“Uffa!” dal lazzaretto
(di Felice Celato)
Sono dieci giorni che non riesco ad attivare conversazioni asincrone coi miei ventiquattro lettori. In parte perché innervosito da pratiche burocratiche che si sono rivelate lunghe e spiacevoli come sempre, ma con in più un surplus di difficoltà da pandemia (nientemeno mi era scaduta la tessera sanitaria!); in parte perché l’isolamento dal contatto fisico/conviviale con gli amici mi rende più bizzoso del solito (qualche effetto lo osservo anche su mia moglie, di solito paziente!); in parte perché, in fondo, non si parla di altro che di virus e di vaccini (fatte salve le vicende del PD per me assai poco stimolanti). Allora mi adeguo e anch’io torno alle memorie dal lazzaretto; però con indomito spirito battagliero, tanto per prendermela con qualcuno.
Dunque oggi, per non cambiare, me la prendo col P.U.A. (ricordate? Il Pensiero Unico Aggregato!).
Dunque gli Italiani – spesso pervasi da incomprensibili nostalgie umanistiche – si scandalizzano, in larga maggioranza, per la temporanea sospensione della somministrazione dei vaccini Astra Zeneca; e, lieti di cavalcare la nota solfa “tutti i governi sono uguali”, se la prendono con chi ha deciso la sospensione, individuando – come da pavloviano tic mentale – nella “Cermania cattifa” l’ispiratrice – per fini naturalmente perversi – della odiosa sospensione.
Bene: io, invece, me ne compiaccio, di questo scrupolo di safety, per questo perdurante monitoraggio delle casistiche, per questa attenzione agli andamenti sanitari, per questa ulteriore certificazione in corso sulla sostanziale validità del vaccino come unica arma al momento disponibile per combattere la pandemia. Si dirà: perché spargere dubbi sulle menti già confuse dei vax-distrustful (devo averla letta da qualche parte questa espressione anglofila)?
Obbietterei: ma, se il problema è quello dei vaccino-diffidenti (vax-distrustful), questa pausa di riflessione e controllo non dovrebbe in qualche modo contribuire a spargere la sensazione che, in fondo, siamo continuamente assistiti da un occhio tecnico che, con tutte le limitazioni delle osservazioni cliniche, vigila senza pausa sulla (relativa) sicurezza dei vaccini?
Come che sia: quando avrò pienamente recuperato la mia “dignità” di cittadino-paziente (cioè quando la mia nuova tessera sanitaria mi riabiliterà difronte al sistema statale di erogazione dell’assistenza medica), mi sottoporrò al vaccino che mi sarà dato, confortato solo dalla lettura delle controindicazioni di qualsiasi "banale" medicamento (provate a leggere il “bugiardino” chessò dell'ibuprofene e poi mi saprete dire!); perché – come dice un mio amico – il rischio zero non esiste in natura.
Nel frattempo, un acuto e spiritoso lettore ha girato questa news al direttore de Il Foglio: Muore dopo aver ricevuto l’estrema unzione. Sequestrato il lotto dell’ olio benedetto. Indagati il Papa e il sacerdote. Il Gip: è un atto dovuto. E un altro buontempone mi ha aggiunto: class action contro una fabbrica di materassi: pare che la maggior parte delle persone decedute giacesse sui materassi della nota ditta.
Ora che abbiamo un po' scherzato e un po' detto sul serio, torno alle mie difficilissime letture di questi giorni (nientemeno che sulla funzione pubblica della verità!), delle quali, forse, racconterò in seguito.
Roma 18 marzo 2021.
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