sabato 11 settembre 2021

Ricordi

 11 settembre

(di Felice Celato)

In fondo, per nostra somma fortuna, noi nati nell’ultimo tratto della prima metà del secolo scorso, non abbiamo ricordo alcuno (né potremmo averlo) delle tragedie immani dell’ultima guerra; solo qualche racconto dei nostri genitori, che ascoltavamo con interesse e comprensione ma forse senza cogliere appieno il dramma del loro personale coinvolgimento (del resto i miei genitori avevano un certo pudore dei loro sentimenti e spesso si ritraevano sulla soglia di questi). 

Ma, come sempre, i ricordi di fatti non vissuti direttamente godono del beneficio del tempo passato senza ferite ancora aperte. Poi, per chi ha una visione religiosa della vita, soccorre il conforto della “memoria credente” (ricordati di tutto il cammino che il Signore, tuo Dio, ti ha fatto percorrere in questi quarant’anni nel deserto, Deut. 8,2), alla quale dovremmo più spesso rivolgerci quando consideriamo la nostra vita.

Eppure, quando – come accade ad una certa età – si va indietro col pensiero, non mancano i ricordi di come abbiamo vissuto l’attraversamento del nostro tempo, forse non affollato di tragedie immani (in fondo, è bene ricordarlo a tutti, il nostro mezzo secolo sta conoscendo una lunga fase di relativa pace, sconosciuta ai secoli scorsi, come si può facilmente costatare solo consultando le statistiche di OurWorldInData, al capitolo War and Peace), ma pur sempre segnata dalle follie della violenza di Caino.

Lungo questa linea, ricordo con diversa intensità (ma anche con diverso coinvolgimento) due diversi episodi che hanno segnato l’ultimo cinquantennio della mia vita con emozioni e patemi difficili da dimenticare (saranno gli omologhi dei ricordi di guerra dei nostri genitori?): il rapimento e l’assassinio di Aldo Moro e la tragedia delle Twin Towers (di cui, appunto, oggi ricorre il ventennale e di cui oggi faccio – anch’io – personale memoria).

Ricordo di averlo vissuto, l’evento delle Twin Towers, quasi in diretta, insieme a persone che, come me e in ragione della loro attività, avevano modo di sentire quei drammatici eventi come direttamente incidenti sulla loro vita pur se lontani nello spazio. Stavo ricevendo, in quel pomeriggio dell’11 settembre 2001, gli esponenti di una grande banca d'affari americana per discutere delle prospettive del settore di cui allora mi occupavo (il trasporto aereo), quando la mia straordinaria assistente entrò nella sala delle riunioni, col volto molto turbato; e – senza profferire parola – accese il televisore. Al mio sguardo stupito, Laura rispose: DEVE vedere, anzi DOVETE vedere.

Subito cominciarono a scorrere le terribili immagini che ormai tutti conosciamo, e sulla faccia di ciascuno di noi lo sgomento si fece drammatico pallore, incredulo e commosso. Il nostro mondo stava improvvisamente conoscendo una svolta di proporzioni gigantesche, una cesura storica ed economica di cui di lì a poco avremmo conosciuto gli effetti; immediati (per la banca americana si trattava di un attentato ai suoi propri gangli vitali) e di lungo periodo (per il trasporto aereo fu l’inizio della crisi più lunga e profonda della sua non lunghissima storia; l’aereo civile da strumento di progresso veniva trasformato improvvisamente in strumento di morte, i passeggeri usati come micidiali componenti di proiettili impazziti dall’uomo).

Oggi, i giornali ed i media in generale ricordano l’evento, oltre che ovviamente per il suo tragico death toll, per il suo significato geo-politico, significato non certo minore; ma, rievocarlo per l’incidenza diretta che ebbe sulla mia vita professionale, mi è venuto spontaneo; e dunque lo faccio con i miei tenaci lettori, certo della loro comprensione per questa “personalizzazione”, da persona – diranno i più giovani di essi – a dir poco anziana.

Roma 11 settembre 2021

 

 

 

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