domenica 10 giugno 2012

Nuove ragioni di dilaniamento civile


Unioni omosessuali?
(di Felice Celato)
Eccomi qua, sempre sconfortato ma  (purtroppo) non distratto.
Pare, dico pare, che fra le tante priorità del Paese (debito pubblico, depressione economica, infrastrutture civili come giustizia e burocrazia, spending review,  spesa sanitaria, criminalità diffusa, depressione sociologica, riforma elettorale, revisione degli assetti costituzionali, etc), il PD stia avviandosi a dilaniarsi su un tema che a me pare molto ma molto laterale e che invece a Bersani pare urgente e, forse, anche aggregante (e, direbbe Shakespeare, Bersani è uomo d'onore!): le unioni omosessuali.
Non avendo familiarità culturale col tema, ho provato a rileggere un documento che, nella sua problematicità, mi pare apra uno spiraglio per il depotenziamento della questione, un depotenziamento che potrebbe risultare utile per contenere la marea montante della confusione mentale. E poiché penso che quos Deus perdere vult, prius dementat mi affanno a pensare se c’è una via per verificare se Dio ha proprio deciso di perderci (e in questo caso tanto varrebbe abbandonarsi alla follia e scendere in strada gridando: Viva Pippo, Pluto e Paperino!), cercando di non perdere la testa (anche) su questo tema.
Il documento (Riconoscere le unioni omosessuali? ) non è freschissimo (Aggiornamenti Sociali del giugno 2008) e, credo, in seguito rivisitato sulla stessa rivista, ma, a mio parere può essere utile, così com’è, per riflettere senza scannarsi su un tema, ripeto, in fondo tanto poco urgente.
In sostanza, conclude la rivista dei pp. Gesuiti dopo un’ampia discussione del tema, “il riconoscimento giuridico del legame tra persone dello stesso sesso, quale presa d’atto di relazioni già in essere, trova la sua giustificazione in quanto tale relazione sociale concorre alla costruzione del bene comune. Prendersi cura dell’altro, stabilmente, è forma di realizzazione del soggetto e al tempo stesso contributo alla vita sociale in termini di solidarietà e condivisione. Ed è proprio per questa relazionalità che il legame tra persone dello stesso sesso, così come avviene per altre forme di relazione sociale, può essere garantito, non nella forma di un privilegio concesso in funzione della particolare relazione sessuale, ma nel riconoscimento del valore e del significato comunitario di questa prossimità.
La politica e la norma di legge esauriscono qui il proprio compito, prendendo atto senza ulteriori precisazioni di un legame in essere. Non spetta al legislatore indagare in che modo la relazione viene vissuta sotto altro profilo che non sia quello impegnativo, ma necessariamente generico, dell’assunzione pubblica della cura e della promozione dell’altro e di altri — che assumono tipologie e manifestazioni diverse —, fatto salvo intervenire quando vengano meno il rispetto e la tutela della persona, con danno conseguente. Invaderebbe campi che non le appartengono una scelta politica che volesse stabilire a priori forme accettabili di espressione di quel legame — ad esempio affettiva e sessuale — e in base a esse riconoscere e garantire determinate tutele. Nel riconoscimento dei propri limiti e quindi delle proprie responsabilità la politica e il potere dello Stato mostrano rispetto per le persone e ne riconoscono la priorità. In questo quadro la scelta di riconoscere il legame tra persone dello stesso sesso appare giustificabile da parte di un politico cattolico. Essa rappresenta un’opzione confacente al bene comune, di promozione di un legame socialmente rilevante, di un punto di equilibrio in un contesto pluralista in cui potersi riconoscere, di risposta praticabile a una esigenza presente nell’attuale contesto storico. E ciò senza mettere in discussione il valore della famiglia, evitando così indebite analogie, abusi e pericolosi scivolamenti verso ulteriori pretese. [Il grassetto è degli autori, le sottolineature sono mie.]
Il testo mi pare idoneo a costituire, su questa nuova (?) urgenza (?) che il segretario del PD ha posto, un laico (!) consenso anche da parte di chi, a torto o a ragione, sinceramente o strumentalmente, ma comunque legittimamente, si dichiara portatore di una “visione cattolica del mondo”. Ma, lo immaginano i miei lettori di questi tempi, io non sono ottimista sulla possibilità che non si litighi violentemente anche su questo. Vedremo.
Roma, 10 giugno 2012

1 commento:

  1. Che noia. Quando bisogna parlare di rispetto e difesa delle persone omosessuali c'è sempre qualcuno che salta su sostenendo che ci sono "cose più importanti". Invece è urgente! La democrazia non è il governo della maggioranza verso le minoranze, ma il dialogo di tutti! Sì, c'è ancora la fame del mondo, ma ci sono ancora molti ragazzini di 14 anni che vengono piacchiati dai loro compagni, perché omosessuali. Penso che fra le tante cose riusciamo anche a prendere il tempo e lo spazio per riconoscere civilmente anche le coppie omosessuali.

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