venerdì 24 febbraio 2012

Stupi-diario divertito


Passeggiata surrealista
(di Felice Celato)
Oggi lo stupi-diario è all’insegna di un divertito stupore surrealista.
Sarà stata l’atmosfera del venerdì pomeriggio (un moderno succedaneo del sabato di Leopardiana memoria) o l’aria di una precoce primavera (io sono molto meteo-sensibile) o il gusto di un ottimo mezzo toscano fumato con lentezza all’ora di pranzo ma è certo che oggi ero proprio ben disposto a guardare il mondo con occhi divertiti.
E piazza di Spagna, meravigliosamente assolata, me ne ha dato diversi spunti: la scalinata e la piazza stessa erano affollate di turisti incantati dalla bellezza del contorno architettonico e di yuppies in pausa pranzo, tutti tirati nei loro gessati di rigore.
Improvvisamente dall’alto della scalinata, vedo scendere, facendosi largo fra i cultori del bel sole di quasi primavera, due alti guerrieri romani coi loro cimieri rossi, il gladio al fianco e la corazza di cuoio allacciata. Il contrasto con l’ambiente avrebbe già di per sé fatto la gioia di André Breton, il teorico del surrealismo ( “un dettato del pensiero, senza alcun controllo esercitato dalla ragione, al di fuori di ogni preoccupazione estetica o morale”); ma il massimo del surreale si è palesato poco dopo, quando ho notato che i due legionari , fattisi largo fra la folla, trascinavano, fra l’indifferenza di quanti sedevano sugli scalini, ciascuno un modernissimo trolley, quelle valigie da globe trotters tanto comuni nei nostri aeroporti.
Ma gli incontri surreali non sono finiti lì: entro nella (sporca) galleria che porta dalla piazza al parcheggio di Villa Borghese (quello che io chiamo il parcheggio di Condotte, in onore della gloriosa società di costruzioni che lo costruì) e vedo, nel solito angolo vicino all’ingresso, il solito imponente mendicante che sosta, seduto su uno sgabello di fortuna e circondato dalle sue masserizie: la barba bianca fluente fino al petto, l’aspetto massiccio, i vestiti pesanti sia in estate che in inverno, un grosso cappello calato fino agli occhi. Se non fosse per il pesante Crocefisso di peltro che gli spunta sotto la barba potrebbe essere uno di quei vecchi ebrei askenaziti della Galizia che popolano i racconti della frontiera orientale di Joseph Roth. Mentre cerco nelle tasche la solita monetina, il vecchio mendicante si scuote dal suo triste torpore e, con gesto sicuro, estrae il suo cellulare vibrante e comincia una conversazione animata in una lingua non facilmente identificabile.
Ce ne era abbastanza per chiudere la passeggiata, felice del bagno di primavera fra i contrasti dei dì nostri. Ma raggiunta la macchina, accendo la radio e chi ti sento? L’ex ministro Bondi che rievoca i bei tempi di una volta quando un’infermiera di un ospedale lo chiamò James Bond!
Che bello avere una buona disposizione dell’animo, non ostante tutto!

Roma 24 febbraio 2012



1 commento:

  1. Che bella sopresa trovare un po' di sorridente osservazione dell'umanità in mezzo alle scorate analisi politiche e sociologiche di questo blog!
    Marta

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