo profumi e miasmi. E tuttavia – lo ammetto come atto di giustizia nei confronti dell’anno che si compie – conserverò una privatissima memoria dolce e positiva del 2023: mi sono avvenute, in quest’anno terribile per il mondo, ottime cose, in parte lungamente attese ed in parte del tutto inattese. Anche queste – col gesto mentale della nostra lontanissima infanzia – mi propongo di recare alla grotta di Betlemme dove è venuto alla luce quel Bambino di Betlemme, del quale - non per mia virtù ma per dono ricevuto – ho deciso di fidarmi, avendone anche sperimentato, in tutta la vita, la dolce forza e il sostegno.
Il mio augurio, per me stesso e per tutti i miei cari ed amici, è quello di nutrire questi sentimenti per tutto l’anno che viene; di trapiantare il senso del Natale in ciascuno dei giorni che ci aspettano e di goderne a lungo i frutti, nonostante tutto. Buon Natale a tutti e un Nuovo Anno che possa almeno mantenerci al riparo dalle follie del mondo (e nostre).
Roma, 22 dicembre 2023
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