La giostra del piacere
(di Felice Celato)
Non
avrei scommesso di essere capace di leggere fino in fondo un corposo romanzo
erotico, che avevo comprato istintivamente (senza nemmeno leggere i risvolti di
copertina, solo perché l’autore, Eric Emmanuel Schmitt, è, secondo me uno sperimentato
scrittore raffinato e un narratore sottile); tanto più, poi, perché l’erotismo
di cui sono pervase le oltre 650 pagine che lo compongono mi è apparso subito
così trasgressivo e a tratti perverso (amori sensuali etero e omosessuali, non
solo di coppia ma triangolati e talora poligonati in composizioni alternate di varia
struttura) da risultare, per me, fastidioso (meglio: imbarazzante, direi senza imbarazzo).
E
invece sono arrivato alla fine, non senza una qualche fatica, incuriosito da
una vago fil-rouge che tiene insieme
le molte storie narrate, nel quale mi pareva di intravvedere una venatura
metafisica, del resto non estranea alle corde dell’autore: i protagonisti di
questa fiera del sesso ricevono tutti un misterioso biglietto anonimo (“Questo biglietto solo per dirti che ti amo.
Firmato: tu sai chi”) al quale attribuiscono, tutti, un significato
diverso, preciso e mirato, tale da indirizzare o sconvolgere le loro vite
affettive (e naturalmente sessuali).
E,
in effetti, ne La giostra del piacere
(edizioni e/o) questo vago senso di un amore trascendente compare, non solo
accennato, per essere, infine, eluso in una soluzione delicata ma non proprio
metafisica, come pure a tratti si lascia immaginare, ma nemmeno banale e
certamente lontana dalle ossessioni che pervadono le varie storie intrecciate
tra loro con innegabile perizia narrativa.
I
personaggi sono tanti, tutti, a loro modo e in qualche modo, amati dal loro
“inventore”, quasi tutti assetati di amore e quasi tutti incapaci di trovarlo
nei sensi sconvolti dalle solitudini e delle nevrosi. C’è pure un personaggio
che sembra ritagliato sul profilo del famoso protagonista di un clamoroso
scandalo sessuale internazionale, forse l’unico per il quale l’autore non
mostra nessun segno di tenerezza, se non forse nel destino che gli confeziona.
Non
saprei dire se, e a quali fra i destinatari delle mie segnalazioni, questo
libro possa piacere (non so nemmeno se a me, in estrema sintesi, sia veramente
piaciuto). Posso solo ripetere che l’autore è scrittore colto e non banale (del
resto su questo blog mi pare di aver
già segnalato almeno tre suoi libri, Il
vangelo secondo Pilato, La donna allo
specchio e La parte dell’altro);
che nonostante tutto il libro si legge fino in fondo; e che, sul finire, lascia
un sapore dolce di affetti delicati, nei quali l’ossessione sessuale si annulla
in un pietoso e umanissimo sentimento di
amore incorporeo.
Roma,
5 dicembre 2013
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