Capire di che si tratta: “vasto
programma!”
(di
Felice Celato)
Leggo
(Il sole 24 ore del 13 giugno, pagina
2) che secondo i dati consuntivi e le previsioni di importanti banche
internazionali il famoso rapporto Debito Pubblico / PIL passerebbe a fine 2014
al 137%, secondo la seguente tendenza:
2010 118,6 %
2011 120,1 %
2012 121,0 % (stima Morgan Stanley)
2014 137,0 % (stima Citigroup)
Supponiamo che la stima Citigroup
possa essere esagerata (le cifre del governo sono senz’altro più favorevoli, ma
non per questo più rassicuranti); è certo però – che come da tempo è chiaro a
(quasi) tutti – che il problema dello stock
del debito pubblico (anche per effetto della contrazione del PIL) è il
problema di questo Paese, come, del resto anche la cancelliera tedesca ha
ribadito qualche giorno fa (e del resto, pur convinti della teutonica rigidità
della Merkel, come si fa a darle torto? Se gli Italiani non mettono mano alle
loro ricchezze per tamponare il loro debito, perché dovrebbero farlo i Tedeschi
accollandosi una parte del nostro debito?)
E il governo – che certamente se ne
rende conto – vista la difficoltà di conciliare misure a breve per contenere la
crescita del debito con le esigenze di crescita economica (o meglio, come ha
detto benissimo Bersani a Otto e mezzo
qualche giorno fa: di contenimento della recessione) si è (finalmente) deciso
ad affrontare il nostro problema
patrimoniale con una soluzione patrimoniale (in questo caso, la vendita di asset dello Stato, temporalmente
“mediata” attraverso la costituzione di appositi fondi per il collocamento di
immobili e partecipazioni – per ora – di Enti Locali), la cui necessità ed urgenza
ci erano molto chiare già molti mesi fa.
Ottimo, ancorché senza dubbio si
sarebbe potuto e dovuto partire prima: solo con una “spallata” al debito
pubblico si può risolvere un problema che altrimenti ci porteremmo dietro per
altri decenni, durante i quali i cittadini sarebbero continuamente “vessati” da
una pressione fiscale depressiva ed insopportabile.
E allora che fa il responsabile dell’
economia del PD, onorevole Fassina? Salta fuori con un clamoroso “altolà”, come
dicono i banalizzatori del parlare: "Un conto è valorizzare e vendere una parte
degli immobili pubblici, che non sono essenziali alle funzioni dello Stato e
gli enti territoriali devono svolgere, un altro è vendere le partecipazioni
nelle poche grandi imprese statali che abbiamo”
Poi,
però, (leggo su 24Notizie.com del 15
giugno) fortunatamente Fassina ha aggiunto che si vuole "capire di che cosa
si tratta". Vasto programma, direbbe De Gaulle!
Lo
dico col massimo della presunzione consentito dalla serietà e dalla complessità
della situazione: senza abusati veti ideologici, occorre fare in fretta e molto
di più, se del caso usando anche l’oro della Banca d’Italia, per abbattere
decisamente il debito pubblico: abbiamo capito di cosa si tratta? O abbiamo ancora bisogno che qualcuno ce lo spieghi in qualche asta dei titoli di Stato?
Roma
16 giugno 2012
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