Ottimismo e pessimismo
(di Felice Celato)
Non ricordo dove ho letto questa che mi pare una autentica “verità” (la cito come me la ricordo, senza alcuna garanzia di precisione della memoria): ottimismo e pessimismo sono i nomi che diamo agli atteggiamenti dell’animo circa il futuro; essi servono solo ad esorcizzare l’angosciosa realtà della nostra ineliminabile ignoranza sul futuro.
Mi veniva in mente – questa imprecisa citazione – osservando come fluttuano gli umori più diffusi seguendo le “serie” difficoltà che impacciano il cammino di quella auspicata metànoia collettiva di cui dicevamo l’altro giorno. E così, per incasellarli fra i motivi di ottimismo o di pessimismo, ci induciamo ingenuamente a soppesare, come fossero consistenti, slogan, dichiarazioni strumentali, provvisori “mai” o dubbiosi “sempre”, oscillanti fermezze e solide librazioni; persino i borborigmi della pancia del vecchio filosofo dello “stato di natura” ci tengono in ansia come fossero rivelazioni da cui può dipendere il nostro futuro.
Non resta che attendere; attendere il tempo che queste cose richiedono, nel timore e con cautela, come dice il Censis (Rapporto 2020) ma senza la certezza che sia, finalmente e veramente, arrivato il richiamo a rimettere mano al campo, senza volgersi indietro, guardando e gestendo il solco, arando dritti.
Ci risentiamo presto, magari frattanto la pioggia (che tanto nuoce al mio umore) sarà cessata.
Roma 10 febbraio 2021
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