domenica 21 marzo 2021

Letture

 L’altro Illuminismo

(di Felice Celato)

Da meteoropatico qual sono (da sempre, ma particolarmente con la tarda età) vivo l’arrivo della primavera astronomica (l’equinozio di primavera) come una festa. E dunque, festoso (e vaccinato!*), eccomi con la segnalazione del denso libro appena letto, opera (non recentissima) di un autore col quale sento molta consonanza ideale di cattolico (“papalino” come si definisce lo stesso Belardinelli) e liberale; consonanza che va naturalmente anche al di là della naturale simpatia che suscita la vicinanza di luogo e di tempo delle nostre comuni origini (la bellissima provincia di Ancona, verso la metà del secolo scorso). Si tratta di Sergio Belardinelli (più volte citato in queste nostre conversazioni asincrone), professore di sociologia dei processi culturali e comunicativi all’Università di Bologna, saggista (e anche romanziere) di grande spessore culturale (ed umano); e il libro è L’altro illuminismo – Politica, religione e funzione pubblica della verità (Rubbettino, 2009).

Confesso che il saggio di Belardinelli mi è inizialmente risultato ostico per la densità dei – peraltro inevitabili – riferimenti filosofici del capitolo su pluralismo sociale e decisione politica; ma una volta pazientemente dipanata la rete dei rimandi e delle citazioni, la parte centrale del saggio mi ha veramente appassionato, soprattutto nella parte in cui l’autore affronta un tema che mi è particolarmente caro: la laicità come conquista della cultura occidentale e la sua piena consonanza con la tradizione cristiana; anzi la dipendenza storica e culturale di quella da questa [I cristiani sono (o dovrebbero essere) “nel mondo” senza essere “del mondo”; ambivalenza che ha fatto da propulsore alla preziosa differenziazione fra religione e politica, senza la quale non avremmo mai avuto una cultura liberale e democratica - diciamo pure una laicità - del tipo che si è sviluppato in Occidente].

Credo di aver già menzionato la sorpresa di aver trovato una tesi analoga incisivamente espressa nel famoso (e qui spesso raccomandato) libro di Fareed Zakaria The future of freedom (2003) nel quale l’autore (indiano, di famiglia mussulmana e ormai firma di punta del giornalismo statunitense) pone addirittura la Chiesa Cattolica come origine della breve storia della libertà umana e della separazione fra stato e religione, con la quale inizia il suo libro [the Catholic Church was the first major institution in history that was independent of temporal authority and willing to challenge it. By doing this it cracked di edifice of state power and, in nooks and crannies, individual liberty began to grow].

Belardinelli sviluppa lo stesso tema [L'idea della trascendenza, la particolare escatologia cristiana, la stessa Chiesa, nel momento in cui entrano nella storia di un popolo e di una nazione, istituiscono una sorta di tensione costante in tutta la realtà. Di fronte al Dio di Abramo e di Gesù Cristo, nessun ordine al mondo, se così si può dire, è più lo stesso] con ricchezza di argomentazioni, muovendosi molto acutamente a cavallo delle sue prospettive culturali, come dicevo sopra, di cattolico e di liberale. E da tali prospettive si sforza di articolare una mappa dei limiti reciproci alle interazioni fra lo stato democratico (e quindi fondato sulla natura dei processi decisionali) e la chiesa (che rivendica la centralità dei fondamenti di ogni decisione) nelle materie nelle quali più sensibile può rilevarsi la tensione delle interazioni.

In definitiva un libro che mi sento di raccomandare ai lettori interessati al tema; e un autore che segnalo anche per due sue performances (Il Mago e Tre giorni a caso, entrambi editi da Cantagalli) come insolito narratore-divulgatore di valori umani che ogni tanto fa bene veder rispolverati.

 

Roma, 21 marzo 2021

 

(*) Una nota sulla mia esperienza di neo-vaccinato: l’organizzazione, la gentilezza e l’efficienza del servizio resomi presso l’ospedale in cui ho ricevuto la prima dose del vaccino (Astra Zeneca) hanno scosso (ne sono certo: temporaneamente!) le mie mai taciute pulsioni stato-fobiche. Per l’onestà intellettuale di cui mi faccio spesso vanto, sento il dovere di riconoscerlo, stavolta credo a merito soprattutto della Regione Lazio che materialmente gestisce, a Roma, queste materie.

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