martedì 5 giugno 2012

Un profondo (spero temporaneo) sconforto


Cupio dissolvi

Grillismo e, andando indietro, leghismo, giustizialismo, qualunquismo, fascismo, giacobinismo, etc.
Forse esiste, radicato nel fondo del nostro animo e della nostra mente, un recesso ribollente ed opaco nel quale alberga un’insopprimibile tendenza verso la semplificazione sommaria ed irosa, beffarda, insofferente di ogni complessità, impenetrabile al discernimento, avida di colpevolizzazioni e di esecuzioni, clamorosa per natura.
E da questo recesso opaco (che chiamerei la radice del “gridismo”, con allusione certa alla normale tonalità vocale di ogni sua esternazione ma anche alla sua insopprimibile tendenza all’invocazione di nuove “grida”, nel manzoniano senso di nuove norme, brevi e severe, contro i ribaldi del tempo), da questo recesso opaco di tanto in tanto erutta un vulcano di banalismo feroce, che – proprio per la sua naturale radicazione – rapidamente infetta di sé l’ambiente umano col miraggio di giuste soluzioni, vigorose e semplici, per problemi complessi e sfiniti dalla loro stessa difficoltà; e con l’individuazione sommaria di un responsabile semplificato – spesso unitario, per l’essere unico o collettivo – di ogni diffusa iniquità, vera o presunta tale in base ad un’analisi frettolosa e suggestiva che abbia in sé il pregio di apparire chiara ed indiscutibile. 
Se fosse vera questa ipotesi (dell’insondata opacità  di un recesso della nostra mente che ci fa naturalmente proclivi al gridismo) non ci sarebbe da stupirsi delle tentazioni di alcuni nostri politici – a corto di consensi – a rincorrere gli epigoni del gridismo sul loro campo, affacciando di quando in quando strade facili, soluzioni abborracciate (o semplicemente sciocche) o comportamenti irrispettosi, travestiti da  protesta civile.
E, invece, puntualmente ed inutilmente, ci stupiamo; ci stupiamo dell’ex premier che invoca la stampa in proprio di Euro (ride Giannelli, beato lui, con la vignetta dei falsari); ci stupiamo del sindaco di Roma che non va alla festa della Repubblica; ci stupiamo dell’ex ministro degli Interni che dice che le spese per la festa della Repubblica sono “soldi buttati nel cesso”; ci stupiamo che il responsabile economico del PD (che sicuramente di economia e di mercati ne sa molto), il segretario dell’IDV e della Lega invochino a gran voce le elezioni subito; ci stupiamo che il PD pensi ad una lista Gomorra (magari prodomo di una lista Sodoma), che il PdL pensi ad un comico (stavolta di professione) come capolista; ci stupiamo dei sondaggi; ci stupiamo che i partiti si diano da fare per portare consensi a chi gli erode ogni giorno il loro, già declinante per suo conto; ci stupiamo di tante cose – forse troppe – che sembrano guidare di nuovo il Paese nel caos “della dispersione delle idee, delle decisioni e del linguaggio”(come dice De Rita).
E allora, se è radicato dentro di noi così insopprimibilmente, questo recesso ribollente ed opaco che di tanto in tanto riemerge come un melmoso fiume carsico, messo da parte ogni stupore (forse residuo inconsistente di un modo antico e serioso di guardare al mondo), non ci resta che abbandonarci al gridismo. Ma sì, abbandoniamoci anche noi alle parole gridate in libertà, al parlare per parlare, anzi – sempre De Rita – al parlare del parlare, all’opinionismo istantaneo, al gorgo delle grida, al cupio dissolvi di ben più nobile memoria! Lasciamoci definitivamente andare alle onde, deponiamo ogni illusione di riscatto e di dignità, ubriachiamoci di idiozie, prendiamo atto che stiamo vivendo una crisi antropologica….e buona notte! Forse è inutile persino  addolorarsi.

5 giugno 2012

1 commento:

  1. Un profondo sconforto, ma sicuramente per il nostro Felice Celato e’ temporaneo. Bisogna farzi forza, proprio in questi momenti cosi’ difficili, c’e’ bisogno miracolosamente di continuare a sperare.Ora et labora…e tanta pazienza.

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