giovedì 9 aprile 2020

Divagazioni nel lazzaretto

Virologi ed elicotteristi
(di Felice Celato)
Sono convinto che se il duce tornasse (quod Deus avertat, in qualunque mefitica reincarnazione sia ipotizzabile) oggi aggiornerebbe la sua epica esaltazione del popolo Italiano (un popolo di poeti, di artisti, di eroi, di santi, di pensatori, di scienziati, di navigatori, di colonizzatori, di trasmigratori, etc) non solo per aggiungere – a pieno titolo – un popolo di parmigianisti, ma anche per includere fra i benemeriti della nazione i virologi e gli elicotteristi.
Dei parmigianisti ho già detto qualche volta (ho un rapporto Catulliano con il parmigiano: lo amo con la bocca e lo odio con la testa, perché quelli che ne fanno un idolo che tutto il mondo ci invidia mi avvelenano la sublime degustazione); sono tanti, ingenui e provinciali, ma tutto sommato i parmigianisti potrebbero benissimo convivere coi colonizzatori, coi trasmigratori e forse anche coi poeti. E dunque l’aggiornamento potrebbe funzionare, magari posizionato lontano dai pensatori.
Dei virologi: basta stare un mezz’ora in fila per entrare al supermercato (e io lo faccio tutti i giorni) e scambiare, da sotto la mascherina, qualche distanziata opinione con gli attenditori, per rendersi conto della straordinaria diffusione (direi virale!) di questa specializzazione della biologia. Certo le continue interviste di virologi sapienti hanno contribuito moltissimo alla mediatica espansione della materia, spesso fagocitatrice di altre “conoscenze”; ma credo che ben pochi di questi virologi (veramente) sapienti (della loro materia, si intende) si rendano conto di quanto le loro dottrine siano confortate da un disperso moto di popolo verso la scienza distribuita. Qualcuno potrebbe dire che i virologi sono già compresi nella mussoliniana categoria degli scienziati; ed è vero, anche se in fondo pure i trasmigratori potrebbero rientrare nella categoria dei colonizzatori (si sa, i dittatori amano le endiadi!)ma credo che, sul campo, i virologi si meritino una esplicita menzione, non foss’altro perché – unici nel nostro Paese – sono riusciti, in poco più di due mesi, a spargere un enorme sapere specialistico e, per giunta, in  mezzo ad un popolo che non ama la conoscenza e men che meno la fatica dell’apprendimento. I virologi, secondo me, vanno iscritti a forza a fianco degli scienziati, almeno al merito della cultura!
Veniamo infine alla benemerita categoria degli elicotteristi: non mi riferisco ai piloti di quel meraviglioso mezzo di trasporto che è, appunto, l’elicottero; no, gli elicotteristi che propongo per una neo-mussoliniana menzione fra i miti di questo popolo, sono quelli – ormai tantissimi – che si sono lasciati conquistare dalla paradossale espressione (helicopter money) di Milton Friedman (premio Nobel per l’Economia e fondatore della corrente di pensiero economico nota come monetarismo) per dire di una politica economica fondata sullo….sganciamento a pioggia (appunto con l’elicottero) di potere d’acquisto in capo ai cittadini. Come era da prevedersi, la metafora Miltoniana ha avuto da noi un successo clamoroso, sicché ogni italiano che si rispetti (o anche che non si rispetti)  – oggi – si è impadronito del “concetto” e ne ha fatto il mantra di quotidiane … danze della pioggia. Per carità – credo di averlo già detto – ha ragione Mario Draghi quando dice (FT del 25 marzo) che, necessariamente, it is already clear that the answer [allo shock del Coronavirus] must involve a significant increase in public debt; e che the priority must not only be providing basic income for those who lose their job; e che we must protect people from losing their jobs in the first placePerò, mentre danziamo per la pioggia, dovremmo tener conto anche della vecchia ammonizione di Luigi Einaudi: a iniettar carta, sia pure carta internazionale, in un mondo da cui gli scemi, i farabutti ed i superbi non siano ancora stati cacciati via se non in parte, non si guarisce, no, la malattia; ma la si alimenta ed inciprignisce. (Luigi Einaudi, in In lode del profitto e altri scritti, IBL, 2011). Se gli elicotteristi lo fanno (cioè se tengono conto, in cuor loro, dell'ammonizione Einaudiana),  allora menzioniamoli pure (in fondo, nel breve, possono avere un bel po’ di ragione), magari fra i poeti e gli artisti. Se, invece, non lo fanno, allora teniamoli fuori, perché l’elicottero ogni tanto deve pur fare rifornimento di carburante. E, di questi tempi, non è detto che i distributori siano aperti.
Roma, 9 aprile 2020

P.S. Oggi comincia il triduo pasquale; senza molto sforzo, torneremo seri.

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