Evangelii gaudium
(di Felice Celato)
Ho
letto con calma e non senza qualche fatica il lungo testo della prima Esortazione Apostolica di papa Francesco, la cui lettura mi sento di raccomandare
vivamente. Il documento si pone in piena continuità con gli insegnamenti dei
pontefici degli ultimi decenni, ampiamente e accuratamente citati,
come è fin troppo ovvio (ancorché spesso ignorato, per preconcetta antipatia
verso alcuni dei suoi predecessori), aggiungendo ad essi lo stile e le sensibilità
di papa Francesco e il suo “vulcanico” (non mi viene altro termine) zelo per la
Chiesa e per gli uomini.
Alcuni
hanno segnalato (per tutti, si veda Michael Novack, sul Corriere della sera del 12 dicembre), non
senza qualche ragione, il disagio che talora possono suscitare alcune espressioni
in materia economica, frutto della “novità” culturale del papa “venuto dalla
fine del mondo” (in fondo papa Bergoglio è il primo papa non europeo!); espressioni che la trattazione organica (cioè del testo nel suo complesso) e la
lettura attenta riconducono poi, gradatamente e in larga parte, al loro
significato direi retorico e parenetico più che dottrinale. Cito, fra le parti
più problematiche da questo punto di vista, i capitoli da 50 a 60, e forse
quelli da 202 a 208, che vanno letti, a mio avviso, avendo sempre presente la
straordinaria lucidità dell’enciclica Caritas
in veritate (capitoli 35, 36 e 37, soprattutto) ove si introduce la
distinzione fra giustizia commutativa (propria dei mercati e delle loro regole)
e la giustizia distributiva e sociale (propria degli ambiti più propriamente
politici ) sicché “l’economia e la
finanza, in quanto strumenti, possono esser mal utilizzati quando chi li
gestisce ha solo riferimenti egoistici. Così si può riuscire a trasformare
strumenti di per sé buoni in strumenti dannosi. Ma è la ragione oscurata
dell’uomo a produrre queste conseguenze, non lo strumento di per sé stesso.
Perciò non è lo strumento a dover essere chiamato in causa ma l’uomo, la sua
coscienza morale e la sua responsabilità personale e sociale” (Caritas in veritate, 36). E difatti il
papa Francesco assai spesso (ed esplicitamente, cfr., ad esempio, par. 184) si
richiama alla dottrina sociale della Chiesa di cui la Caritas in veritate è innegabilmente il pilastro più forte e più
recente.
L’Esortazione
apostolica, lo accenna il papa stesso, non è un’enciclica (che ha un
prevalente indirizzo dottrinale, che del resto il papa tanto spesso richiama);
è, appunto, un’esortazione, e di questo “genere” alcune espressioni hanno il
chiaro imprinting. E, con tale
connotazione, il testo dell’Evangelii
Guadium si pone come un documento di straordinaria vivacità, spiritualità e ricchezza di ancoraggi biblici e teologici.
Non
volendo né potendosi riassumere il contenuto di una tanto appassionata e vasta
trattazione (potrei dire, in estrema sintesi, che la sensibilità di Francesco
verso il mondo riecheggia lo stile gesuitico delineato dalla sequenza dei tre
verbi partecipare, discernere e accompagnare), mi limiterò a segnalare
qui alcuni spunti che mi sono sembrati, fra gli altri, di particolare rilievo:
- il lungo e forte capitolo (dal paragrafo 135 al paragrafo 159) sull’omelia (che – da appassionato del…genere – ho sentito subito vicino);
- il richiamo al dovere del cattolico ad “esprimersi sugli avvenimenti che interessano i cittadini” (par. 183): “sebbene il giusto ordine della società e dello stato sia il compito principale della politica, la Chiesa non può né deve rimanere ai margini della lotta per la giustizia”(cfr. anche Deus caritas est, par. 28);
- la affermazione della natura teologica dell’opzione della Chiesa per i poveri (par.198 e 199);
- la forte attenzione per i migranti (par. 210 e 211), la riaffermazione della dottrina ecclesiale sull’aborto (par. 213 e 214) ivi compresa la com-passione per le situazioni più dolorose;
- la riproposizione (par.222-237) dei quattro principi “bipolari”(il tempo è superiore allo spazio, l’unità prevale sul conflitto, la realtà è più importante dell’idea, il tutto è superiore alla parte) che già avevano costituito oggetto di una riflessione dell’allora cardinale Bergoglio (Noi come cittadini, noi come popolo, Jaca Book, pg. 57 e sgg);
- il richiamo (di sapore Ratzingeriano) all’”indifferenza relativista”(par. 61) e al “relativismo morale”(par. 64);
- il bel capitolo sulle relazioni con l’Ebraismo (par. 247-249);
- la bellissima preghiera mariana ed ecclesiologica del par. 288, da leggere in continuità con quella, forse puramente mariana, contenuta nella Spe salvi (par. 50);
- infine, l'entusiasmante ultimo capitolo sugli "evangelizzatori che si aprono senza paura all’azione dello Spirito Santo"(par. 259-288), forse il capitolo più compiutamente espressivo della travolgente passione apostolica di papa Francesco, un capitolo che ci conforterà leggere e vivere.
Roma, 13 dicembre 2013, Santa Lucia.
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