venerdì 13 dicembre 2013

Una lettura importante

Evangelii gaudium
(di Felice Celato)
Ho letto con calma e non senza qualche fatica il lungo testo della prima Esortazione Apostolica di papa Francesco, la cui lettura mi sento di raccomandare vivamente. Il documento si pone in piena continuità con gli insegnamenti dei pontefici degli ultimi decenni, ampiamente e accuratamente citati, come è fin troppo ovvio (ancorché spesso ignorato, per preconcetta antipatia verso alcuni dei suoi predecessori),  aggiungendo ad essi lo stile e le sensibilità di papa Francesco e il suo “vulcanico” (non mi viene altro termine) zelo per la Chiesa e per gli uomini.
Alcuni hanno segnalato (per tutti, si veda Michael Novack, sul Corriere della sera del 12 dicembre), non senza qualche ragione, il disagio che talora possono suscitare alcune espressioni in materia economica, frutto della “novità” culturale del papa “venuto dalla fine del mondo” (in fondo papa Bergoglio è il primo papa non europeo!); espressioni che la trattazione organica (cioè del testo nel suo complesso) e la lettura attenta riconducono poi, gradatamente e in larga parte, al loro significato direi retorico e parenetico più che dottrinale. Cito, fra le parti più problematiche da questo punto di vista, i capitoli da 50 a 60, e forse quelli da 202 a 208, che vanno letti, a mio avviso, avendo sempre presente la straordinaria lucidità dell’enciclica Caritas in veritate (capitoli 35, 36 e 37, soprattutto) ove si introduce la distinzione fra giustizia commutativa (propria dei mercati e delle loro regole) e la giustizia distributiva e sociale (propria degli ambiti più propriamente politici ) sicché “l’economia e la finanza, in quanto strumenti, possono esser mal utilizzati quando chi li gestisce ha solo riferimenti egoistici. Così si può riuscire a trasformare strumenti di per sé buoni in strumenti dannosi. Ma è la ragione oscurata dell’uomo a produrre queste conseguenze, non lo strumento di per sé stesso. Perciò non è lo strumento a dover essere chiamato in causa ma l’uomo, la sua coscienza morale e la sua responsabilità personale e sociale” (Caritas in veritate, 36). E difatti il papa Francesco assai spesso (ed esplicitamente, cfr., ad esempio, par. 184) si richiama alla dottrina sociale della Chiesa di cui la Caritas in veritate è innegabilmente il pilastro più forte e più recente.
L’Esortazione apostolica, lo accenna il papa stesso, non è un’enciclica (che ha un prevalente indirizzo dottrinale, che del resto il papa tanto spesso richiama); è, appunto, un’esortazione, e di questo “genere” alcune espressioni hanno il chiaro imprinting. E, con tale connotazione, il testo dell’Evangelii Guadium si pone come un documento di straordinaria vivacità, spiritualità e ricchezza di ancoraggi biblici e teologici.
Non volendo né potendosi riassumere il contenuto di una tanto appassionata e vasta trattazione (potrei dire, in estrema sintesi, che la sensibilità di Francesco verso il mondo riecheggia lo stile gesuitico delineato dalla sequenza dei tre verbi partecipare, discernere e accompagnare), mi limiterò a segnalare qui alcuni spunti che mi sono sembrati, fra gli altri, di particolare rilievo:
  • il lungo e forte capitolo (dal paragrafo 135 al paragrafo 159) sull’omelia (che – da appassionato del…genere – ho sentito subito vicino);
  • il richiamo al dovere del cattolico ad “esprimersi sugli avvenimenti che interessano i cittadini” (par. 183): “sebbene il giusto ordine della società e dello stato sia il compito principale della politica, la Chiesa non può né deve rimanere ai margini della lotta per la giustizia”(cfr. anche Deus caritas est, par. 28);
  • la affermazione della natura teologica dell’opzione della Chiesa per i poveri (par.198 e 199);
  • la forte attenzione per i migranti (par. 210 e 211), la riaffermazione della dottrina ecclesiale sull’aborto (par. 213 e 214) ivi compresa la com-passione per le situazioni più dolorose;
  • la riproposizione (par.222-237) dei quattro principi “bipolari”(il tempo è superiore allo spazio, l’unità prevale sul conflitto, la realtà è più importante dell’idea, il tutto è superiore alla parte) che già avevano costituito oggetto di una riflessione dell’allora cardinale Bergoglio (Noi come cittadini, noi come popolo, Jaca Book, pg. 57 e sgg);
  • il richiamo (di sapore Ratzingeriano) all’”indifferenza relativista”(par. 61) e al “relativismo morale”(par. 64);
  • il bel capitolo sulle relazioni con l’Ebraismo (par. 247-249);
  • la bellissima preghiera mariana ed ecclesiologica del par. 288, da leggere in continuità con quella, forse puramente mariana, contenuta nella Spe salvi (par. 50);
  • infine, l'entusiasmante ultimo capitolo sugli "evangelizzatori che si aprono senza paura all’azione dello Spirito Santo"(par. 259-288), forse il capitolo più compiutamente espressivo della travolgente passione apostolica di papa Francesco, un capitolo che ci conforterà leggere e vivere.


Roma, 13 dicembre 2013, Santa Lucia.

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