Due letture parallele
(di Felice Celato)
Intense letture hanno accompagnato questi ultimi giorni fra fine agosto ed inizio settembre; a parte la gestione di qualche baruffa polemica fra amici [che costituiscono il sale benedetto di questa mia prima (?) – direi: pensosa (?) – vecchiaia] sono stato assai preso da due volumi sullo stesso argomento e diversi fra loro ma entrambi certamente non tranquillizzanti.
[Visto che si tratta di due segnalazioni, mi prenderò qualche libertà sul limite delle 750 parole che ho (quasi) sempre rispettato].
Il primo: di Anne Applebaum, Il tramonto della democrazia – Il fallimento della politica ed il fascino dell’autoritarismo (Mondadori 2021). Si tratta di un saggio intenso ed informato, scritto da una giornalista e saggista statunitense naturalizzata polacca che svolge un’ampia ed assai interessante rassegna dei sintomi della crisi profonda delle democrazie, muovendo da quelle dell’Europa orientale (Polonia ed Ungheria), per giungere infine a quella statunitense, passando per il Regno Unito della Brexit, per la Spagna di Vox, etc. La tesi di fondo mette in evidenza come alle Grandi Bugie del XX secolo (le grandi costruzioni ideologiche del comunismo e del fascismo) siano succedute – nel pavimentare la strada agli autoritarismi – le Bugie di Media Grandezza (la realtà alternativa sviluppata organicamente, …spesso costruita con cura, con l’aiuto delle moderne tecniche di marketing, della segmentazione del pubblico e di campagne sui social media); e ciò, per fare della rabbia un’abitudine e della divisività la normalità, per modo che la polarizzazione venga trasferita dal mondo on-line alla realtà…Il mezzo, il veicolo potente di tale canalizzazione verso la pubblica opinione delle Bugie di Media Grandezza, è ovviamente l’on-line… dove nessuno è costretto ad assumersi la responsabilità di ciò che dice… dove l'ironia, la parodia e meme cinici vengono posti a disposizione della cosiddetta pubblica opinione, per “informarsi” e, allo stesso tempo, divertirsi. Il disarmonico stridore che caratterizza la politica moderna; gli accessi d'ira a cui si assiste sulle televisioni via cavo e al telegiornale della sera; il ritmo veloce dei social media; i titoli dei giornali che, a scorrerli, cozzano l'uno contro l'altro; l'esasperante lentezza, al contrario, di burocrazia e tribunali: tutto ciò ha snervato quella parte della popolazione che predilige (o si è convinta di prediligere) l'unità e l'omogeneità. La democrazia è sempre stata chiassosa e turbolenta, ma quando le sue regole vengono seguite finisce per creare consenso. Il dibattito moderno no. Esso, invece, suscita in alcuni il desiderio di tacitare a forza gli altri.
Il secondo, invece, è un corposo saggio, più strutturato dal punto di vista concettuale ma non meno preoccupante (ancorché prevalentemente “ambientato” nella democrazia statunitense): si tratta del volume di Tom Nichols (autore già segnalato su queste pagine in Letture, del 14 12 2018, per l’ottimo saggio su La conoscenza e i suoi nemici, Luiss press, 2018) intitolato Our own worst enemy – The assault from within on modern democracy (Oxford University Press, 2021, disponibile in e-book, per ora in lingua originale). In esso l’autore, un brillante saggista ed accademico statunitense, svolge un’analisi disarmante e appassionata…. sui “tumori” che, dall’interno, corrodono l’organismo democratico (nel senso della liberal democracy), un organismo (a durable edifice of institutions) che esige l’esercizio di squisite virtù civiche (tolleranza, fiducia nei diritti individuali, senso del responsabilità, spirito di sacrificio di ogni personale egoismo, cooperazione, etc); virtù civiche che a loro volta rimandano ad un complesso di virtù personali senza le quali nessuna forma di governo può assicurare libertà e benessere per tutti: in the modern democracies …. that edifice is now being washed away by the citizens themselves, as civic virtue drowns in narcissism, anger… resentment… choleric nostalgia.
Sono questi (narcisismo pandemico, rabbia, risentimento e confusa nostalgia di un passato immaginato come migliore del presente) i “nemici interni” della democrazia: when an entire population slides after years of peace and plenty into narcissism and resentment and entertains itself with comforting lies about the past in order to avoid the responsibilities of the present, the political environment sinks into a corrosive slurry that eats away at the foundations of democracy.
Fin qui le sconfortate analisi di contesto dei due autori, largamente sovrapponibili ancorché basate su campi di osservazione parzialmente diversi, argomentate diversamente e “accentate” diversamente (la Applebaum sottolinea forse di più la maliziosa manipolabilità e Nichols la naturale endemicità dei fenomeni osservati). In entrambe, tuttavia, (come sopra visto per la Applebaum) i media (nella loro odierna indomabile ed indiscreta iper-connettività senza mediazione critica) svolgono un ruolo decisivo: Our ability to communicate instantly, anonymously, and without reflection has immortalized moments of stupidity …..that in an earlier time would have rightly gone unnoticed, scrive Nichols; …the sheer size of our interaction with the virtual world, and the speed with which that world has enveloped all of us, has created a vast and yet lonely space, where we are both too connected and too isolated at the same time.
Sui rimedi anche, i due autori diversamente convergono: la resistenza liberale, sinteticamente invocata da Applebaum, diventa, in Nichols, una più articolata proposta che si può anche condividere solo in parte ma che, in fondo, si richiama ai valori fondamentali di una democrazia liberale, senza nascondersi la difficoltà del percorso di riscoperta ma sottolineandone la decisiva inevitabilità.
Concludendo: due letture interessanti, urticanti e certo non confortanti, anche per noi, specie se si applicano questi scenari internazionali a quelli italiani che osserviamo ogni giorno. Consiglio ai miei asincroni corrispondenti la lettura di almeno uno dei due volumi (entrambi gradevoli nello stile dell’esposizione); il primo soprattutto per la ricchezza degli aggiornamenti su realtà politiche forse meno note (almeno a me) ma non lontane dalle nostre (non solo geograficamente!); il secondo (in ottobre la Luiss Press ne farà uscire la traduzione italiana) per la ricchezza e l’estensione delle argomentazioni.
Roma, 2 settembre 2021.
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