Italiani, siate seri!
(di
Felice Celato)
Si
dice che l’anziano Giuseppe Garibaldi, acclamato sguaiatamente da alcuni
scalmanati ammiratori, si sia affacciato al balcone del piccolo albergo in cui
dimorava ed abbia rivolto ai suoi rumorosi sostenitori, un mirabile discorso
fatto di tre parole: ”Italiani, siate seri!”, e poi si sia ritirato.
La
grande attualità di questa efficace ammonizione dell’Eroe dei due Mondi (che,
dicono, non fosse un grande oratore, ma certamente era una persona seria) mi
balza alla mente ogni volta che penso all’attuale situazione del nostro
Paese.
Certamente
abbiamo un governo (e soprattutto un Presidente del Consiglio) che ha fatto
mostra di grande serietà, anche quando ha preso decisioni non sempre
integralmente condivisibili ma sempre necessarie; e credo che questo vada
riconosciuto al Presidente Monti e che lo sia non solo in Italia (in larga misura) ma anche e
soprattutto all’estero (in Europa ma non solo).
Dunque
ci sarebbe da domandarsi come mai i cosiddetti “mercati” continuino a prezzare
il rischio Italia così smisuratamente più alto del rischio Germania o del
rischio Francia.
La
risposta mi viene da questa articolata domanda che vorrei porre ai politici che
tante volte trattano con sussiegosa degnazione il famoso “spread”, quasi come
se si trattasse di una complicata alchimia degli gnomi della finanza: dunque, signor……(metteteci chi vi pare,
non avete che l’imbarazzo della scelta),
supponiamo per un momento (che certo sarebbe tragico per molti pensionati
di tutto il mondo) che lei, signor…., sia
l’amministratore di un Fondo dei Pensionati, chessò, Americani o Svedesi e che
questo Fondo abbia investito gli accantonamenti previdenziali di tali
pensionati anche in titoli del debito pubblico Italiano, per ammontari
cospicui, come era ragionevole quando l’Italia poteva apparire un Paese
affidabile. Ebbene, signor….., che farebbe lei se sentisse dire o leggesse che, a pochi mesi dalle prossime elezioni, l’ex premier Italiano (e possibile leader di governo nel 2013) medita di uscire
dall’Euro? O che il leader di un movimento accreditato dai sondaggi vicino al
25% proclama confuse “teorie” politico-economiche di sapore populista-
giacobino? O che il leader di un partito che si accredita come interprete dei
sentimenti del Nord Italia torni a proclamare la secessione del Nord dal Sud? O
che il Presidente degli industriali definisca (salvo smentirsi tortuosamente, il giorno dopo) una “boiata” la riforma del
lavoro e parli di “macelleria sociale” all’unisono con la leader del più forte
sindacato dei lavoratori (e, soprattutto, dei pensionati) italiani? O che su
alcuni diffusi giornali italiani si consideri il Governo che si è distinto,
agli occhi di tutti in Europa, come l’estremo risanatore del Paese, come un parvenu incompetente e dannoso? O che….etc.etc.etc.
Io penso che lei, signor….., nell’interesse
dei suoi pensionati, cercherebbe di disfarsi in tutta fretta dei titoli
pubblici italiani che ha in portafoglio o che, quanto meno, accetterebbe di
rinnovarli solo a condizione che l’Italia le riconosca un extra rendimento (appunto:
uno spread) per il maggior rischio che
comporta detenere in portafoglio titoli del debito pubblico di un paese cosi
mal messo, dal punto di vista sociologico e culturale. Infatti, signor…., sono
convinto che lei, pur non essendo del mestiere, arriverebbe a capire, da solo,
che a maggior rischio deve corrispondere maggiore remunerazione, secondo
un’equazione assai logica e poco sofisticata, comprensibile anche a chi non sia
andato oltre il primo anno di ragioneria.
Dunque
la risposta alla mia domanda di poco fa (come mai i cosiddetti “mercati”
continuano a prezzare il rischio Italia così smisuratamente più alto del
rischio Germania o del rischio Francia?) sta tutta in questo piccolo e
paradossale esempio.
Se è
così, cominciamo, prima che sia troppo tardi, ad applicare a noi tutti (prima di
tutto politici, giornalisti, rappresentanti di categorie) la concisa esortazione
di Garibaldi e sforziamoci, in un momento così serio per noi e per i nostri
destini, di sorvegliare il modo in cui, da tanto lontano, cominciamo a
prepararci all’uscita dal Purgatorio dei nostri verbosi politicanti (e
aspiranti tali), tanto pronti ad elargire buoni consigli (“a fissare paletti”
come usano dire) a Monti quanto lo furono nel determinare le condizioni in cui
versiamo; ma anche – e questo vale per tutti, anche per i semplici elettori –
di sorvegliare le nostre opinioni, mettendole in sintonia con la gravità dei
nostri mali, anche qui secondo un’equazione di buon senso facile a
comprendersi: a gravità dei mali, gravità dei rimedi! Purtroppo.
Roma
10 luglio 2012.
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