domenica 19 febbraio 2023

Un'eco di Eco

Segnalazione

(di Felice Celato)

Eccomi qua con una nuova segnalazione di lettura. Si dirà che giusto pochi giorni fa parlavo con soddisfazione del mio periodo delle ri-letture; e dunque che una nuova lettura deve proprio essere interessante, per aver interrotto il mio beato … digiuno dal presente!

Il fatto è però che questa nuova lettura è anch’essa in qualche modo una ri-lettura, perché gli scritti di Umberto Eco raccolti nel volumetto di La nave di Teseo (2023), L’era della comunicazione, sono – come è ovvio, essendo l’autore purtroppo morto sette anni fa – editi da tempo e anche, per così dire, stagionati (il primo è del 1967, l’ultimo del 2010) e in buona parte già letti; però, per le ragioni che dirò, estremamente attuali e, in ogni caso, focalizzati su un tema che, di questi tempi, giornalmente, mi provoca.

Parliamo subito del libro: edito con grande cura della leggibilità, scritto magnificamente, come è proprio di questo coltissimo ed acutissimo autore, il testo è anche estremamente piacevole alla lettura, perché Eco era, oltretutto, una persona ironica e molto spiritosa. Esso mette in fila, con dovizia di esempi, le evoluzioni e le involuzioni della stampa, prevalentemente nostrana, nel suo rapporto con la notizia, con la qualità della stessa e con il rispetto della realtà, dei suoi attori e delle sue proporzioni nel critico discrimine fra la notizia ed il suo rumore. E ancora: nei suoi rapporti con le fonti informative “concorrenti” (la TV soprattutto, nei tempi in cui Eco scriveva). E, infine: nella indipendenza della funzione informativa e nella trasparenza della funzione critica che, comunque, alla informazione legittimamente pertiene, come è ovvio.

Dunque, una lettura altamente raccomandata! Certo però non tale da incoraggiare – tanto più a distanza di anni, tutt’altro che facili, da questo punto di vista – una vera riconciliazione con il quotidiano dovere (ahimè! ineludibile per il cittadino cosciente) di leggere i giornali.

Non è solo una questione di sconfortanti contenuti (di questi tempi, talora sono proprio le notizie ad essere di per sé sconfortanti, ne abbiamo fatto cenno, qui, più volte); è anche una questione di linguaggi, e non solo per quel ripiegamento, per così dire, popolaresco, sulle “frasi fatte” di cui Eco dà un saggio citando – a mo’ di esempio – due pagine del Corriere della sera e di Repubblica del 1995 (l’anno in cui scriveva questo “pezzo” tratto dal suo libro Cinque scritti morali, appunto di quell’anno). No, non solo: per me è anche un problema di toni insopportabilmente faziosi, di per sé intesi a fornire, già nei titoli, esaltate sintesi giudicanti alla portata di quella entità magmatica che si chiama oggi “la gente”, direi io ad usum asinorum; così, solo per fare un esempio, l’esito di un dibattito fra due politici viene spesso riferito come “sbugiardamento” o addirittura “asfaltatura” da parte di quello della propria fazione ai danni di quello della fazione avversa. Ma per farsene un’idea ancora più significativa basta scorrere – almeno su certi giornali – le cronache dei dibattiti comunitari, fra legittime diversità di pareri ed interessi di paesi membri dell’UE (specie di quelli verso i quali coltiviamo i nostri complessi di inferiorità o di superiorità), riferiti a base di “schiaffi”, “sgambetti”, “trucchetti” e via dicendo (sempre a nostro danno, naturalmente).

La conclusione paradossale di Eco è di natura etica (come tornare al silenzio) e, al tempo stesso, un tema di ricerca semiotica (una semiotica del silenzio nel discorso politico, cioè una lunga pausa …come creazione di suspense, ….come minaccia); ma, appunto, una conclusione paradossale della quale non possiamo tenere pratico conto: poiché – dice Eco – è solo nel silenzio che funziona l'unico e veramente potente mezzo d'informazione che è il mormorioitaliani, io non vi invito alle storie, ma vi invito al silenzio.

E quindi qui mi taccio, conscio di non saperlo purtroppo far mio, il paradossale consiglio di questa bella raccolta di scritti inintenzionalmente datati; se non nell’invito al …mormorio di queste righe. 

Roma 19 febbraio 2023

 

 

 

 

 

 

 

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