lunedì 8 marzo 2021

Una lettura "educata"

….ed educante

(di Felice Celato)

Sembrerà strano etichettare un libro di economia e politica come una lettura educata. Eppure il libro di Carlo Cottarelli (All’inferno e ritorno, Feltrinelli 2021) mi pare proprio un libro educato (oltreché educante). Non solo per lo stile personale dell’autore (un gran signore, anche verso chi non meriterebbe troppi riguardi intellettuali); ma perché frutto di una lunga educazione professionale, fatta di competenze studiose e sperimentate nel lavoro, in Italia e all’estero. Però, come dicevo, l’educato saggio che segnalo oggi (educato anche nel numero delle pagine!) è anche un libro educante perché, in modo molto chiaro, si sforza di allineare concetti che, se dovrebbero essere patrimonio naturale di chi si occupa di economia e di politica, tanto spesso sembrano grossolanamente sfuggire a chi, in quei campi, pure esprime ambizioni di potere ed anche (ahinoi!) esperienze di esercizio concreto dello stesso.

Vengo al libro, che si compone di due parti autonome e, allo stesso tempo, ovviamente complementari. La prima parte (All’inferno…) è dedicata al riordino di conoscenze offuscate dall’ignoranza e di sensibilità politiche smarrite nell’uso polemico: le tre crisi che ci affannano (sanitaria, economica e finanziaria), i soldi dell’Europa solidale che abbiamo scoperto, la cornucopia che non esiste ma che sogniamo, la sfinente questione del Mes. Temi, tutti, trattati con dovizia di dati (ordinati e spiegati anche ai non tecnici) e con abbondanza di argomentazioni; ma, starei per dire, temi non nuovi almeno per chi ha letto i libri più recenti di Cottarelli (Il macigno, Feltrinelli 2016; I sette peccati capitali dell’economia italiana, Feltrinelli 2018; Pachidermi e pappagalli, Feltrinelli 2019); e temi, tutti, fortemente centrati sulle competenze dell’economista. La seconda parte del libro (…e ritorno) è, invece, più “politica”, anzi “ideologica”, come dice l’autore, perché ispirata ad un’esplicita idea della società in cui vorrebbe vivere (che è poi, credo, quella in cui vorrei vivere anch’io). I cardini di questa ideologia sono l’uguaglianza di possibilità e la solidarietà. Ma Cottarelli non si limita (e qui sta l’interesse che questa seconda parte del libro suscita) a vacue proclamazioni di centralità, come farebbero molti dei politicanti che ci affliggono (chi non ha sentito gorgheggiare sull’esigenza di “mettere al centro” ora la ripresa, ora il lavoro, ora la donna, ora la crescita, ora l’ecologia, ora l’Europa, ora gli italiani, ora i giovani, ora la scuola, ora le pari opportunità, ora…etc. etc in una garrula sequenza di pompose banalità che intasano il centro, come le auto a Roma nella vigilia della Befana). Piuttosto Cottarelli tenta, da non politico, di sviluppare un’agenda (gerundivo neutro plurale del verbo latino agere, fare, quindi cose da fare), secondo una scala di priorità che, ovviamente, può anche non essere condivisa in ogni sua articolazione, ma su cui Cottarelli ha il (grande) pregio di ragionare (anche nel senso di computare) ed anche di argomentare. 

In conclusione: un libro che può interessare molti ed anche far bene  a chi, come me, fatica sempre di più a rintracciare il senso della nostra politica nei tono esagitati e nelle vacuità con cui la interpretiamo ogni giorno, quasi fosse un esercizio di retori bolsi, spesso annoiati più dei loro uditori e sempre noiosi.

Roma,  8 marzo 2021 (festa della donna)

 

 

 

 

 

 

 

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